Parliamo di sicurezza delle donne sui treni e sui mezzi di trasporto

Nonostante ne siano le maggiori utilizzatrici, i mezzi di trasporto, ancora oggi, non sono un luogo sicuro per le donne e i loro spostamenti: colpa del rischio di oscenità in pubblico, conversazioni non consensuali, palpeggiamenti, molestie verbali e vere e proprie aggressioni sessuali, come dimostrano i recenti casi di cronaca. Vediamo nel dettaglio di che cosa si tratta.

A tutte, almeno una volta nella vita, è capitato di avvertire un brivido di paura o disagio sui mezzi di trasporto o in prossimità degli stessi, nelle banchine dei pullman/tram o nelle stazioni. Purtroppo, questa sensazione non stupisce: sono, infatti, innumerevoli le donne che hanno riportato casi di palpeggiamenti, conversazioni indesiderate, sguardi inopportuni, “mano morta“, molestie e vere e proprie aggressioni sessuali.

A dispetto delle aspettative, i mezzi di trasporto non caratterizzano un luogo sicuro per le donne, nonostante siano proprie queste ultime a utilizzarli con maggiore regolarità rispetto agli uomini.

Come fare, allora? E quali soluzioni possono essere adottate per viaggiare sicure e senza rischi? Scopriamolo insieme.

La sicurezza delle donne sui mezzi di trasporto

È un fatto: le donne sono le maggiori fruitrici dei mezzi di trasporto. Come rivelano i dati dell’Eurobarometro dell’Unione Europea risalenti al 2019, infatti, il 31% delle donne preferisce spostarsi mediante i trasporti pubblici urbani e i treni extra urbani, contro il 24% degli uomini, maggiormente dediti all’utilizzo di scooter, motorini, biciclette e automobili.

La motivazione di tale differenza affonda le proprie radici nel sistema culturale che plasma le nostre vite. Le donne, come si evince anche in campo lavorativo e familiare, sono designate a un lavoro di cura più elevato rispetto agli uomini, delineando uno scenario che si riflette anche negli spostamenti. Questo modo di vivere la città ha anche un nome, “Trip Chain“, il quale si riferisce, appunto, alla molteplicità di movimenti che una donna deve effettuare nell’arco della medesima giornata per portare a termine tutti i compiti relativi alla gestione domestica e dei figli.

Accompagnare i bambini a scuola, fare la spesa, recarsi in ufficio e prendersi cura dei genitori anziani, per esempio, si tramuta, così, in un zigzagare perpetuo tra diverse parti della città, e, quindi, in un maggiore utilizzo dei mezzi di trasporto, anche diversi tra loro.

Di qui, il tasto dolente: viaggiare su autobus, tram e treni non è sempre sicuro. Anzi. Sono ormai incalcolabili – e molti neanche denunciati – i casi di aggressione e molestie registrati sui mezzi di trasporto, nelle stazioni e alle fermate dei pullman, collocate spesso in zone isolate e/o poco illuminate. Una condizione che non innesta solo una sensazione di pericolo nelle donne, ma che conduce anche queste ultime a evitare i mezzi di trasporto stessi, provocando, in questo modo, più assenteismo e, in generale, un rifiuto di lavori in posti lontani da casa.

Le polemiche e i recenti fatti di cronaca

Insomma, la mobilità delle donne – come tanti altri aspetti delle loro vite – risulta, così, essere fortemente castrata, limitata e posta in discussione.

E il fatto che i mezzi di trasporto non siano luoghi molto sicuri lo dimostrano anche i fatti di cronaca. Il più recente si è verificato a inizio aprile su un treno che collega Varese a Milano: una ragazza di 21 anni è stata avvicinata da un uomo prima di salire sul treno, e, una volta sopra, si è ritrovata l’uomo davanti che l’ha immobilizzata e stuprata fino all’arrivo in stazione.

Un’aggressione sessuale avvenuta alla luce del sole, di mercoledì mattina, su un treno utilizzato con regolarità da pendolari, lavoratori e studenti, e che destabilizza per la crudezza e l’irruenza con cui si è svolta. E che, ancora una volta, pone interrogativi e quesiti sulla sicurezza delle donne sui mezzi, e sulle modalità con cui essa può essere acuita e, soprattutto, garantita.

Le proposte per migliorare la sicurezza sui treni

Le stesse domande che si sono posti anche in Giappone, dove già nel 2001, al fine di ridurre le molestie sessuali, sono stati introdotti dei vagoni per sole donne. Una proposta interessante, che, tuttavia, non ha ridotto in maniera significativa i casi di aggressione, e che ha, pertanto, condotto alla creazione di un’applicazione, Digi Police, mediante la quale le donne possono avvisare contatti prestabiliti o le persone circostanti della presenza di un molestatore e chiedere, così, aiuto immediato.

L’idea di vagoni in cui possano sedersi solo le donne è, però, particolarmente diffusa, come dimostra anche la petizione portata avanti da Greta Carla Achini di Malnate su Change.org nel 2019, con la quale si chiedeva a Trenord di dedicare, su tutte le sue linee, la carrozza di testa alle donne.

Ma siamo sicuri che siano la soluzione più appropriata? Alla base, naturalmente, vi è un problema culturale, per cui non deve essere la vittima a nascondersi o a dissuadere un potenziale aggressore allontanandosi da lui, bensì quest’ultimo a dover essere perseguito e, in generale, a non doversi comportare come se le donne fossero una proprietà di cui usufruire a piacimento e su cui riversare la propria forza.

8 consigli per viaggiare sicure

Qual è, dunque, il modo per viaggiare in sicurezza senza rischiare di essere infastidite o, peggio, aggredite? Sembra paradossale farlo, ma, tutt’oggi, sarebbe forse necessario seguire ancora alcuni accorgimenti, come:

  1. Porsi sempre nel vagone di testa vicino al guidatore, al controllore o, comunque, in zone particolarmente popolate del mezzo di trasporto;
  2. Non restare mai da sole, soprattutto se si percepiscono situazioni di pericolo;
  3. Non indossare le cuffiette, per non isolarsi e rischiare di non sentire eventuali avvicinamenti e reagire con prontezza;
  4. Avvisare le forze dell’ordine nel caso in cui qualcuno dia fastidio, inizi a parlare senza consenso e cerchi di prendere confidenza;
  5. Guardarsi sempre intorno e sedersi vicino a persone che ispirino fiducia;
  6. Parlare a voce alta o urlare, in caso di oscenità in pubblico o tentativi di molestie e aggressioni;
  7. Stare al telefono con un parente, un/una amico/a o un/una collega, affinché possano essere prontamente avvisati di una potenziale situazione di pericolo;
  8. Evitare zone isolate e pensiline poco illuminate e cercare di farsi accompagnare al mezzo di trasporto o di recarsi alla sua fermata in compagnia di altre persone che percorrono lo stesso tragitto.

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