Craftivism, sicure che disprezzare i 'lavori domestici' sia femminista?
Il craftivism è il movimento mondiale nato dall'intreccio tra artigianato e attivismo che vuole cambiare il mondo un punto alla volta.
Il craftivism è il movimento mondiale nato dall'intreccio tra artigianato e attivismo che vuole cambiare il mondo un punto alla volta.
Scopriamo in cosa consiste.
Il termine craftivism, costituito dall’unione delle parole inglesi craft (artigianato) e activism (attivismo), è stato coniato da Betsy Greer nel 2003 che lo definisce come:
[…] un modo di vedere la vita in cui dare voce alle opinioni attraverso la creatività rende la tua voce più forte, la tua compassione più profonda e la tua ricerca di giustizia più infinita.
Nel Craftivism manifesto il craftivist è chi utilizza l’artigianato in nome di un bene, una causa comune o, contrariamente, lotta contro un male sociale, facendo sentire la propria voce in modo pacifico e inclusivo. Craftivism è quindi il movimento che, promuovendo le tradizioni dell’artigianalità, sprona le persone a sfidare le ingiustizie, a trovare soluzioni creative ai conflitti e a muovere la coscienza sociale.
Che il punto croce o il lavoro a maglia ad esempio, siano considerati da sempre “roba da donne” non è nulla di nuovo, ma il craftivismo vuole sdoganare questo pregiudizio sovvertendolo, rendendo l’artigianato uno strumento di protesta pacifico, proattivo e politico a livello globale.
A supportare questa visione è anche il concetto per cui il craftivism possa contribuire in modo positivo allo sviluppo di un mondo migliore proprio per il suo carattere inclusivo e pacifico:
Creiamo per connetterci oltre noi stessi. – spiega Betsy Greer – Sia che ci colleghiamo con qualcuno della porta accanto o dall’altra parte del mondo. Quando [l’artigianato e l’attivismo] sono usati come una forza congiunta, possono iniziare a sfidare lentamente a cambiare le cose. A volte la gente si chiede se l’artigianato può salvare il mondo. Nel breve periodo, forse no. Tuttavia, nel lungo periodo, più persone diventano consapevoli di come gli oggetti utilitaristici sono fatti a mano, più persone sceglieranno di usare oggetti di provenienza e produzione etica.
Così si passa da modalità di protesta tradizionali come petizioni e striscioni, al knit-in, pupazzi di cartapesta e ai corsi di artigianato per bambini, tutti modi per trasformare l’energia della protesta in una forza più positiva e utile.
All’interno del Craftivist’s manifesto stilato dal Craftivist Collective, troviamo chiaramente gli obiettivi del movimento:
Ma cosa ne sarà del craftivism in futuro? Grazie all’utilizzo dei social media è ragionevole pensare che il movimento si evolverà ulteriormente continuando a guadagnare in partecipazione, soprattutto se pensiamo che molte persone non si sentono a loro agio nell’aderire all’attivismo “tradizionale” con partecipazioni pubbliche, e in questo movimento trovano il modo ideale per esprimersi.
Il craftivismo integra aspetti dei movimenti ambientalisti e anticapitalisti utilizzando la natura sociale ed espressiva del crafting per comunicare solidarietà, empowerment e azione. C’è un legame di lunga data poi, tra craftivismo e femminismo.
Le pratiche di artigianato o “arti domestiche” esistono da sempre nella sfera privata, dove le donne lavoravano a maglia o col telaio per realizzare coperte o vestiti per la famiglia. Questa attività, oltre ad essere relegata alla mera dimensione domestica e quindi non retribuita, non veniva in alcun modo rispettata dal patriarcato, che anzi ipocritamente ne rivendicava l’appannaggio femminile, mantenendo le donne “al loro posto”.
Dall’altro lato, essendo escluse dal mondo delle belle arti, l’artigianato e i lavori domestici rappresentavano l’unico mezzo attraverso il quale esprimere la propria creatività. Inoltre, dovendo insegnare alle proprie figlie come rassettare un calzino, piuttosto che ricamare una tovaglia, le donne della famiglia avevano totale libertà e controllo su queste attività.
Taglio e cucito iniziano ad assumere una significato diverso quando le donne si ritrovano assieme occasionalmente: raccontare le proprie vite e le proprie lotte personali, tra una sferruzzata e l’altra, spiana così la strada verso una forte presa di coscienza generale, un senso di consapevolezza della propria condizione e oppressione, che sarà fondamentale per il femminismo della seconda ondata.
La rivendicazione dei lavori domestici avviene per opera del femminismo della terza ondata, nell’ottica da un lato di riqualificare, rinnovare queste attività (ribattezzandole nel loro complesso “new domesticity”) e dall’altro promuovendo il diritto delle donne di esprimersi in totale libertà attraverso l’artigianato anche fuori dalle mura di casa: iniziano così a formarsi dei veri e propri circoli che, armati di ferro e gomitoli, svolgono la propria arte di protesta dei luoghi pubblici.
Un esempio tra tutti? L’Anarchist Knitting Mob, l’evento organizzato dal collettivo Massive Knit per onorare la morte dell’attivista e urbanista Jane Jacobs che ha decorato pali della luce, panchine e alberi con fili colorati e opere inedite.
Chi c’è dietro al craftivism? Ecco chi sono i principali attivisti del movimento:
Per scoprire qualcosa in più sul craftivismo, ecco le letture che vi consigliamo:
Lettrice accanita, amante dell'arte e giornalista. Ho da sempre il pallino per la scrittura.
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