Corpi trans*: per i media non persone ma carne da macello per like

Hai mai pensato a come sarebbe essere invisibili? È così che ancora oggi vivono e vengono rappresentate le persone trans*: fantasmi. Ne parlo di seguito da troppo spesso, a mia volta, "fantasma" per la società per contribuire a creare una consapevolezza che ancora manca e viola i diritti elementari e la dignità delle persone trans*.

Hai mai pensato a come sarebbe essere invisibili? È così che ancora oggi vivono e vengono rappresentate le persone trans*: fantasmi.

Nel corso degli anni è stato ampiamente dimostrato che, a causa della disapprovazione sociale, le persone transgender, oltre a violenze sessuali e fisiche, subiscono varie forme di discriminazione, anche a livello istituzionale.

Persone trans* in Italia 

La visione che in Italia (e ahimè anche in altre parti del mondo) la società ha dei corpi e delle persone trans è ancorata a false concezioni, frutto di stereotipi forti e credenze popolari difficili da sradicare. Tra le primissime cause di maggior disinformazione è doveroso citare mass media e testate giornalistiche, le quali non danno e non sanno dare, per mancanza di conoscenze e speriamo non di umanità, una giusta rappresentazione del mondo transgender. Nella quasi totalità dei casi, quando si deve parlare di fatti di cronaca inerenti alle tematiche trans*, i soggetti della narrazione vengono dis-umanizzati e resi mera carne da macello per qualche click e qualche visualizzazione in più.

Ciro e Maria Paola: tra transfobia e patriarcato 

Esempio concreto possono darcelo alcuni fatti di cronaca molto recenti, come ad esempio quanto accaduto a Ciro e Maria Paola, due ragazzi di Caivano (NA) i quali sono stati protagonisti di uno dei fatti di cronaca più tristi della storia transgender*. Maria Paola è stata uccisa dal fratello Antonio il quale non accettava la sua relazione con Ciro, un ragazzo trans.

La tragicità della suddetta vicenda non sta solo nella morte di questa giovane ragazza, ma sopratutto nel modo in cui i giornali hanno raccontato e ridicolizzato l’accaduto: la maggior parte delle testate giornalistiche hanno riportato la notizia in modo errato, parlando di due ragazzi come una coppia lesbica, usando il deadname (nome di nascita o di battesimo) di Ciro o sbagliando i suoi pronomi.

I protagonisti di questa dolorosa storia hanno subito una doppia violenza: quella transfobica da parte del fratello Antonio di Maria Paola, dettata da un un’ideologia patri-lineare di possesso della vita e delle relazioni della sorella e quella dei media che non hanno saputo dare giusta rappresentanza e giustizia all’accaduto.

La falsa narrazione del mondo trans da parte dei media 

Troppo spesso, nelle narrazioni mediatiche, non vengono rispettati i pronomi, ironizzando su questi come fossero un qualcosa di futile e irrilevante. Molto probabilmente chi scrive non sa che una delle prime cause di depressione e suicidio nelle persone trans il è misgendering.

I media raccontano la storiella, indirizzandola verso un registro tragicomico. Non parlano mai delle persone trans* e se lo fanno questo avviene in chiave estremamente ironica o discriminatoria.

I fatti di cronaca riguardanti il mondo trans* sono da brividi: si parla di persone trans* come fossero oggetti e facendo sempre riferimento al falso stereotipo che collega da secoli le donne trans alla prostituzione. Tutto questo accade perché chi scrive questi articoli si porta addosso il fardello del patriarcato e di questa nostra cultura escludente, che sembra voler dire ancora una volta:

“Era trans e oltretutto una prostituita: se l’è cercata.”

Cosa comporta tutto questo?

I media hanno un potere veicolante e hanno creato nel corso del tempo una vera e propria alienazione delle persone trans* dalla società. La falsa narrazione portata avanti dagli stessi ha creato nell’immaginario collettivo un’errata rappresentanza delle persone trans*. Queste sono viste come la “macchietta” degli imprenditori di successo, lo sketch di cabaret passato in prima serata e che fa ridere la famiglia perbene e perbenista.

Le persone trans* non vengono mai racconte nella loro quotidianità o non si da loro spazio per raccontarsi. I media cercano solo il “fattaccio” da visualizzazioni, il pelo nell’uovo (spesso inesistente) per sottolineare la stranezza e la diversità delle stesse.

Ciò  che si viene a creare è una distinzione netta tra chi recepisce queste informazioni e le persone trans*. Il messaggio che trapela è chiaro: tutto ciò che non rientra nella concezione comune di normalità è diverso e quindi da temere.

Conclusioni e transfobia

Questa è, in parte, la radice della transfobia, termine che si riferisce alla repulsione e discriminazione nei confronti di individui di genere non conforme.

Lo sviluppo di questo immaginario collettivo è la causa della ghettizzazione e della marginalizzazione delle persone transgender.

È il “rassicurazionismo” il pane quotidiano di questa cultura escludente, la quale cerca di crearsi artificialmente un clima di distensione e sicurezza per mettersi al riparo dalla costante (inesistente) minaccia di questa a-normalità che le persone trans vorrebbero portare nella società.

Chi gode di un privilegio eterno-cis-normativo si erige a giudice e padrone del mondo e crede giusto, per un senso di bene comune, escludere le persone transgender dalla società.

Ancora una volta, in Italia, siamo il fanalino di coda quando si parla di riconoscimento e rispetto dei diritti umani basilari, questi sconosciuti a troppi.

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