Si è spenta il 17 ottobre 2022 Rita Calore, la madre di Stefano Cucchi, il ragazzo massacrato di botte il 22 ottobre 2009 mentre si trovava agli arresti. A darne notizia, lo scorso anno, fu Fabio Anselmo, l’avvocato che ha accompagnato Ilaria Cucchi in una faticosa ed estenuante ricerca della verità, attraverso un post.

Non ce l’ha fatta. Questa mattina Rita Calore si è arresa per andare a riabbracciare Stefano. Il figlio mai perduto. Lo scrivo con tanta emozione e mi stringo a Giovanni ed #Ilaria. Non mi viene altro da dire a questa grande famiglia

Calore nel 2019 aveva scoperto di avere un tumore, probabilmente trascurato proprio perché impegnata nel dare giustizia al figlio, assieme alla figlia, Ilaria Cucchi.

Lei che, durante l’udienza nel processo sui presunti depistaggi seguiti alla morte di suo figlio, nel 2020, aveva dichiarato:

Stefano aveva una vita davanti, poi è successo quello che è successo. Stefano aveva avuto dei problemi e aveva frequentato la comunità di recupero per 4 anni, ne era uscito benissimo, lavorava col padre, si stava ricostruendo una vita. Nei mesi che hanno preceduto il suo arresto e la sua morte, era tornato quello che era sempre stato da piccolo e da adolescente. Stefano stava benissimo, si alzava la mattina e andava a correre, passava in chiesa per dire una preghiera. Andava al lavoro da mattina a sera e poi in palestra. Erano anni che non soffriva più di crisi epilettiche.

Ha aggiunto che su suo figlio è stato “detto di tutto e di più. Sono state detto cose inventate e inaccettabili, che era anoressico, che era sieropositivo. Cose dette per fare male a noi e a Stefano. Stefano mangiava, curava l’alimentazione per via dello sport che praticava, il pugilato”.

Il giorno dell’arresto, ha raccontato, era stato a cena da loro.

Questa storia ci ha distrutto fisicamente e economicamente: abbiamo passato momenti terribili, abbiamo chiesto prestiti in banca per far fronte alle spese del processo. Il lavoro ne ha risentito, lo studio, dove lavorava anche mia figlia Ilaria, è andato sempre peggio, alcuni nostri dipendenti sono andati via. Per dieci anni non ho mancato un’udienza, poi mi sono ammalata prima io, poi mio marito.

Ha anche ricordato il giorno in cui ha visto il corpo senza vita di Stefano.

Ci fecero vedere il cadavere dietro una teca di vetro. E io che lo avevo partorito, per una frazione di secondo ho fatto fatica a riconoscerlo. Aveva un lenzuolo sul corpo, era coperto fino al collo, era uno scheletro, con gli occhi mezzi aperti, la bocca aperta. Solo dopo abbiamo scoperto il resto del corpo, con le fratture dietro la schiena. C’erano tantissimi poliziotti lì e ne ricordo uno che girava intorno alla teca scuotendo la testa come a dire ‘non è possibile. Davanti a quel corpo abbiamo giurato che verità e giustizia sarebbero venute fuori. Poi arrivò la decisione di rendere pubbliche le foto del suo corpo, all’inizio ero contraria ma se non avessimo pubblicato le foto nessuno ci avrebbe creduto. Leggevamo le cattiverie più nere.

Abbiamo imparato a conoscere il nome di Rita Calore, e della famiglia Cucchi, nei dieci anni che sono stati necessari per arrivare alla verità, per confermare che quel ragazzo di appena 31 anni non era morto di epilessia, come inizialmente qualcuno voleva far credere, né per un volo accidentale giù dalle scale.

Nonostante gli insabbiamenti, i depistaggi, le falsità e l’odio riversato sulla famiglia Cucchi in tutto questo tempo Calore non ha mai ripagato con la stessa moneta i suoi detrattori.

Noi… Odio proprio niente – ha detto in un’intervista – Neanche vendetta. Noi lo abbiamo sempre detto dall’inizio. Vendetta e odio non fanno parte della famiglia nostra, assolutamente. Quello che ti fa rabbia è che per una manciata di questa gente che non è degna di portare la divisa venga infangato il nome di tutti, e questo non è giusto. Non è giusto. È quello che ho sempre detto dall’inizio: chi sa parli, anche fra i colleghi perché non è giusto. Se tu vedi un collega che si comporta male, lo devi denunciare.

Se c’è una cosa che deve rimproverare, ha poi aggiunto, semmai, è a se stessa:

Gliel’ho fatto portare via quella sera. Soltanto quello dico. Poi, col senno del poi, ammanettato, per venti grammi d’erba. Quando ho visto Stefano all’obitorio, massacrato, mi sono girata verso i poliziotti, non ti dico quanti ce n’erano, con la paura chissà noi cosa dovevamo fare là. L’unica cosa che gli ho detto: «Per venti grammi d’erba». Ai grandi spacciatori che succede allora? E ti posso assicurare che c’erano poliziotti che hanno abbassato la testa, passavano intorno alla teca dove stava Stefano e scuotevano la testa, come per dire: ‘Non è possibile’.

Ad aggiungere la beffa su un destino già non tenero, nel 2019, Rita Calore ha scoperto di avere un tumore: un cancro fermo lì da anni, trascurato proprio per rincorrere la verità per suo figlio.

Lo sai i medici che cosa mi hanno detto? Che sono dieci anni che me la porto avanti, io l’ho scoperto sette mesi fa – ha dichiarato nel 2019 – Bisogna pure dire che non mi sono fatta mai controlli, che me la sono cercata, questo va detto, però i miei pensieri erano altri. Però quando quel medico mi disse: signora… Adesso dico, così all’improvviso, in sette mesi? ‘Signora, lei come minimo sono dieci anni che se lo porta dietro’.

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