Turismo ad alta quota, turismo marittimo, turismo d’affari, turismo culinario, turismo culturale… e turismo LGBTQI+ friendly. Da qualche anno a questa parte, infatti, è aumentata la sensibilità nei confronti di tutte le frange della popolazione, anche quando si viaggia e si visitano posti inediti.

E, soprattutto in occasione del Pride Month, è più che mai fondamentale parlare di quella che la AITGL – Associazione Italiana del Turismo Gay & Lesbian definisce la “cultura dell’accoglienza indiscriminata”: una cultura, cioè, che si impegna eticamente nel garantire ospitalità e soluzioni turistiche attente alla comunità LGBTQI+ e a tutti i suoi membri. Affinché nessuno si senta escluso, nemmeno in vacanza.

Vediamone i dettagli.

Turismo LGBTQI+ friendly: una definizione

Per turismo LGBTQI+ friendly si intende un tipo di turismo rivolto alla comunità LGBTQI+ (acronimo di Lesbian, Gay, Bisexual, Trans, Queer, Intersexual e tutto ciò che esula da tali definizioni).

Settore in costante crescita, il turismo LGBTQI+ friendly ha visto il suo picco verso la metà degli anni ‘90, affinandosi, decennio dopo decennio, nel ventaglio di proposte, soluzioni vacanziere e hotel da offrire ai fruitori LGBTQI+.

Prerogativa essenziale di tale tipo di turismo è, appunto, il comfort, la serenità e, in particolar modo, la certezza di recarsi in alberghi e posti di villeggiatura in cui vi sia una totale assenza di discriminazione e viga, al contrario, il massimo rispetto e l’autentica accettazione nei confronti di tutti gli individui.

Di qui, la nascita di tour operator, agenzie di viaggio, linee aeree e di crociera ed enti del turismo, regionali e nazionali, particolarmente attenti a promuovere soluzioni vacanziere specifiche per la comunità LGBTQI+, segnalando bar, spiagge, locali, ristoranti e hotel apertamente “friendly” e alleati.

Numeri e dati del turismo LGBTQI+

Secondo i dati della ricerca GFK – Eurisko, riportati su Formazione Turismo, il volume di introiti provocato dal turismo LGBTQI+, in Italia, si attesta intorno ai 2,5 e i 2,7 miliardi di euro annui, rappresentando circa il 7% di quello complessivo.

In Europa, invece, in base a un’indagine condotta dalla GETA – Gay European Tourism Association, la capacità di spesa turistica operata dai membri della comunità LGBTQI+ è pari ai 48/52 miliardi di euro.

Nel resto del mondo, infine, il turismo LGBTQI+ caratterizza il 10% di quello totale, con casi eclatanti come quelli degli Stati Uniti e del Canada, dove i turisti LGBTQI+ sono circa 25 milioni e posseggono un potere d’acquisto di 835 miliardi di dollari, di cui 65 miliardi spesi proprio in viaggi.

Dalle indagini, dunque, si evince che il turista LGBTQI+ europeo svolge dalle due alle cinque vacanze all’anno, ha ottime capacità di spesa, ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni (sebbene anche la fascia 18-24 sia in progressiva crescita) e preferisce agriturismi, ville e appartamenti di lusso e alloggi moderni e/o di design.

Come precisa su ANSA Alessio Virgili, presidente AITGL e ambasciatore italiano IGLTA:

Ogni persona ha il diritto di fruire di un’offerta turistica a propria misura, in modo da trarre piacere e beneficio dal soggiorno lontano da casa, in piena autonomia e semplicemente essendo se stesso senza il rischio di essere deriso o addirittura discriminato.

E continua:

Si tratta di un’attestazione necessaria e importante per il nostro Paese: dobbiamo, infatti, riflettere su una realtà inconfutabile, che non può più basarsi su generiche formule di accoglienza, perché il 7% della popolazione mondiale appartiene a questa comunità (con un fatturato di 3 miliardi e 200 milioni l’anno) che rappresenta un target in costante crescita, con grandi capacità di resilienza e abituata a viaggiare, quindi desiderosa di ritornare a queste consuetudini.

Le caratteristiche di un alloggio LGBTQI+ friendly

Ma quali sono le caratteristiche che un alloggio LGBTQI+ friendly dovrebbe possedere? A livello logistico, nessuna di sostanziale differenza rispetto agli alloggi “canonici”.

