Serie TV, pubblicità, film, cartoni animati, fumetti, tutto ciò che ci circonda è intriso di male gaze, lo sguardo maschile e tutti questi input audiovisivi ci dicono tutti la stessa cosa: la donna ha un modo specifico di essere.

Così si creano gli stereotipi e i pregiudizi, così ci convincono che esiste un modo “giusto ” di essere donna e che dobbiamo inseguirlo.

Le donne sono dolci e romantiche, aspettano l’amore guardando fuori dalla finestra, sono l’angelo del focolare, sono indecise e devono essere conquistate, le donne devono essere belle, eleganti, educate, le donne devono essere come vuole il patriarcato.

Questa cosa è difficile da capire e scardinare, è difficile anche per noi che la viviamo, perché tutto è intriso di questa retorica della “vera donna” come anche del “vero uomo” e livello su livello si costruisce l’idea che abbiamo del genere in una società binaria.

Senza accorgersene si inizia quindi a performare il genere poiché di per sé quello che viviamo sono solo costruzioni sociali e culturali, ma cosa significa esattamente “performatività di genere”?

È quando fai qualcosa non per tua indole, non perché ti piaccia, ma perché è così che bisogna fare, impariamo a comportarci nel mondo replicando quello che vediamo e sentiamo, non chiediamo a un uomo di uscire, figuriamoci di sposarci, non abbiamo rapporti sessuali al primo appuntamento e non parliamo della nostra attività sessuale, fondamentalmente perché per una “signorina” non è consono essere molto attiva in camera da letto.

Insomma “performare il genere” include tutte le azioni e le parole che ripetiamo quotidianamente e che insieme al nostro corpo creano l’immagine che la società ha di noi.

È importante però capire che il corpo che performa il genere non è da considerarsi corpo come materiale biologico, non ci riferiamo specificamente al sesso, ma lo intendiamo come strumento all’interno di uno spazio che per definizione è binario e cisgender, il corpo all’interno di questa società è dunque in realtà il risultato di una serie di combinazioni socioculturali.

In questa società la performatività del genere non è uguale, è asimmetrica e complessa e casualmente, ma mica poi tanto se ci ricordiamo di vivere in un sistema patriarcale, il genere di noi donne è una sfida più ardua, qualcosa di articolato, un reticolo creato in secoli di oppressione che ci rende la vita impossibile, come avessimo un libretto per le istruzioni in una lingua che non comprendiamo.

Per una persona trans oltre al proprio aspetto fisico, su cui la società avrà sempre da ridire, performare il genere a volte diventa una questione di sopravvivenza, significa evitare attacchi, giudizi, discriminazioni, significa riuscire a mimetizzarsi, a diventare invisibili, significa diventare “passing” ovvero “confondersi con le persone cisgender”, questo da un lato invalida la nostra identità trans, ma dall’altro è un vero e proprio privilegio, perché diciamocelo, questa società non è fatta per le persone trans, non solo non le vuole, ma non le considera proprio, noi non esistiamo, ma se siamo abbastanza bravə a performare il genere allora tutto diventa un po’ più semplice.

Qualche riga fa dicevo che non bisogna considerare il corpo come sesso biologico perché finché non si è in un luogo dove i genitali sono particolarmente esposti (piscina, camera da letto, mare etc) le persone percepiranno il nostro genere in base a tutti quegli input socioculturali che saremo riuscitə a ricreare.

Ma esattamente da quando iniziamo a performare? Da subito.
Alle bambine il rosa, ai bambini il blu, alle femminucce le bambole, ai maschietti le macchinine, la lista potrebbe andare avanti all’infinito perché ai maschi di ogni età si chiede di non piangere, di essere forti e temerari e se per carattere non sei così? Fake It untill you make it.
E se non è performatività questa non so cosa lo sia.

Fin dalla giovane età ci vengono ben spiegati quali siano i modelli da seguire e passiamo la vita a inseguirli o a sentirci dissidenti quando sentiamo che non fanno per noi.
Performare il genere è quindi una gabbia, ma se utilizzato nel modo giusto al tempo stesso uno strumento di liberazione, se prima viene fatto un lavoro di decostruzione sul concetto di genere, di espressione di genere, sulla liberazione e la validità dei corpi.

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