5 racconti di violenza psicologica atroce come quella fisica

Si parla di violenza psicologica per indicare gli atteggiamenti disfunzionali connessi alla comunicazione verbale e non verbale, come svilimenti, insulti, minacce, intimidazioni e denigrazioni che avvengono tra due persone all’interno di una relazione, che può essere di coppia, tra genitore e figlio, o anche lavorativa. Vediamo le diverse manifestazioni di violenza psicologica e come riconoscerla.
Come quella fisica, la violenza psicologica è purtroppo ancora molto diffusa nella società, poiché è più subdola e silenziosa. Per questo motivo è sempre più difficile riconoscere la sua gravità, e si rischia sempre di sminuirla: chi è vittima di manipolazione mentale ne risente in modo estremamente profondo, quanto chi è vittima di abusi fisici. Inoltre spesso la violenza psicologica è il segnale che precede l’inizio di una violenza fisica ed è importante fermarla da subito.
Le vittime più colpite da violenza psicologica sono le donne e i bambini. Al giorno d’oggi molte donne vivono in relazioni tossiche, pensando che siano la normalità dei rapporti, mentre si tratta di una coppia disfunzionale, nella quale il partner tenta di manipolarle e sottometterle completamente, portandole molto spesso a depressione e a conseguenze psicologiche perenni.
Ma le donne subiscono più degli uomini anche violenza psicologica in ambito lavorativo e nella società. Con pratiche di mobbing e gender gap, la difficoltà più grande è dimostrare le molestie e le umiliazioni subite, per timore di non essere credute, o di subire lo stesso trattamento da parte di colleghi. Inoltre, spesso l’invidia o la paura di perdere il posto può condurre a comportamenti di gruppo volti a sminuire.
In coppie disfunzionali, il partner compie abusi verbali, denigrazione, controllo del comportamento, strategie di segregazione, intimidazioni, gravi restrizioni finanziarie imposte dal partner. Alla violenza psicologica si accompagna spesso violenza economica, che si manifesta con comportamenti come l’impedimento di conoscere il reddito familiare, di avere una carta di credito o un bancomat, di usare il proprio denaro e il costante controllo su quanto e come si spende.
Secondo le statistiche Istat nel 2014 erano il 26,4% le donne vittime di violenza psicologica o economica da parte del proprio partner, e il 46,1% vittime di violenza da ex partner. La violenza psicologica sulle donne è in calo nel corso degli anni, ma presenta ancora numeri altissimi, infatti nel 2017 le donne vittime sono oltre 8,3 milioni.
Bisogna segnalare comunque che la violenza psicologica nella coppia può essere anche perpetuata dalla donna nei confronti del partner. Tutti i comportamenti che portano a sminuire, continui rimproveri, derisione, anche di fronte ad amici e familiari, sono ritenuti abusi. Sono considerati violenza psicologica anche atteggiamenti passivo-aggressivi da parte di uno dei due partner, poiché la vittima si sente estremamente in colpa in maniera ingiustificata.
Molto grave e diffusa è la violenza psicologica che i genitori effettuano sui propri figli, specialmente quando questi sono ancora bambini. Un padre, una madre o entrambi genitori abusivi nei confronti dei figli generano sempre conseguenze importanti e negative per il loro futuro. Queste violenze si manifestano con rimproveri continui, anche per comportamenti innocenti. E ancora con manifestazione di disapprovazione delle amicizie, compagnie, scelte di studi o di vita affinché il figlio inizi fin da piccolo ad obbedire tacitamente.
Spesso la violenza psicologica familiare viene praticata da uno dei due genitori nei confronti del figlio e dell’altro genitore. Questo infatti inizialmente cerca di proteggere il bambino, riconoscendo gli abusi, ma viene subito rimproverato dal partner, che sminuisce i suoi comportamenti e ridicolizza i timori dell’altro genitore e specialmente del figlio che, secondo il suo pensiero, tende a esagerare e non vedere la realtà delle cose. Si parla anche di violenza assistita, poiché le violenze spesso avvengono all’interno delle mura di casa, e il bambino può subire delle ripercussioni a livello psicologico e gli effetti possono perdurare anche dopo l’intervento di misure d’aiuto.
La violenza psicologica, così come quella fisica, è ritenuta dal Codice Penale un reato. Uno dei problemi principali della violenza psicologica è la difficoltà nel dimostrarla. La paura di non poter raccontare le violenze subite e di non essere credute è ciò che spesso frena le vittime dallo sporgere denuncia. La violenza psicologica è un reato a tutti gli effetti e deve essere trattato da tale. È fondamentale sapere che ci si può e si deve rivolgere ai carabinieri, alla polizia o alla procura della repubblica per denunciare violenza psicologica subita, dal partner, dai familiari o in ambito professionale. Ovviamente servono delle prove che dimostrino la violenza subita. Una registrazione delle parole abusive ricevute, o delle testimonianze da altre persone che hanno assistito a scene di violenza psicologica bastano per dimostrarla.
Ci sono segnali da parte del partner abusivo e della donna vittima che fanno capire quando si è in presenza di una relazione disfunzionale e di violenza psicologica.
