Genderfluid non vuol dire essere confusi. Facciamo chiarezza

Le persone genderfluid sono tutte coloro che "fluttuano tra i generi" e non si collocano in un punto preciso dello spettro che caratterizza la molteplicità di identità di genere esistenti, elidendo, in questo modo, etichettamenti definiti e definitivi. Vi è, tuttavia, ancora molta confusione in merito: vediamo perché.

L’identità di genere non è un dato fisso, immutabile, statico e imperituro, bensì un aspetto intrinsecamente legato al modo in cui percepiamo noi stessi e con il quale decidiamo di definirci, e che può essere soggetto a mutazioni e cambiamenti anche nel corso di una stessa esistenza.

Un emblema di tale “fluidità” è rappresentato dalle persone genderfluid, ossia tutte coloro che “fluttuano tra i generi” e non si collocano in un punto preciso dello spettro che caratterizza la molteplicità di identità di genere esistenti, elidendo in questo modo, come si legge su Treccani, etichettamenti definiti e definitivi.

Ma che cosa significa, nello specifico, essere genderfluid? E come si possono superare le criticità e le ostilità che spesso accompagnano le identità di genere che non rientrano nel canonico binarismo maschio/femmina? Vediamolo insieme.

Che cosa significa essere genderfluid?

Gli individui genderfluid vivono pienamente la pluralità di generi che costellano la società attuale, motivo per cui possono identificarsi talvolta come femmine, altre volte come maschi, talvolta come entrambi e altre volte come nessuno dei due.

L’identità di genere risulta, dunque, fluida, mutevole, variabile, e conduce le persone che si definiscono genderfluid ad attuare pratiche, processi di significazione e atteggiamenti che possono rendere tangibile o meno all’esterno il modo in cui si percepiscono.

Esse, infatti, possono esplicare il genere cui sentono di appartenere mediante vestiti e accessori associati culturalmente ai generi maschile e femminile, trucchi, acconciature, fasciature al seno o, al contrario, possono scegliere di affrancarsi e di nascondere qualsiasi elemento che possa essere ricondotto a un genere specifico.

Alcune persone, ancora, possono decidere di procedere con le cure ormonali, mentre altre richiedono ai propri interlocutori di variare il pronome utilizzato per rivolgersi loro in base al genere con cui si percepiscono, cambiandolo anche nell’arco di una medesima giornata.

La fluidità di genere in psicologia

Come ricorda il ricercatore di Sociologia del diritto, della devianza e del mutamento sociale Cirus Rinaldi nel suo Sesso, sé e società, noi non siamo, ma diventiamo sessuali nel corso della nostra vita, collocandoci in un processo di divenire che dura per tutto l’arco della nostra esistenza e nel corso del quale apprendiamo, mediante processi di socializzazione, a “diventare sessuali”, interiorizzando copioni, repertori sociali e culturali e significati circa la sessualità derivanti dai contesti socio-culturali in cui siamo immersi.

In questo solco, quindi, si inserisce non solo l’orientamento sessuale, ma anche il ruolo di genere e, nel complesso, la nostra identità di genere, che, come abbiamo visto, appare fluida e indefinita, soprattutto per le persone genderfluid. Un concetto, quello della fluidità sessuale, altamente riconosciuto anche in ambito psicologico, come si evince dalla moltitudine di studi dedicati al tema.

Come afferma la teorica queer Gloria Anzaldua, infatti:

L’identità non è un mazzo di piccoli stereotipi, ma scorre attraverso e oltre diversi aspetti di una persona. È un fiume: un processo.

Le differenze tra genderfluid e non-binary

Ma quindi le persone genderfluid e non-binary sono le “stesse”? Naturalmente, no. Se le prime, appunto, si identificano “a volte come una ragazza, a volte come un ragazzo, a volte come entrambi e a volte come nessun dei due” – come spiega la testimonianza pubblicata su VD News -, le persone non binarie si pongono al di là della dicotomia che sussiste tra maschile e femminile, non conformandosi, dunque, al binarismo culturalmente imposto.

Il termine non-binary, nello specifico, è un’espressione ombrello volta a indicare, perciò, una molteplicità di individui e intende prendere in considerazione diverse combinazioni di identità e/o espressioni di genere alternative a quelle canoniche di “maschile” e “femminile”, le quali sono, a loro volta, sottoposte a continua fluttuazione e modificazione nel corso del tempo.

Da questo punto di vista, allora, si potrebbe considerare l’etichetta genderfluid come “afferente” a quella più ampia di non-binary, dal momento che essa specifica tutte le persone la cui identità, come spiegato, muta nell’arco di una giornata, un mese, un anno o tutta la vita. Al suo fianco, troviamo, poi, identità di genere quali: agender, neutrois, bigender, demiboy, demigirl, intergender e molte altre.

La fluidità di genere non è confusione

Ne deriva, dunque, una conclusione apparentemente molto chiara, ma ancora difficile da far comprendere alla maggior parte delle persone: la fluidità di genere non è confusione, ma un’identità ben precisa, e che, in quanto tale, merita di essere totalmente riconosciuta.

Sono ancora diverse, tuttavia, le persone che considerano tale identità alla stregua di un “momento di passaggio“, una sorta di “annebbiamento mentale” dovuto a situazioni di stress, di cambiamento ormonale o di crescita – soprattutto quando a definirsi tali sono gli adolescenti, di per sé una categoria “confusa” e “indefinita”. Un preconcetto che, però, conduce inevitabilmente a una maggiore stigmatizzazione e discriminazione delle persone che si percepiscono genderfluid.

Come precisa la psicoterapeuta Giuliana Proietti:

Le persone genderfluid non sono accolte bene dalla società. Una persona genderfluid, infatti, può essere maggiormente a rischio di pregiudizio e discriminazione, perché la sua identità o espressione di genere mutevole va contro l’aspettativa che ciascuno abbia una identità di genere definita, che rimanga la stesso nel tempo. È possibile, dunque, che possa subire discriminazioni, non solo da parte della comunità cisgender, ma anche da parte di altre persone della comunità LGBT che hanno idee rigide sul genere.

Cambiare la forma mentis di coloro che ancora faticano ad accettare vi siano identità dissimili dalle tradizionali maschile e femminile, però, è un processo lungo, ma percorribile, che, se coadiuvato da tutti gli alleati, può portare a risultati significativi.

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