Racial trauma o trauma razziale: le ferite inferte dal razzismo a chi lo subisce

Il racial trauma o trauma razziale può essere definito come il risultato di una serie di azioni fondate sulla discriminazione, ghettizzazione e offesa di determinate persone sulla base dell'etnia, del colore della pelle, della discendenza, del luogo di provenienza e del credo religioso. Ma quali sono le sue cause e conseguenze? Scopriamolo insieme.

I traumi psichici – anche molto tempo dopo il loro verificarsi – possono avere effetti duraturi e pervasivi sulle persone che li subiscono, dal disturbo da stress post-traumatico all’ansia, dalla depressione all’ipervigilanza, dalla paura che l’evento possa ripetersi all’irritabilità, fino all’insonnia e a somatizzazioni e problemi di natura fisica.

Ma che cosa succede quando l’evento stressante non si esaurisce in una sola volta o in un periodo limitato di tempo, bensì viene perpetuato quotidianamente, in maniera diretta e indiretta? È il caso del trauma razziale, ossia il danno provocato dal razzismo sistemico a livello emotivo, mentale e somatico e sperimentato dalla maggior parte delle persone BIPOC e asiatiche (e non solo), a causa dei pregiudizi e delle discriminazioni che ancora permeano il nostro contesto socio-culturale attuale.

In che cosa consiste, come può manifestarsi e quali sono le sue cause? Vediamone i dettagli.

Che cosa significa trauma razziale?

Il racial trauma o trauma razziale può essere definito come il risultato di una serie di azioni fondate sulla discriminazione, ghettizzazione e offesa di determinate persone sulla base dell’etnia, del colore della pelle, della discendenza, del luogo di provenienza e del credo religioso.

Come si legge sul sito dell’Ontario Human Rights Commission, la molestia o trauma razziale si può verificare quando qualcuno:

  • pronuncia insulti o “battute” razziste;
  • vi dileggia o vi ingiuria a causa della vostra identità razziale;
  • affigge disegni o immagini, sul lavoro, a scuola o nel palazzo in cui abitate, che denigrano le persone di un determinato gruppo razziale;
  • vi chiama con epiteti offensivi a causa della vostra razza, colore, cittadinanza, luogo di origine, retroterra etnico o credo religioso.

Il trauma razziale, che trova le sue radici nel razzismo che ancora caratterizza la società odierna. Non consiste, dunque, in un evento isolato, bensì in una serie ripetuta di microaggressioni, pregiudizi e ingiurie che le persone BIPOC si ritrovano a subire nella loro quotidianità, dal posto di lavoro al supermercato, dai media ai social network.

Le possibili cause di un racial trauma

“Diagnosticare” il trauma razziale, tuttavia, non è così semplice come potrebbe sembrare in apparenza. Come spiega Monnica Williams, presidente della ricerca canadese sulle disparità nella salute mentale presso la scuola di psicologia dell’Università di Ottawa, il trauma razziale – noto anche come stress traumatico basato sulla razza – non è considerato un disturbo di salute mentale e non figura, pertanto, nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali redatto dall’American Psychiatric Association.

Esso, infatti:

Non è una categoria separata perché, per prima cosa, non è chiaro se si tratti semplicemente di disturbo da stress post-traumatico causato da qualcos’altro. E, quindi, non abbiamo necessariamente diversi tipi di disturbo da stress post-traumatico in base a ciò che lo ha causato. Inoltre, non abbiamo collezionato ancora abbastanza ricerche per dire esattamente quali sarebbero le differenze tra disturbo da stress post-traumatico e trauma razziale.

In ogni caso, come accennato, sembra chiaro che le cause del racial trauma non siano da ricollegarsi a un solo incidente, ma a una serie di episodi discriminanti che conducono la persona a uno stato di trauma.

Le conseguenze di un trauma razziale

Gli effetti del trauma, soprattutto se vissuto periodicamente e nella vita di tutti i giorni, possono essere molteplici, pervasivi e, spesso, anche invalidanti. Come chiarisce Nevin Heard, direttore di relazioni interculturali al Lake Forest College nell’Illinois, i malesseri causati dal racial trauma potrebbero essere i medesimi del disturbo da stress post-traumatico, soprattutto per quanto concerne la somatizzazione. Nello specifico, le persone che ne soffrono potrebbero provare

dolori di stomaco, battiti cardiaci più accelerati, sensazione di ipervigilanza e stress cronico. Potrebbero anche sperimentare l’evitamento, cosa che accade con il disturbo da stress post-traumatico, ma c’è anche la riesperienza di eventi angoscianti.

Il danno causato dal trauma razziale può, poi, colpire la sfera del benessere psicologico, con disturbi legati al sonno, ansia e depressione, stanchezza cronica, bassa autostima, senso di colpa, incubi, sudorazione eccessiva, pensieri intrusivi, irritabilità e rabbia e comportamenti evitanti, mentre dal punto di vista fisico potrebbe condurre a malattie cardiovascolari, maggiore probabilità di ictus, ipertensione ed elevati tassi di asma.

Senza dimenticare, poi, l’impatto a livello sociale, con un acuito livello di dispersione scolastica e uso di sostanze deleterie per l’organismo.

Come precisa la medica Allyson Drayton:

Non si tratta solo di dire “sono stato insultato”, ma di ricordare che non hai lo stesso accesso di tutti gli altri. Per esempio, una persona che sta andando al college e nota che tutti i corridoi e i dormitori prendono il nome di uomini bianchi ti ricorda che la tua corsa è uno stimolo che può essere traumatizzante nel tempo. Gli impatti sociali possono manifestarsi come comportamenti e utilizzo di capacità di coping che potrebbero essere inefficaci, come essere coinvolti in bande o usare droghe e alcol. Questi si nutrono di stereotipi e stigma, perché non rende semplice capire che un coping inefficace è un sintomo di trauma razziale.

Come superarlo e trattarlo

Ma come si può affrontare un problema trasversale e sistemico come quello del razzismo e dei traumi a esso correlati? Il primo passo, come sempre in casi di discriminazioni sociali, è quello di denunciare gli episodi, vissuti in prima persona o ai quali abbiamo assistito.

Non rendersi “complici” di pregiudizi, maltrattamenti (anche “solo” mediante battute in apparenza innocenti) e, in generale, comportarsi da alleati sono, infatti, alcune delle azioni più incisive e importanti che si possano mettere in atto, al fine di decostruire le fondamenta che rendono ancora possibili determinati atteggiamenti derogatori.

Se il trauma razziale inficia in maniera eccessiva il benessere psicofisico di chi ne è vittima, risulta, poi, fondamentale rivolgersi alla psicoterapia, in modo tale da affrontare in seduta i malesseri che si sono manifestati e acquisire gli strumenti più idonei per affrontare episodi di insulti, offese e ghettizzazione.

Fare “comunità” e allearsi gli uni con gli altri per rispondere e reagire al razzismo sistemico è, di fatto, la forma più potente di rivoluzione: essere alleati alleggerisce il carico delle vittime, aiutandole a non sentirsi sole e ad avere fiducia in una rete di supporto che possa condividerne le battaglie.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!