La vittima di violenza psicologica presenta anche molta ansia, disturbi del sonno, paure e timori costanti e addirittura depressione; rabbia e stress incurabili, che derivano dallo sconforto di non riuscire a liberarsi da quella situazione; sfiducia negli altri e senso di ipervigilanza.
Purtroppo chiunque può ritrovarsi in una situazione di violenza psicologica. Saperla riconoscere e affrontare il problema senza timore e vergogna è il primo e fondamentale passo per uscirne. Abbiamo visto che la violenza psicologica è un reato molto diffuso: non bisogna aver paura di non essere credute o di essere ridicolizzate, perché il problema è riconosciuto ed è grave.
Per riuscire ad affrontare la lotta contro il partner abusivo è bene smettere di isolarsi e parlarne con qualcuno di fiducia. Il solo sfogarsi e dividere il peso con un’altra persona, porta un senso di speranza che prima non c’era. Essere soli amplifica molto il dolore e la fatica di sopportare una situazione così difficile. Con qualcuno accanto invece cresce il coraggio per fare qualcosa di concreto per terminare del tutto il rapporto o rivolgersi alla polizia se gli abusi continuano.
Liberarsi da un partner di questo tipo non è facile, poiché a una vittima viene tolto tutto, dalla libertà all’amore per se stessa. Una donna vittima di violenza psicologica deve ripartire da sé, riprendere fiducia e riacquista autostima. Per poterlo fare deve ritrovare i propri bisogni e desideri, fare ciò che le piace, concedersi di sbagliare e apprezzarsi per quello che è.
Chi pratica violenza psicologica è sicuramente frutto di psicopatologie o esperienze negative, ma non per questo è giustificabile. Al giorno d’oggi sono ancora troppe le vittime che non riescono a far sentire la propria voce, ma è importante rendersi conto se qualcuno accanto a noi sta subendo abusi, e aiutarlo.
Gessica Notaro di Rimini ha raccontato la sua testimonianza in tv e sui giornali. Per anni ha subito violenza psicologica dal suo ex fidanzato Eddy Tavares, prima quando stavano insieme e poi quando lei lo ha lasciato. Eddy la seguiva, stalkerava, e nonostante le ripetute denunce da parte di Gessica, lui ricompariva con minacce di ferirla o di volersi suicidare. Finché un giorno non è passato alla violenza fisica, e dopo essersi appostato fuori da casa sua, le ha lanciato dell’acido sul viso. Oggi Gessica è grata perché si è salvata, anche se la terapia per guarire sarà lenta e lunga, ma lancia un allarme a tutte le donne nella sua condizione.
La Fondazione Pangea si occupa di aiutare le donne e i figli vittime di violenza, raccogliendo anche testimonianze. Come quella di una donna che per 10 anni ha subito violenza psicologica ed economica da parte del marito, anche davanti al figlio, sfociata poi in violenza fisica. Lei era diventata depressa, e si era convinta che le cose che lui le diceva fossero vere: che era brutta, incapace, che non valeva niente. Inoltre la ricattava economicamente. Era cambiata, ma nessuno capiva il motivo perché all’esterno e davanti agli altri non la trattava con disprezzo. Solo davanti al figlio: è stato vedere lui che soffriva di violenza assistita a farle prendere la decisione di reagire.
Oggi Roberta appare solare, realizzata e sicura di sé. Ma nel passato ha subito violenza psicologica. Vittima di un uomo distaccato, che la trattava male, ma davanti agli amici la riempiva di complimenti e regali. Geloso patologico, mostrava in continuazione insicurezza, non le permetteva più di uscire e lavorare, lei doveva essere sempre con lui. Finché Roberta si è ammalata fisicamente, stava finendo in depressione, e aveva crisi d’ansia e al cuore. Dopo esami fisici ha capito che il problema era la relazione tossica, e ha avuto il coraggio di uscirne.
Anna racconta la sua testimonianza di mobbing ricevuto sul lavoro.
Lavoravo nel settore del turismo. L’azienda iniziò a farmi mobbing dopo alcuni mesi dalla mia comunicazione di una seconda gravidanza, con una scusa banale.
Dopo il parto sono iniziati i maltrattamenti: l’hanno obbligata a prendere subito tutte le ore di ferie, le hanno spostato la scrivania lontano dagli uffici, togliendole mansioni e compiti, e ha iniziato ad essere ignorata da tutti i colleghi. Oggi è in causa contro l’azienda, che ha fatto di tutto per mandarla via.
Durante un incontro dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne organizzato dall’associazione Luce per Terni, Erika Lucci ha raccontato la sua storia. Vittima di violenza psicologica e stalking da parte di un’altra donna, riceveva continuamente telefonate, messaggi, pedinamenti, inseguimenti e minacce. La parte peggiore era essere sminuita e colpevolizzata dagli altri. Dopo tanto tempo ha avuto la forza di reagire, e sporgere denuncia.
Amante della lettura, della musica e serie tv addicted, aspiro a diventare scrittrice di romanzi. Nel frattempo coltivo la mia passione scrivendo articoli su ciò che più mi piace: benessere, enogastronomia, cultura e attualità.
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