Bisogna capire la blackness, "nerità" se serve a capirci e poi chiamarla col suo nome

Nell'attivismo americano sentiamo spesso parlare di 'blackness'. Si tratta, però, di una parola caratterizzata da molteplici strati di complessità e significato. La domanda è se possiamo farla nostra e se trova il suo senso fuori dal contesto d'origine.

Le parole sono importanti. Non sono mai solamente termini, ma sono in grado di sprigionare un profondo significato, e talvolta anche più di uno. Non pochi problemi si incontrano, però, quando si tratta di trasportare da una lingua a un’altra tutta quella complessità di significato.

Ci stiamo ponendo recentemente, soprattutto a seguito della decisione di Instagram di inserirli nella bio, la questione dei pronomi. L’assenza di un neutro nella nostra lingua rende particolarmente difficoltoso rendere il they/them utilizzato per i non binary in inglese. Una difficoltà simile si incontra nella resa del concetto di blackness, un termine che nasconde molteplici significati, in gran parte estranei alla nostra cultura.

Cosa intendiamo per blackness?

Blackness, spesso utilizzato anche con la lettera maiuscola che ne sottolinea la massima importanza, è un termine particolarmente composito. Tutti lo conosciamo e ne stiamo pian piano comprendendo l’utilizzo. Ma se ne andiamo a ricercare il senso, capiamo quante sfaccettature caratterizzino questo concetto.

Secondo l’Oxford English Dictionary, la parola ha fatto la sua prima apparizione verso la fine del Trecento; utilizzata nella sua accezione etimologica primaria, ovvero, per intendere la qualità o lo stato di essere nero. Col tempo, però, il termine ha subito un processo di risemantizzazione, assumendo i significati ulteriore di condizione di essere neri, consapevolezza razziale e, insomma, la blackness è diventata la definizione dell‘orgoglio black.

Il termine blackness, quindi, viene utilizzato nei paesi anglofoni per rendere conto dell’essere neri, ma fa anche molto di più. Permette di delineare una certa identità, viene assunto (in particolar modo dalla popolazione afroamericana) come definizione di appartenenza, portando con sé un bagaglio storico e antropologico che al di fuori della lingua e della cultura d’origine diviene complesso da rendere.

Come tradurre blackness

Su come tradurre nella nostra lingua il termine blackness non si è ancora presa una via univoca. La traduttrice Gioia Guerzoni, nella situazione di dover trovare un termine italiano che potesse restituire tutta la complessità dietro questo concetto, ha scelto nerità.

Si tratta di un neologismo, già utilizzato da Carla Muschio nella sua resa del romanzo Gli interpreti di Wole Soyinka, che la traduttrice ha preferito alla possibilità di lasciare la parola nel suo originale inglese. Così come Guerzoni ha scelto di non utilizzare termini presenti nella nostra lingua come nerezza e negritudine. Il primo perché col suo suono duro non sarebbe stato in grado di rendere il senso di potere e orgoglio che blackness porta con sé, il secondo perché, pur essendo il calco di un concetto francese (négritude) fatto proprio da molti intellettuali neri francofoni, ricorda troppo la parola ‘negro‘ e tutti i significati discriminatori a esso associati, per via dell’esplicito riferimento a un’inferiorità fisica e intellettuale.

Se Guerzoni ha ritenuto che solo nerità potesse ben rendere la complessità del concetto legato alla soggettività nera, la traduttrice Francesca Spinelli, in un suo articolo per Internazionale, propone una ripresa del termine ‘nerezza’, da caricare, però, di nuovi significati. Processo che, ad esempio, si sta compiendo in Belgio e nei Paesi Bassi con la parola zwartheid, adottata da molti attivisti con un significato nuovo.

…e i BIPOC?

Se è difficile rendere in italiano una traduzione fedele di blackness, in quanto trascende il semplice significato di ‘essere neri’, ancora più complesso è avere a che fare con il concetto di BIPOC. La sigla è un acronimo, molto diffuso negli Stati Uniti, che sta per ‘Black, Indigenous and people of color‘.

Un termine che spesso genera non poca confusione e che si propone di essere generico, ma allo stesso tempo il più inclusivo possibile. L’obiettivo del termine è quello di definire tutte le ‘persone di colore’ proprio per sottolineare la complessità culturale e etnica del paese.

Ecco, questa definizione decontestualizzata rischia di suonare razzista. Al di fuori del contesto americano, in cui People of Color ha un significato specifico, si rischia di cadere nella retorica colonialista in cui ‘di colore’ è sinonimo di non bianco.

Rimane, dunque, parecchio complesso rendere un significato talmente articolato fuori dal suo contesto. Ma questi esempi sono utili per comprendere quanta attenzione sia necessario porre su queste tematiche e nel modo di esprimersi.

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