In una delle mie tante vite precedenti ho lavorato per una compagnia che commercializza profumi di lusso (all’incirca quasi tutti i brand che conoscete). Tutt3, durante l’università (o nel mio caso l’accademia) abbiamo fatto lə promoter di qualcosa (Sky, prodotti alimentari, corsi per l’apprendimento veloce); ecco, essendo make up artist (e quindi cercando di beccare qualche lavoretto qua e là) ho iniziato a lavorare come promoter di fragranze.

In pratica, dovevi essere una commessa ausiliaria nel weekend in diverse profumerie, e promuovere il prodotto di lancio del mese. Il che voleva dire spruzzarlo come se non ci fosse un domani: su di te, sulle tue colleghe, su ignari passanti.

Ho dovuto smettere quando, durante un fine settimana in una catena di negozi di Roma, ho avuto praticamente un collasso, all’improvviso. È iniziato con un forte senso di nausea appena ho spruzzato il FAMOSISSIMO prodotto sui gadget che avevo in dotazione; ed è continuato con un mal di testa atroce e dolori muscolari fino a quando, in preda a un mancamento, sono uscita fuori, all’aria aperta, e ho iniziato a respirare di nuovo.

Eppure, mi dicevo, non è possibile: quella era una fragranza che avevo a casa, e che usavo spesso. Dopodiché, ho iniziato ad avere lo stesso problema con altri profumi, fino a quando il medico di famiglia non ha suggerito che si trattasse di una probabile sovraesposizione a uno o più allergeni presenti nelle bottigliette in commercio.

Qualche giorno fa, un padre inglese, Paul Green, ha chiesto una maggiore responsabilità da parte delle case produttrici di aerosol, dopo che sua figlia Giorgia, 14 anni, di Derby, ha perso la vita in seguito a un arresto cardiaco, probabilmente dovuto all’inalazione prolungata (e non eccessiva) del deodorante. Giorgia era una ragazza autistica e traeva conforto, quando era da sola, dal profumo del deodorante di quella specifica marca.

In risposta, la BAMA (associazione dei produttori inglesi di aerosol), ha dichiarato che i deodoranti presentano “avvertenze molto chiare”. Per legge, infatti, devono esporre la scritta “tenere lontano dalla portata dei bambini”; i genitori di Giorgia hanno replicato che la dicitura in questione fosse veramente microscopica; inoltre, sì, Giorgia ne usava parecchio, ma non così tanto da giustificare la morte per “abuso” (un’altra delle diciture che devono essere riportate sulle confezioni). Inoltre, quando è stata trovata morta dal fratello, la porta era aperta, per cui non si trattava nemmeno di una spazio estremamente chiuso.

Secondo il medico legale, la causa della morte è “incerta ma possibilmente collegata all’utilizzo del deodorante”. L’ONS (ufficio nazionale di statistica del Regno Unito) ha chiarito che, fra il 2001 e il 2020, la parola “deodorante” è stata menzionata in 11 certificati di morte; ma potrebbe essere la causa di molti più decessi “ingiustificati”. Inoltre il butano, l’ingrediente principale del deodorante che usava Giorgia, è presente in 324 incidenti mortali, nello stesso periodo. Perché può causare morte per arresto cardiaco.

Secondo le autorità diversi “bambini e giovani adulti” muoiono o corrono rischi importanti per la salute in seguito all’inalazione di prodotti aerosol, e non per abuso e basta, come siamo portat3 a pensare; in Inghilterra sono morti precedentemente anche Daniel Hurley, 12 anni, collassato in bagno dopo aver usato il deodorante , e più recentemente, nel 2019, un altro ragazzo di 13 anni, Jack Waple, che usava il profumo della mamma per calmarsi, in circostanze molto simili a quelle di Giorgia Green; eppure, dice il padre di Giorgia, non è stato fatto niente dalle autorità per impedire la morte della ragazza.

Dovremmo fare un discorso più ampio sull’utilizzo dei deodoranti (a partire dal fatto che possono provocare, in eccesso, una diminuzione significava del numero dei batteri naturali presenti sulla pelle, importantissimi come prima difesa dalle infezioni, e, in generale, degli aerosol, delle candele, dei profumi e dei profumatori per ambiente.

Nel 2021, per esempio, uno spray per la casa di Walmart ha causato diverse infezioni batteriche e due morti negli Stati Uniti, portando le persone a interrogarsi sulla sicurezza della produzione di questi dispositivi (tra l’altro altamente infiammabili).

Basta dunque, per la nostra sicurezza, che siano profumazioni naturali? Assolutamente no. Gli oli essenziali, le erbe, i saponi, e tutto ciò che è prodotto in maniera “organica” (e questo deve essere certificato) potrebbero causare reazioni allergiche fortissime, soprattutto se non adeguatamente diluiti.

I concentrati non si devono mai applicare direttamente sulla pelle e soprattutto non possono essere ingeriti (come invece suggerisce qualche furbonə che li vende nei network marketing vari). E anche per quanto riguarda i diffusori: attenzione a bambini, animali e tutte quelle persone che magari entrano in un studio di Yoga e possono avere una reazione avversa all’odore emanato nella stanza. Meglio evitare.

Esistono persone, infatti, che sviluppano una sensibilità agli odori (probabilmente per un difetto del sistema immunitario) tale per cui anche la minima traccia di profumazione, nei prodotti che utilizzano, può causare in loro gravissime reazioni allergiche. In generale, chiunque può provare, in determinati momenti, sintomi di tipo neurologico/respiratorio, o nausea, se esposto a una sostanza, anche se conosciuta.

Ovviamente questo non vuole essere allarmismo fine a se stesso, ma sarebbe utile iniziare a creare consapevolezza intorno alla questione delle profumazioni, delle sostanze chimiche che utilizziamo per coprire odori del corpo o della casa che sono normalissimi, o per lavarci (e poi magari allargare il discorso alle tossine presenti sui vestiti fast fashion, o sui giocattoli).

Una candela profumata piace a tutt3, ma sarebbe meglio iniziare da piccolissime dosi e comunque mantenere un livello basso di contaminazione dell’ambiente, areare spesso, e, in generale fare molta attenzione a chi è più esposto al pericolo: bambini, persone neurodivergenti (come Giorgia Green) e/o con disabilità, anziani e animali.

Ne va della salute di tutt3, ed è buona norma per un consumo più consapevole.

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