I gender bond sono la soluzione per colmare la disparità di genere?

I gender bond sono proventi derivanti da società private, enti governativi e organizzazioni internazionali volti a garantire la parità di genere e a promuovere l'empowerment femminile. Ma come si possono utilizzare, nello specifico? Vediamolo insieme.

Dopo i green bond, i social impact bond e i sustainability-linked bond, dediti a finanziamenti di progetti e iniziative in grado di avere un impatto positivo sull’ambiente, in termini di sostenibilità e sulla società nel complesso, ora hanno fatto la propria apparizione sulla scena anche i cosiddetti gender bond.

Come si evince dall’espressione, si tratta – alla stregua di quelli elencati in apertura – di finanziamenti rivolti all’ottenimento della parità di genere e a tutto ciò che, in termini progettuali, è a essa correlato. Lo scopo è, infatti, quello di colmare le differenze di genere e decostruire le discriminazioni, consentendo l’emancipazione delle donne in ambito aziendale ed economico.

Come funzionano i gender bond e dove sono stati già applicati? Scopriamolo insieme.

Che cosa sono i gender bond?

I gender bond, come accennato, sono proventi derivanti da società private, enti governativi e organizzazioni internazionali volti a garantire la parità di genere e a promuovere l’empowerment femminile. Nello specifico, come si legge su Valori.it:

Un bond, o obbligazione, è un titolo emesso da uno Stato, un ente pubblico o una società per finanziarsi. L’emittente incassa una certa liquidità e, a una scadenza prefissata, si impegna a restituirla assieme a degli interessi all’investitore. Quest’ultimo riceve in cambio un interesse, in genere sotto forma di cedola.

Nel caso dei gender bond, l’obiettivo di questi ultimi è migliorare la condizione economica e lavorative delle donne di tutto il mondo, elidendo le disuguaglianze, i pregiudizi e le discriminazioni di genere ancora vigenti nella società contemporanea. Tale finalità si esplica mediante il finanziamento a imprese guidate da donne, di proprietà femminile, dedite a servizi o prodotti orientati alla qualità della vita delle donne e/o incentrate sulle questioni di genere.

Come spiega Anita Bhatia, deputy executive director di UN Women (l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza e l’empowerment femminile) su We Wealth:

Le obbligazioni possono essere utilizzate per finanziare o rifinanziare progetti che mirano a ridurre le disuguaglianze tra donne e uomini nella società o in un’azienda. Per ottenere dei risultati, devono essere collegate a strategie, programmi e politiche credibili che facciano progredire l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne al di là del “business as usual”. Ad esempio, i gender bond possono essere utilizzati per finanziare il portafoglio prestiti di una banca per le piccole imprese a conduzione femminile o per aumentare la partecipazione delle donne ai vertici aziendali, laddove sottorappresentate. Gli emittenti pubblici possono inoltre sfruttarli per finanziare una migliore offerta di servizi di assistenza all’infanzia, in modo da redistribuire le responsabilità di cura che, ad oggi, gravano prevalentemente sulle donne.

I gender bond sono utili?

Si può, dunque, fruire dei gender bond per una molteplicità di scopi e iniziative, accomunate dal tentativo di ridurre il gender pay gap e tutti i dislivelli che non consentono alle donne di procedere nella propria carriera, di far progredire la propria impresa o di accedere a posizioni apicali e di responsabilità.

Lo scopo, come affermato in precedenza, è, appunto, quello di raggiungere «l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze», ossia il quinto Obiettivo di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, inserito nell’Agenda 2030.

La loro utilità è particolarmente versatile, e, come si legge sulla guida Bonds to Bridge the Gender Gap di UN Women, il ricorso ai gender bond può condurre, ad esempio, alla realizzazione di corsi di formazione specifici, portafogli di prestiti e migliorie delle infrastrutture per accogliere al meglio le donne.

O, ancora, in programmi per garantire la leadership femminile, l’equità tra impiegati e impiegate, un acuirsi della percentuale di donne proprietarie d’azienda, la creazioni di prodotti e servizi in grado di incontrare le esigenze femminili e, infine, la presenza di comunità il cui focus sia su donne e ragazze.

Gli esempi nel mondo

Ma quante aziende hanno utilizzato i gender bond? Finora, come precisa Anita Bhatia,

non c’è stato un monitoraggio sistematico dei gender bond emessi. Tuttavia, a seconda della fonte dei dati e della definizione, calcoliamo che sono stati emessi tra i 50 e i 300 bond con vari livelli di ambizione nell’affrontare la disuguaglianza di genere. Alcuni emittenti hanno esplicitamente indicato l’Sdg5, riflettendo la loro intenzione di contribuire al raggiungimento dell’uguaglianza di genere. Altri riferiscono che le donne hanno beneficiato dei proventi dell’obbligazione. L’Europa, da questo punto di vista, è all’avanguardia. Ad esempio, Eqt, società di gestione svedese, ha emesso un’obbligazione che punta a includere un maggior numero di donne nella consulenza agli investimenti e nei consigli di amministrazione delle società in portafoglio. Le amministrazioni locali spagnole, invece, hanno emesso obbligazioni sostenibili per fornire un’assistenza più completa alle vittime di violenza di genere.

Altri esempi riguardano, ancora, il Messico, la cui istituzione pubblica chiamata FIRA – Fideicomisos Instituidos en Relación con la Agricultura ha emesso, nell’autunno del 2020, dei gender bond i cui proventi sono direzionati al finanziamento di progetti a guida femminile nel settore forestale, agricolo e della pesca, e il Kirghizistan, che a novembre 2022 ha emanato i primi gender bond rivolti alla riduzione del gender pay gap, all’emancipazione economica delle donne e alla promozione dei loro diritti.

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