Ciò che cambia drasticamente è, invece, la percezione degli ospiti LGBTQI+, che in residence, alberghi e hotel friendly hanno la fondata certezza di trovarsi in luoghi “safe”, che aborriscono la discriminazione, i pregiudizi, i soprusi e la mancanza di rispetto.

Il soggiorno previsto del turismo LGBTQI+ friendly, quindi, offre, a livello di accoglienza, la medesima qualità di servizio e gentilezza che riserverebbe a chiunque altro, con la sola differenza – per niente irrilevante – di garantire ospitalità ai propri clienti a prescindere dall’identità di genere e dall’orientamento sessuale degli stessi.

Ad arricchire la permanenza, inoltre, vi è anche la proposta di ristoranti, discoteche, spiagge, quartieri e qualsiasi altro posto della città o del paese di villeggiatura che si dichiarino apertamente LGBTQI+ friendly, e nei quali, perciò, si sia certi del trattamento rispettoso e affabile – e non discriminatorio – riservato ai membri della comunità.

Le destinazioni LGBTQI+ friendly in Italia

In questo senso, l’Italia è sicuramente una delle mete più apprezzate per il turismo, anche LGBTQI+ friendly. A dissuadere i turisti arcobaleno, tuttavia, vi sono i frequenti episodi di omobitransfobia che ancora costellano le nostre città.

Come spiega ancora Alessio Virgili, sempre su ANSA:

Il turista che viene in Italia vuole sentirsi sicuro, vuole poter soggiornare in una struttura dove non rischia di essere discriminato e dove ci si rivolga apertamente al proprio universo, così da poter soddisfare il bisogno di legittimazione sociale, dove il personale sia in grado di suggerire eventi o luoghi LGBT in città o dove vengano realizzati pacchetti anche per le coppie gay.

Da tale punto di vista, le mete più inclusive per i turisti LGBTQI+ sono, senza dubbio: Bologna, tra le prime città italiane ad avere un centro gay e capitale politica del movimento LGBT in Italia; Torino e Milano, tra le più accoglienti e attive; Lido di Dante, ossia l’unica spiaggia nudista di Ravenna.

E poi, ancora: Firenze, meta del Gran Tour gay dell’anteguerra e tra le prime città in assoluto ad aprire locali gay; Roma, centro riconosciuto a livello nazionale per il suo attivismo LGBT; Torre del Lago Puccini, fulcro del progetto Friendly Versilia e ricca di spiagge e discoteche apertamente gay o gay-friendly.

Per quanto riguarda il Sud, infine, si distinguono: Catania, caratterizzata da un dinamico intrattenimento per la comunità LGBTQI+; Gallipoli, con spiagge e locali attrezzati e serate a tema; Palermo, da sempre culturalmente aperta alla diversità e sede di uno dei primi gay pride italiani; Napoli, similare, per apprezzamento e attività, a Roma; e Noto, la cui località balneare di Eloro è ormai un punto di riferimento per il turismo LGBTQI+, nazionale e internazionale.

Le destinazioni LGBTQI+ friendly nel mondo

E nel mondo? Tra le mete più apprezzate vi è, senza dubbio, New York, con il suo celebre quartiere gay, il Greenwich Village, dove ha visto la propria nascita il Movimento di liberazione omosessuale e i celeberrimi Moti di Stonewall.

Sempre nello Stato di New York vi è, poi, Fire Island, da decenni nota ormai come la “spiaggia gay” di New York, mentre sulla costa opposta troviamo San Francisco, il cui quartiere di Castro è sede di una delle comunità gay più grandi al mondo.

Sempre oltreoceano spiccano anche San Paolo, in Brasile, che ogni anno ospita il gay pride più grande a livello internazionale, e Puento Vallarta, in Messico, Toronto, in Canada, e Buenos Aires, in Argentina.

In Europa, invece, le mete più gettonate sono, sicuramente: Amsterdam, per anni la capitale gay europea; Barcellona, Madrid, Mykonos e Berlino, note per i quartieri omosessuali e la vita notturna particolarmente vivida; Colonia, famosa per la sua vivace comunità lesbica; Copenaghen e il suo quartiere gay “Soho”; Gran Canaria, Ibiza, Parigi e, naturalmente, Londra, poli nevralgici del turismo gay proveniente da tutto il mondo; e, infine, l’isola greca di Lesbo, destinazione internazionale per la comunità lesbica (vi dice qualcosa Saffo?).

Insomma, non c’è che l’imbarazzo della scelta!

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