Daltonismo razziale, il razzismo di chi dice di "non vedere" il colore della pelle

Il daltonismo razziale è il razzismo perpetrato da coloro che affermano che tutti debbano essere trattati equamente, a prescindere dal colore della pelle. Senza, però, considerare i rischi: l'appiattimento delle esperienze delle minoranze e l'elusione del bagaglio di dolore, vissuti, violenze e discriminazioni che il colore della pelle reca con sé. Vediamo di che cosa si tratta.

«Per me il colore della tua pelle non è importante», «Non vedo differenze tra me e te», «Non esistono colori, siamo tutti uguali»… Quante volte ci è capitato di sentire – o anche di dire, pur con le migliori intenzioni – frasi di questo tipo?

In apparenza benevole e ingenue, tali esternazioni sono, in realtà, un campo minato, che anziché risolvere il problema del razzismo sistemico lo acuiscono, tentando di eluderlo e di sottostimarlo. Negare l’evidenza della differenza è, infatti, una delle caratteristiche del cosiddetto daltonismo razziale, ossia l’atteggiamento secondo il quale il colore della pelle non assume un’importanza rilevante, e dovrebbe, al contrario, essere ignorato.

Questa posizione, tuttavia, reca con sé molteplici criticità: scopriamo quali.

Che cos’è il daltonismo razziale

Il daltonismo razziale (noto anche come racial color blindess) è, come suggerisce il suo nome, l’atteggiamento in base al quale il colore della pelle non viene menzionato come parte rilevante del discorso. In poche parole: si professa la volontà di trattare nello stesso modo tutti gli individui, a prescindere da razza (intesa, da qui in avanti, come costrutto sociale), etnia e identità culturale.

A prima vista innocente, si tratta, in realtà, di un modo di agire e pensare molto pericoloso e, soprattutto, offensivo, dal momento che non risolve il problema del razzismo, bensì lo ignora e, così, lo intensifica, non prendendo in considerazione le difficoltà, le lotte, le violenze e le discrepanze tuttora perpetuate all’interno della nostra società.

Come dichiara Zach Stafford sul Guardian:

Questa ideologia è molto popolare – come una versione razziale utopica della regola d’oro – ma in realtà è piuttosto razzista. Il “daltonismo” non riconosce i modi reali in cui il razzismo è esistito e continua a esistere, sia negli individui che a livello sistemico. Affermando di non vedere la razza, stai solo ignorando il razzismo, non risolvendolo.

Il daltonismo razziale tende, allora, a non prendere in considerazione la razza al fine di promuovere un trattamento equo delle persone coinvolte, ottenendo, tuttavia, il risultato opposto. Il colore della pelle è, infatti, parte integrante dell’identità di un individuo, e con esso lo sono anche il vissuto, le sofferenze e le disparità che lo stesso reca con sé, in particolar modo quando si tratta delle minoranze.

Negare il colore della pelle e il bagaglio di traumi e violenze che gli sono intriseci significa, dunque, negare la persona nel suo complesso, eludere il problema del razzismo e disimpegnarsi, contribuendo a favorire il privilegio bianco e il disequilibrio tra quest’ultimo e le minoranze.

Le cause del daltonismo razziale

Ma perché, invece di discuterne apertamente, alcune persone decidono di adottare un atteggiamento così ingiurioso e manchevole?

Perché parlare di razzismo è complicato. Lo spiega egregiamente Mellody Hobson, presidente di Ariel Investments che nel suo TED talk affronta proprio tale argomento, scandagliandone criticità e ostacoli e affermando la necessità di mostrare coraggio e sfrontatezza nel discutere di razza, razzismo e daltonismo razziale, senza avere paura di far sentire la propria voce:

[…] Anche prima di venire qui oggi, ho detto ad alcuni amici e colleghi che volevo parlare di razza, e mi hanno messa in guardia, mi hanno detto di non farlo, e che sarebbe stato molto rischioso da parte mia trattare l’argomento, che la gente avrebbe potuto pensare che sono una militante e che mi avrebbe rovinato la carriera. E a essere onesta, per un momento ho avuto un po’ paura. Ma poi ho realizzato che il primo passo per risolvere un problema non è nascondersi, il primo passo verso ogni tipo di azione è la consapevolezza. Allora ho deciso di parlare di razza.

Proprio la consapevolezza, secondo Hobson, sarebbe la chiave per decostruire la sequela di discriminazioni istituzionalizzate e violenze che ancora oggi piegano le minoranze della nostra società, parlando apertamente dei passi che devono ancora essere compiuti per garantire a esse un maggiore accesso alla cultura, al potere, al lavoro e a tutti gli ambiti che compongono la nostra realtà.

Continua, infatti, Mellody Hobson:

[…] Non possiamo permetterci di ignorare il colore, di essere “daltonici”. Dobbiamo riconoscerlo con coraggio. Dobbiamo essere disposti, come insegnanti e come genitori, come imprenditori o scienziati, dobbiamo essere disposti ad affrontare in maniera proattiva l’argomento della razza con onestà, comprensione e coraggio, non perché sia la cosa giusta da fare, ma perché è la cosa intelligente da fare. Perché i nostri affari, i nostri prodotti la scienza e la ricerca, tutto questo non può che migliorare con un maggior livello di diversità.

La diversità è ricchezza, e, nel riconoscerla, il colore della pelle è fondamentale, così come le prospettive, gli atteggiamenti e le nozioni culturali che esso porta con sé.

Le conseguenze e i rischi

Come abbiamo visto, il rischio maggiore è quello di “appiattire” le esperienze delle persone di colore con cui si interloquisce, non prendendone in considerazione i disagi e le sofferenze che potrebbero aver vissuto – in prima persona o collettivamente – all’interno di una società profondamente razzista come quella contemporanea.

Acuendo, in tal modo, il privilegio bianco, corroborato proprio dal tentativo di non porre l’accento sulle diversità e di considerare in egual misura tutti gli individui, a prescindere dalla loro razza. Come si legge su Bowdoin Orient:

In una società daltonica, i bianchi, che difficilmente subiranno svantaggi dovuti alla razza, possono effettivamente ignorare il razzismo nella vita americana, giustificare l’attuale ordine sociale e sentirsi più a proprio agio con la loro posizione relativamente privilegiata nella società. Molte persone di colore, tuttavia, che sono regolarmente ostacolate dalla razza, sperimentano le ideologie daltoniche in modo molto diverso. Il daltonismo costruisce una società che nega le esperienze razziali negative, mina il patrimonio culturale e invalida le prospettive uniche.

La conseguenza, ancora una volta, è il disimpegno, l’“ignoranza” (nel senso letterale di “ignorare”), il chiudere gli occhi di fronte a un problema reale, sistemico e pervasivo, che intende essere combattuto non prendendo in considerazione proprio ciò che lo rende così palese nei discorsi discriminatori.

Il rimedio non è “non vedere il colore della pelle“, bensì sottolinearlo, esporlo e metterlo in evidenza, perché è proprio con esso che sarà, poi, possibile affrontare e risolvere i conflitti, le carenze e gli ostacoli (a livello di opportunità, reddito, lavoro, cultura) che ancora attanagliano la società attuale.

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