Lasciare il posto fisso: come valutare pro e contro e alcuni consigli pratici

Lasciare il posto fisso (leggi: stipendio mensile, ferie, permessi, malattia e affini) non è, per la maggior parte delle persone, una scelta semplice da compiere. Per alcuni lavoratori, però, essa si staglia come qualcosa di impellente e necessario. Perché? Scopriamo insieme le motivazioni e alcuni consigli pratici per affrontare al meglio questo passaggio.

La solita routine, i soliti compiti, i soliti colleghi… La vita tipica di chi ha il cosiddetto “posto fisso” può tramutarsi, a lungo andare, in un susseguirsi di giorni sempre uguali e poco stimolanti.

Per questa ragione, e per altri innumerevoli motivi che possono essere afferire alla sfera emotiva, psicologica e/o fisica, sempre più lavoratori dipendenti stanno decidendo di abbandonare il proprio posto di lavoro in favore di un’alternativa occupazionale che regali loro libertà e soddisfazione. Vediamo di che cosa si tratta.

Quali sono le motivazioni comuni per lasciare il posto fisso?

Lasciare il posto fisso (leggi: stipendio mensile, ferie, permessi, malattia e affini) non è, per la maggior parte delle persone, una scelta semplice da compiere. Per alcuni lavoratori, però, essa si staglia come qualcosa di impellente e necessario. Perché?

A contribuire in modo preponderante al fenomeno della Great Resignation (le dimissioni in massa e volontarie che si stanno notevolmente acuendo nel mondo occidentale) è stato, senza dubbio, il Covid e i numerosi lockdown che esso ha recato con sé, e che hanno consentito a una molteplicità di persone di riflettere sul proprio tempo, le proprie ambizioni e il rapporto tra professione e tempo libero.

Come si legge su Il Foglio, infatti:

Il mondo del lavoro ha subito gli effetti dalla pandemia, i lavoratori hanno maturato una nuova sensibilità rispetto all’ufficio, in particolare nei mesi post-Covid, con il ritorno in aziende limitate dalle restrizioni e dallo smart working. Ogni forma di impiego si è venuta a scontrare con il cosiddetto “work life balance”, ovvero l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

Ragione per cui:

Oltre a questo bilanciamento tra casa e ufficio, tra i giovani è emersa sempre di più la volontà di ritrovare gli stimoli perduti. Una maggiore libertà, il desiderio di andare alla ricerca di relazioni ed esperienze fuori dall’ordinario, lasciare quelle abitudini che scandiscono la quotidianità. Le stesse ritrovate con fatica dopo il Covid.

A motivare la decisione di lasciare un posto considerato “sicuro” e confortevole, quindi, vi è spesso la propensione ad assecondare le rinnovate esigenze – umane e, poi, professionali – che si agitano dentro di noi, alla ricerca di un equilibrio tra vita lavorativa e vita privata che cerca di sottrarsi all’imperativo della produzione impostoci da una società capitalista, turbinosa e appiattante come la nostra. La stessa che, sovente, ci conduce al burnout.

Lasciare il posto fisso: i pro e i contro

Come ogni scelta che si rispetti, anche quella di lasciare il posto fisso è caratterizzata da una serie di pro e contro (naturalmente relativi e cangianti in base al punto di vista di chi li osserva).

Tra i vantaggi si annoverano, senza dubbio, il sollievo derivante dall’abbandonare un impiego che non si adegua più alle nostre ambizioni, che non pone in risalto le nostre competenze, che ci provoca ansia, stress, rabbia o malumore, che non ci fornisce il compenso idoneo e che, in generale, non soddisfa più in maniera opportuna le nostre aspirazioni.

All’assenza di stimoli – di qualsiasi natura questi possano essere – si affiancano, però, alcuni lati negativi correlati alla scelta, quali la rinuncia a uno stipendio fisso, certo e mensile, e, con questo, a tutti i diritti che un contratto da lavoratore dipendente garantisce, ossia, come accennato, le ferie, i permessi, i giorni di malattia, i contributi versati e, nel complesso, quell’aura di stabilità che si accompagna al posto di lavoro a tempo indeterminato – per molti miraggio, traguardo asintotico e utopia.

