Home gender gap e bilancio familiare: le donne sono stanche e povere

L'home gender gap è il divario che colpisce uomini e donne nella cura domestica e familiare, a scapito delle seconde, prive di tempo per sé e per la propria carriera, poiché costantemente avviluppate dagli impegni della vita quotidiana. Lo rivela un sondaggio effettuato da Fondazione Libellula, che ha mostrato come la discriminazione di genere sia ancora persistente, soprattutto tra le mura di casa. Vediamone insieme i dettagli.

La spesa da fare, i panni della lavatrice da stendere, i compiti di matematica del figlio, la partita di tennis della figlia, la cena con i parenti… Suona familiare? Certo che sì, perché riguarda la maggior parte delle donne coinvolte in una relazione eterosessuale – sia questa una convivenza o un matrimonio -, senza distinzione di età, provenienza e lavoro.

Si chiama “carico mentale“: coniata nel 1984 dalla sociologa Monique Haicault, l’espressione si riferisce alla tendenza – o, meglio, in alcuni casi vera e propria “costrizione” – delle donne a farsi carico, appunto, di tutto ciò che riguarda la cura domestica e familiare, dalla pulizia della casa all’educazione dei figli. Senza dimenticare, in questo scenario già piuttosto costipato, la propria carriera e il conseguente impegno professionale, che porta inevitabilmente ad accumulare quantità di stress e malessere esacerbate e intollerabili.

Il carico mentale è, senza dubbio, uno dei segnali più palesi e allarmanti dell’home gender gap, ossia il divario che colpisce uomini e donne all’interno delle mura domestiche, e che aggrava in maniera notevole quello già esistente all’esterno, nella società. Ma di che cosa si tratta, nello specifico? Scopriamolo insieme.

Che cosa si intende per home gender gap?

Per home gender gap si intende, dunque, la differenza che riguarda gli uomini e le donne – di una coppia e/o di un matrimonio – nell’impegno e nello sforzo profusi nella cura della casa e dei figli. In poche parole: le donne dispiegano molto più tempo ed energia tra le mura domestiche rispetto agli uomini, focalizzati perlopiù sulla propria carriera e il proprio tempo libero.

A rivelarlo, dati alla mano, è stato il sondaggio condotto da Fondazione Libellula, “LEI” (acronimo di Lavoro, Equità e Inclusione), che ha messo in evidenza la discriminazione di genere che si registra non solo all’esterno, ma anche all’interno dell’ambito familiare, a scapito dell’indipendenza e della cura di sé delle donne coinvolte.

In base alle testimonianze raccolte dal survey, infatti, 3 donne su 4 (il 76%) si dichiarano infelici e insoddisfatte del modo in cui viene ripartito il lavoro domestico, mentre una su 2 afferma di dedicarsi esclusivamente ai figli, poiché impossibilitata a occuparsi di altro e privata del supporto del partner – contro l’appena il 2% degli uomini.

Un quadro desolante, aggravato dalla pandemia, che ha visto molte donne rinunciare alla propria carriera in virtù della cura domestica e della prole.

Donne e lavori domestici

Che cosa ne consegue? Che il tempo dedicato alla cura di sé, al proprio tempo libero e alla propria crescita professionale è ridotto al minimo – se non completamente assente -, facendo risultare inficiato e altamente sacrificato l’equilibrio tra la vita privata e quella lavorativa delle donne.

Lo dimostra, ancora una volta, il sondaggio “LEI”, effettuato su più di 4.300 donne lavoratrici italiane, tra operaie, libere professioniste, dirigenti e impiegate. Come spiega Giuseppe Di Rienzo, direttore generale di Fondazione Libellula:

Il tempo delle donne è essenzialmente tempo speso per gli altri. Ed è proprio nella vita di tutti i giorni che possiamo cogliere i segnali di discriminazione e di violenza: dobbiamo solo aprire gli occhi e ascoltare chi è accanto a noi sul luogo di lavoro o negli spazi di condivisione, dobbiamo imparare a osservarci e ad ascoltarci nelle nostre azioni quotidiane per superare il gap e gli stereotipi che limitano le donne anche in famiglia.

Le donne, quindi, nella maggior parte dei casi, trascorrono più tempo a prendersi cura degli altri piuttosto che di se stesse, anche a causa di retaggi e stereotipi di genere che vedono le donne come le uniche designate a occuparsi di tutto ciò che concerne la dedizione domestica e la premura nei confronti di figli e parenti. Aumentando, così, la forbice della discriminazione già notevolmente evidente e pervasiva nella società odierna.

Home gender gap e bilancio familiare

Ma c’è un altro fattore preoccupante che il sondaggio ha reso evidente: il peso minimo – o, anche qui, assente – delle donne nel bilancio familiare e nelle decisioni finanziarie. Nonostante trascorrano la gran parte del proprio tempo nel recinto degli obblighi domestici – svolgendo, di fatto, un vero e proprio lavoro, ma senza retribuzione -, le donne sembrano, infatti, avere ancora pochissima voce in capitolo in merito alla gestione delle finanze condivise.

Solo il 9,3% delle intervistate afferma di ricoprire un ruolo di responsabilità nelle decisioni economiche che riguardano la casa e la famiglia nel complesso. Nel restante dei casi, invece, tali scelte sono ancora appannaggio degli uomini, ai quali continua a essere delegato il compito di “protezione” e “sostentamento” del nucleo familiare.

E anche quando la gestione è condivisa con il proprio compagno, quest’ultima pare essere incentrata più sul breve che sul lungo termine, privando, in questo modo, le donne di una prospettiva pensionistica adeguata. Continua Di Rienzo:

I risultati dell’indagine dicono che la discriminazione parte dalle mura domestiche. Deve indurre a riflettere il fatto che molte donne ricoprano ruoli di responsabilità sul lavoro mentre a casa la loro opinione sulle questioni finanziarie conti meno. Come sta avvenendo nel mondo professionale, serve creare una cultura condivisa per raggiungere una piena equità anche in casa, che permetta alle donne di dedicare tempo a se stesse e di essere protagoniste della vita economica familiare.

Come superare l’home gender gap?

Come afferma il direttore generale di Fondazione Libellula, è, perciò, necessaria una rivoluzione copernicana in ambito culturale e sociale, che sia in grado di far comprendere l’importanza della condivisione e della parità, anche tra le mura familiari.

Sono proprio in queste ultime, infatti, che tutti dovremmo sentirci accolti, protetti e ascoltati, ma ciò non può essere possibile se la disparità a livello di impegno e cura è così sproporzionato. È, allora, necessario un lavoro di sensibilizzazione massivo e pervasivo, che intervenga in tutti gli ambiti della società, decostruendo retaggi, pregiudizi e stereotipi di genere tossici e antiquati.

A partire dalle nuove generazioni, le più “plasmabili” in questa direzione, sulle quali è ancora possibile intervenire sia mediante campagne ad hoc, sia attraverso gli insegnamenti scolastici e gli esempi che possono essere offerti tra le stesse mura domestiche. Tutti abbiamo lo stesso valore, e tutti abbiamo il diritto di riposarci, dedicarci alle nostre passioni e non farci avviluppare dagli impegni quotidiani. Anche a casa nostra.

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