“Marie Thérèse Walter si impiccò, Jacqueline Roque si sparò, Olga Chochlova e Dora Maar persero la ragione. Solo io sono ancora viva e vegeta”.

Intervistata tempo fa da Panorama, la scrittrice e pittrice Françoise Gilot commentò così la sua condizione di sopravvissuta all’amore di uno degli artisti più famosi della storia, Pablo Picasso. Tante furono le donne che non riuscirono a sopportare una vita lontano da lui, ma per l’amante e musa francese fu un discorso diverso. Lo lasciò non solo per il suo atteggiamento dispotico, ma anche per il bene dei suoi due figli, Claude e Paloma Picasso, che voleva crescessero con un’istruzione adeguata, e non soggiogati dagli insegnamenti del padre.

Paloma Picasso, in particolare, si liberò ben presto dall’influenza di quella figura paterna così ingombrante. Studiò, si specializzò come costumista e creatrice di gioielli, diventando una designer di culto. Una donna forte e indipendente, proprio il contrario dell’idea femminile di suo padre, che era arrivato ad affermare di non sopportare l’idea che una delle sue compagne vivesse più a lungo di lui.

Raccontandosi a Io Donna qualche anno fa, Paloma Picasso ha spiegato di essere grata a suo padre per un nome così simbolico, che in italiano significa colomba. Meno facile è stato però accettare chi, all’inizio della sua carriera, pensava che lei fosse solo “figlia di”. Solo con il tempo e con il successo personale è riuscita a fare i conti con il destino, che le ha donato due genitori così complicati.

In fin dei conti penso che sia stata una fortuna per me avere avuto due genitori così importanti, alla fine si bilanciavano.

Nata il 19 aprile del 1949 a Parigi, fin da piccola è circondata da artisti e suo padre la ritrae in diverse occasioni. La relazione dei suoi genitori è però destinata a finire presto: sua madre, anche lei artista, si sente bloccata dall’esuberanza e dalla gelosia di Pablo Picasso. Così Françoise Gilot ha raccontato la decisione di lasciare il padre dei suoi due figli.

La situazione era diventata davvero insostenibile. Avevo aspettato abbastanza, anche per via dei bambini. Pablo ne voleva addirittura un terzo per tenermi ancora più vicina, però io no. Realizzò poi, invece, la scultura di una donna incinta. Non mi piaceva molto e quando glielo dissi le tagliò i piedi.

Lui pensava che fosse impossibile essere lasciato, ma non andò così.

A un certo punto il suo sadismo mentale era persino peggiore della sua crudeltà fisica: ecco perché il mio amore per lui finì. Non ho mai amato nessuno così intensamente, ma non volevo neppure essere una schiava: se fossi rimasta, i miei figli ne avrebbero risentito negativamente.

Dopo la fine della storia dei suoi genitori, Paloma Picasso vede il padre solo durante le feste. Geloso dell’ex compagna, Picasso fa anche in modo che la carriera di Françoise Gilot non decolli, ostacolando la sua attività di pittrice. Nonostante la situazione complicata, fin da adolescente Paloma Picasso capisce però di voler lavorare in ambito artistico. Appassionata di disegno, dopo gli studi si specializza in design di gioielli e di tessuti. Debutta quindi nel 1968 come costumista, facendosi notare per l’uso creativo di alcune collane di bigiotteria recuperate nei mercatini.

Viene notata anche dal grande stilista Yves Saint Laurent, che le chiede di disegnare una linea di accessori per una delle sue collezioni. Nel 1971 inizia anche a lavorare per il marchio di gioielleria Zolotas. Quando suo padre muore, nel 1973, Paloma accetta di collaborare alla creazione del Museo Picasso di Parigi.

Sul finire degli Anni Settanta, Paloma Picasso ha anche una piccola esperienza come attrice, che le permette di conoscere il drammaturgo argentino Rafael López-Cambil. I due si sposano nel 1978 e per l’occasione lei indossa una creazione di Yves Saint Laurent in rosso, nero e bianco per la cerimonia, mentre sceglie un abito a forma di cuore rosso firmato Karl Lagerfeld per la festa. In quegli anni Paloma è una delle muse dei più importanti stilisti parigini. Due anni dopo, Tiffany & Company inizia a rivolgersi a lei per creare una linea di gioielli che porta il suo nome e che ancora oggi è in vendita. Nello stesso anno crea anche una linea di profumi e di cosmetici.

Dopo il divorzio dal primo marito, nel 1999 Paloma sposa Eric Thévenet, un dottore in medicina osteopatica, con cui ancora oggi vive tra Svizzera e Marocco. Non ha avuto figli, ma per lei non è un rimpianto.

No, anche perché mio marito ha un figlio che adesso ha 23 anni, lo conosco da quando ne aveva 7 e siamo andati sempre molto d’accordo, è un regalo della vita perché a volte uno può mettercela tutta, ma i caratteri non combinano. E invece quando siamo andati ad abitare insieme a Parigi ho fatto dipingere la camera di Alexandre in rosso, e appena lui l’ha vista ha detto: “Ma come hai fatto a sapere che il rosso è il mio colore preferito?” Non l’aveva mai detto a nessuno.

Nel 2010 Paloma Picasso ha celebrato i suoi trent’anni con Tiffany realizzando una collezione di gioielli ispirata a Venezia.

Ho cercato di catturare il muoversi dell’acqua, il mistero di un luogo di cultura, di evocazione, di ricordi. Venezia è una vera città internazionale, la porta dell’Oriente, ma anche un posto vivo che sta sempre in movimento.

Nonostante il rapporto complesso con il suo famoso padre, Paloma Picasso è riuscita a emanciparsi dal suo cognome “scomodo” e a realizzarsi pienamente nella vita.

Penso che oggi una donna abbia tante possibilità, a volte troppe forse, e non è facile trovare un equilibrio. Anch’io quando dovevo girare il mondo continuamente per i miei occhiali e gli accessori, ho cominciato a vestirmi in modo più semplice; nella vita bisogna ogni tanto riassestarsi, capire ciò che è più importante: meno male, se no diventa un cerchio ripetitivo, meglio la spirale aperta.

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