Come prepararsi per lasciare il lavoro

Ovviamente, prima di compiere il “grande passo“, occorre prepararsi al meglio, seguendo alcuni step intermedi che possano aiutare chi desidera lasciare il posto fisso a effettuare il passaggio in modo fluido e privo di eccessivi ostacoli.

Come suggerisce Partitaiva24, prima di abbandonare il proprio impiego è essenziale avere un piano d’azione ben definito, che possa guidarci in tutti i momenti dell’iter. Tra questi, si possono annoverare:

  • Fissare una data: comunicare le proprie dimissioni con largo anticipo al proprio titolare non è solo un modo educato e gentile di lasciare il lavoro, ma anche un espediente per consentirci di pianificare i nuovi progetti con calma e dovizia di particolari;
  • Risparmiare denaro: mettere da parte più soldi possibile ed evitare spese extra permette di investire maggiormente sull’attività in proprio – o sul periodo sabbatico – che si intende avviare, costituendo un “cuscino economico” che può donare serenità e agio non indifferenti;
  • Mantenere buoni rapporti: non recidere in maniera brusca i contatti con i colleghi e l’ex datore di lavoro ma preservare, con questi, un buon rapporto può risultare utile nel promuovere il passaparola e/o garantire un “paracadute” nel caso in cui i progetti non dovessero andare come sperato;
  • Non perdere fiducia: se si ha un sogno – aprire un’attività in proprio, diventare un nomade digitale, prendersi un periodo di pausa, tornare a studiare e affini – è fisiologico, soprattutto in vista dell’abbandono di un impiego sicuro, nutrire timori o dubbi. È importante, tuttavia, mantenere il focus e, soprattutto, la fiducia nei confronti delle nostre scelte, consapevoli di averle compiute in piena coscienza.

I consigli pratici per lasciare il posto fisso senza traumi

Cambiare lavoro e, dunque, vita può essere traumatizzante. Al contempo, però, talvolta la necessità di un cambiamento si impone in modo spontaneo e decisivo, e affrontarlo nel modo giusto può fare la differenza. Come si può fronteggiare senza avere ripercussioni psicofisiche?

Secondo Guida Psicologi, le mosse per trovare un nuovo lavoro in piena serenità sarebbero le seguenti:

  • Trasformare il desiderio di cambiare mestiere in un obiettivo raggiungibile, adottando una nuova forma mentis e ponendosi dei traguardi che lo rendano reale e fruibile;
  • Iniziare ad agire e creare un proprio network di contatti, partecipando a eventi specifici, informandosi, iscrivendosi a corsi o rivolgendosi alle proprie conoscenze, al fine di ampliare il proprio spettro di relazioni e avvicinarsi sempre di più al lavoro cui si aspira;
  • Focalizzarsi sui propri desideri e le proprie ambizioni, individuando un impiego che possa rappresentare il giusto compendio tra inclinazioni personali, compenso e passioni;
  • Analizzare i rischi cui si va incontro, affinché possano essere verbalizzati e razionalizzati e, quindi, osservati dalla giusta prospettiva, per consentirci di affrontarli con la giusta tempra.

Come affrontare le sfide psicologiche ed emotive

E se ancora sussistono paure e tensioni, il modo migliore per accogliere le sfide emotive e psicologiche che un cambiamento di questa natura comporta può essere quello di rivolgersi a un esperto del lavoro o, in caso di elevata ansia e preoccupazione, a uno psicoterapeuta, che ci aiutino a individuare le strategie più efficaci per orientarci nei meandri di un mutamento di così ampia portata e ci offrano le coordinate per mantenere centratura e calma interiore.

Al fine di affrontare al meglio le apprensioni di questo passaggio, è fondamentale ricordarsi, poi, le motivazioni per cui si compie tale scelta: il nostro benessere, il nostro equilibrio tra sfera professionale e privata e le nostre ambizioni sono, infatti, gli elementi più importanti da tenere in considerazione. D’altronde, ne va – letteralmente – di mezzo la nostra vita.

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