Ormai le notizie ce ne danno tristemente conferma: la grandissima maggioranza di violenze che si verificano ogni giorno – soprattutto ai danni delle donne – avviene per mano di persone familiari.

Per designare questo caso specifico, si parla. infatti, di violenza domestica. Ma quali sono le sue caratteristiche precipue? Come si può riconoscere? E quali sono le sue conseguenze? Scopriamolo insieme.

In che cosa consiste la violenza domestica?

Con l’espressione violenza domestica ci si riferisce, come si evince dall’aggettivo utilizzato, a tutte le forme di violenza – sessuale, fisica, verbale, economica e affini – che si verifica all’interno di un nucleo familiare o tra partner (ex o attuali).

Dal momento che essa non è strettamente vincolata alla residenza in senso stretto, bensì al tipo di rapporto che intercorre tra abuser e vittima, questo tipo di sopruso è anche definito, come ci ricorda Save the Children:

violenza da partner intimo, ed è statisticamente agita, in termini significativi, più frequentemente dagli uomini sulle donne.

Infatti:

L’articolo 3 della Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (c.d. Convenzione di Istanbul) del Consiglio d’Europa con l’espressione “violenza nei confronti delle donne”, di cui la forma domestica è una declinazione, designa una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata.

Le diverse tipologie di violenza

La violenza domestica, come qualsiasi altro tipo di violenza, può assumere declinazioni dissimili. Le più diffuse sono, però, le seguenti:

  • fisica, la quale coinvolge l’uso della forza corporea per causare danni o lesioni a una persona, e può includere schiaffi, pugni, calci, soffocamento, uso di armi o qualsiasi altro tipo di aggressione fisica;
  • psicologica, in cui si possono riscontrare minacce, intimidazioni, umiliazioni, isolamento, controllo e manipolazione, e, per tale ragione, può avere gravi conseguenze sulla salute mentale ed emotiva della vittima;
  • sessuale, la quale coinvolge l’uso di coercizione o forza fisica per ottenere rapporti sessuali non desiderati o per eseguire atti sessuali contro la volontà della vittima – includendo anche molestie sessuali e qualsiasi forma di violenza sessuale;
  • economica, relativa al controllo finanziario sulla vittima, che si può concentrare su come impedire a quest’ultima di lavorare, sul controllare l’accesso ai soldi e/o sul costringerli a dipendere finanziariamente dall’abuser.

Chi sono le vittime di violenza domestica?

Intrisa di prevaricazione, aggressività e mancanza di rispetto, la violenza domestica è trasversale e può, potenzialmente, riguardare ciascun tipo di persona, a prescindere da genere, etnia, età, orientamento sessuale e romantico, religione e contesto socio-culturale.

Tuttavia, vi sono alcune categorie di persone che, più di altre, possono incorrere più sovente nella possibilità di essere vittime di abuser:

  • le donne, statisticamente più a rischio di essere oggetto di violenza domestica rispetto agli uomini – sebbene anche questi ultimi siano spesso vittime di abusi, di qualsiasi tipo;
  • i figli, dal momento che bambini e adolescenti possono subire violenza sia in maniera diretta, sia in maniera indiretta, assistendo a scene di soprusi da parte dei genitori o di altri familiari;
  • persone appartenenti alla comunità LGBTQI+, a causa della discriminazione e dei pregiudizi che possono regnare all’interno di alcuni nuclei familiari;
  • persone con disabilità, spesso vittime di violenza domestica per via della necessità di cura e assistenza perpetue e della dipendenza che le lega agli altri membri della famiglia di appartenenza – e che potrebbero risultare, quindi, abusanti.

Cosa succede se ci vanno di mezzo bambini o minori?

Quando l’abuso domestico non si limita a uno dei genitori, ma si dipana fino a raggiungere anche i bambini o i minori presenti all’interno della famiglia, si parla, allora, di violenza assistita. Il Cismai – Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia la definisce come:

Il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulti e minori.

Come accennato, l’abuso può essere, in questi casi, o diretto o indiretto, ossia derivante dall’assistere a forme di violenza da parte di padri o ex compagni sulla madre, sul suo corpo e sulla sua psiche. Gli effetti sono deleteri e possono colpire il comparto fisico, cognitivo, psicologico e comportamentale del bambino. Tra questi, si annoverano:

  • deficit della crescita e stress;
  • ansia, depressione e panico;
  • problemi di socializzazione;
  • mancanza di autostima ed empatia;
  • diminuzione delle competenze intellettive;
  • deficit visivi;
  • ritardi nello sviluppo psicomotorio;
  • rabbia e senso di impotenza;
  • tendenze suicide;
  • disturbi del sonno;
  • disturbi del comportamento alimentare.

Che cosa fare in caso di violenza domestica

Qualsiasi sia la vittima, la violenza domestica non può e non deve essere accettata, e deve essere osteggiata in qualsiasi modo. Se ci si ritrova in una situazione di questo genere, dunque, risulta assolutamente necessario reagire e trovare delle vie di fuga, in senso fisico e legale, e affidarsi a una rete di supporto che possa fornire protezione e cura.

Ecco quali potrebbero essere i passi da seguire per sottrarsi alla violenza domestica:

  • cercare un ambiente sicuro: soprattutto se il pericolo è imminente, è fondamentale rintracciare un posto sicuro in cui rifugiarsi, all’interno o all’esterno della casa, come la casa di un amico o di un familiare di cui si ha fiducia, un luogo apposito per le vittime di violenza domestica o qualsiasi altro posto dove ci si può sentire protetti;
  • chiamare il numero di emergenza: ossia il 112, il numero di emergenza unico, o, nello specifico, il 1522, numero gratuito e attivo 24 h su 24 che accoglie, con operatrici specializzate, le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking;
  • parlare con una persona di fiducia: nelle condizioni di estrema difficoltà, è essenziale individuare una (o più) persona di fiducia, come un amico, un familiare o un collega. Parlarne con qualcuno può, infatti, dare quel giusto sostegno emotivo che aiuta a pianificare con lucidità i passi successivi da compiere;
  • cercare assistenza legale: se necessario, infine, può essere molto utile cercare anche un’assistenza legale per proteggersi legalmente dall’abuser. Sono molti, appunto, gli avvocati ormai specializzati in violenza domestica, i quali possono offrire consulenza legale e assistenza nell’avanzare denunce o richiedere ordini restrittivi.
La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!