Vera Wang, la "signora degli abiti da sposa", che ha rivoluzionato la moda con eleganza

In oltre 30 anni Vera Wang ha rivoluzionato il mondo bridal, alla ricerca di un solo obiettivo: l'unicità di ogni sposa. E dire che la carriera della stilista newyorchese poteva essere... Su una pista di pattinaggio.

Se pensi all’abito da sposa non puoi che pensare a due nomi: Vivienne Westwood e Vera Wang. Se la prima ha riversato nel proprio stile la vena punk che la caratterizzava, Wang ha invece rappresentato lo spirito avanguardista del mondo bridal, da quando, a partire dal 1990, ha a suo modo rivoluzionato il settore proponendo accostamenti mai azzardati prima di allora, come abiti romantici, eleganti, in tulle spumeggiante, organza di seta e pizzo, gonne voluminose, con corsetti ispirati alla lingerie e dettagli particolari come cinture nere o color blush a evidenziare il punto vita.

Il rosa cipria, del resto, è un suo marchio di fabbrica, al punto da averlo voluto come tema dominante anche alla festa per i suoi 73 anni, il 27 giugno del 2022.

Wang è una stilista di classe ma che ha capito, intelligentemente, l’importanza di essere alla portata di tutte e tutti; per questo, nel 2021 ha accettato di accostare il proprio nome a quello di Pronovias, creando una linea di abiti da sposa dai prezzi decisamente abbordabili. In quell’occasione, parlando della partnership con Vanity Fair, ha ricordato i suoi esordi e cosa l’ha spinta a rivoluzionare in maniera così estrema il settore del bridal:

Quando ho lanciato il mio brand, tra il 1989 e il 1990, gli abiti da sposa dovevano essere per forza di cose ‘in un certo modo’, perlopiù con maniche ampie e gonne svasate e voluminose. Io arrivavo dalla moda e non dall’universo bridal – più precisamente da Vogue e poi da Ralph Lauren – e sentivo di voler dare più libertà di scelta alle future spose. Com’era possibile non avere la possibilità di essere e sentirsi se stesse in una giornata irripetibile come quella del matrimonio? Inoltre, quando si sceglie un abito per il grande giorno, si è sempre immature: è qualcosa che non si è mai fatto, dopotutto, e la maggior parte delle donne non ha uno stile di vita per cui indossare abiti da gala ogni sera.

Wang si è data una sola parola d’ordine: unicità. Quella che ogni sposa, dice, meriterebbe.

Sin dall’inizio della mia carriera nel settore, ho cercato di far sì che l’unicità fosse la priorità assoluta delle mie creazioni, e oggi questa ricerca permette di arrivare a sempre più varie opzioni, perché i ‘ruoli’ si stanno diversificando progressivamente.

Nella stessa intervista ha ricordato anche cosa l’abbia spinta a cimentarsi con il mondo delle spose, rivelando un aneddoto curioso.

L’ispirazione iniziale è stata il mio stesso matrimonio – ha rivelato – Ero sulla soglia dei 40 anni, e ricordo che il mio fidanzato mi disse: ‘Ti prego, non arrivare in versione fashion. Lo sei sempre, vieni all’altare come una sposa’. Ma cosa vuol dire davvero essere vestita come una sposa? All’epoca ero molto impegnata come Design Director per Ralph Lauren e non avevo davvero del tempo libero: trovare un abito da sposa era davvero difficile, e all’epoca era più simile a una ‘divisa’ che a una creazione da sentire come propria. I vestiti da sposa erano quasi tutti di stampo vittoriano, e questo anche per via dei contesti perlopiù religiosi: una cerimonia in spiaggia, con un abito pensato per l’occasione, era assolutamente impensabile, così come un modello minimalista, o con gonna corta. Da creativa nella moda, come potrà immaginare mi sentivo estremamente frustrata.

Ho cercato il mio abito ovunque, da Parigi a Londra, ma non ho trovato ciò che avrei voluto indossare alle mie nozze. Così, ho deciso di disegnarmelo da sola, e farlo realizzare da qualcuno. Mio padre, vedendo la mia iniziativa, realizzò che molte altre donne avevano senza ombra di dubbio le stesse problematiche nella scelta del proprio vestito, e mi propose di finanziare il mio business. La mia risposta è stata: ‘No, grazie! Non voglio un’azienda, sono molto felice da Ralph Lauren’. Tuttavia mi forzò un po’ la mano, perché vide una grande opportunità davanti a me, e sebbene non abbia vissuto abbastanza a lungo per vedere sino a dove sono arrivata, sono molto grata per la possibilità che mi ha dato: quella di essere una creatrice, un’innovatrice. Questa è una delle grandi ispirazioni che mi fa continuare: avere una visione, poterla esprimere e vederla riconosciuta.

Nata a New York da genitori di origine cinese emigrati negli Stati Uniti a metà degli anni quaranta, Vera Wang vanta un passato da sportiva, avendo iniziato a praticare pattinaggio artistico su ghiaccio dall’età di sei anni, sport che l’ha portata anche a competere a livello nazionale alle U.S. Figure Skating Championships. La passione per lo sport è sempre andata di pari passo con quella della moda, visto che la stilista ha affermato in più occasioni di aver cominciato a disegnare abiti sin dall’età di 8 anni, e non essendo riuscita ad accedere alla squadra olimpica di pattinaggio, alla fine ha scelto la sua strada, fino a diventare senior fashion editor per Vogue.

Nella sua carriera ha vestito, tra le altre, Chelsea Clinton, Ivanka Trump, Mariah Carey, Victoria Beckham, Avril Lavigne, Jennifer Lopez, Jennifer Garner, Sharon Stone,Uma Thurman, Kate Hudson, Khloe e Kim Kardashian.

A sorprendere, spesso, di Vera Wang, è anche l’aspetto; al di là del fatto che non sia un particolare merito dimostrare più o meno anni di quanti se ne abbiano, in un mondo, come quello del fashion, in cui l’ageism è particolarmente marcato, è piuttosto facile notare che la stilista sembri decisamente più giovane rispetto ai suoi 74 anni (è infatti nata nel 1949). Oltre a essere indubbiamente in possesso di un’ottima genetica, Wang ha mostrato anche una certa vena ironica, divertendosi in un’occasione a rispondere a un fan che le chiedeva quale fosse il suo “segreto di giovinezza”.

Lavoro, dormire, un cocktail con vodka, poco sole.

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