Solo l'empatia può salvarci dalla violenza di questi tempi
Partecipare alle altrui sensazioni e condividere le sensazioni del prossimo: la chiave per uscire dall'odierno clima d'indifferenza e violenza è l'empatia.
Partecipare alle altrui sensazioni e condividere le sensazioni del prossimo: la chiave per uscire dall'odierno clima d'indifferenza e violenza è l'empatia.
La parola empatia deriva dal greco: “sentire dentro”. Nell’antichità il termine veniva adoperato per indicare il rapporto emozionale tra cantori e pubblico. Poi si è evoluto nel corso dei secoli. A fine Ottocento Robert Vischer, studioso di arti figurative, lo adoperò per problematiche estetiche. Il riferimento era alla capacità della mente umana di cogliere il valore simbolico della natura. Il passo successivo è stato l’accostamento del termine alla sfera dei rapporti umani: in età contemporanea ha preso a indicare la caratteristica di quelle persone che con grande sensibilità entrano in tale sintonia col prossimo da comprenderne a pieno i sentimenti, quasi facendoli propri.
Semplificando: l’empatia è il saper mettersi nei panni dell’altro, percependone sensazioni, emozioni, pensieri, stati d’animo, preoccupazioni, tensioni. E mettersi nei panni dell’altro è di fondamentale importanza per educare alla risoluzione dei conflitti, a gestire l’aggressività e a prevenire comportamenti violenti. L’empatia permette un avvicinamento alla prospettiva degli altri e alla ricezione dei loro bisogni. Si abbattono così pregiudizi e stereotipi. Inoltre si favorisce un ambiente sicuro, dove esprimersi liberamente ed essere se stessi senza paure. Una corretta gestione delle emozioni e un sano confronto con i modelli sociali e comunicativi permettono di superare comportamenti malati e relazioni distorte.
Per questo l’empatia è una risorsa importante soprattutto in un momento storico-sociale complesso come quello attuale, pervaso di violenza e aridità.
L’empatia permette di percepire i segnali emotivi degli altri. L’intelligenza emotiva è invece lo strumento che consente di interpretare quei segnali, dare loro dei significati, capirne le cause. Il concetto fu inizialmente definito dagli studiosi Peter Mayer e John Salovey come:
la capacità di percepire emozioni, accedere a esse e saperle generare per sostenere il pensiero razionale, comprendere sentimenti altrui e saperli gestire in modo da promuovere la crescita intellettuale ed emotiva.
Successivamente Daniel Goleman nel libro Intelligenza Emotiva ha ampliato il concetto, identificandolo come:
la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, di motivare noi stessi e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali.
L’empatia è fondamentale per instaurare relazioni costruttive. Evidente è la deriva negativa e aggressiva che hanno preso le relazioni oggi, quelle ‘reali’ e quelle virtuali. Basta osservare i social: domina la violenza.
Che meccanismo scatta? Leggo qualcosa che mi indigna perché contrario al mio modo di pensare, provo rabbia e frustrazione ed esterno tutto attraverso commenti forti dai toni aggressivi. Se qualcuno mi fa notare che sbaglio e che ho torto la rabbia cresce e devo sfogarla in modo ancora più violento. Ecco che scattano le offese, anche dirette, cercando spunti per attaccare l’altro documentandosi sulla sua vita privata. Se tra i commentatori qualcuno si leva in mia difesa, dichiarando che la pensa come me, mi sento forte e giustificato. Ecco che la violenza e l’aggressività si moltiplicano e si fa rete: tutti compatti nell’uso della violenza. Dal virtuale al reale il passo è breve: mi sentirò autorizzato a comportarmi ugualmente anche a scuola, a lavoro, tra amici, in famiglia.
Si tratta di una totale cecità verso l’altro che potrebbe essere definita analfabetismo emotivo, che scatta quando non si sviluppa l’intelligenza emotiva. Si diventa incapaci di riconoscere e controllare le proprie emozioni e quelle altrui, non si prova compassione, non si prova empatia, divenendo freddi e aggressivi. Senza intelligenza emotiva si è privi di empatia, importante per relazioni (reali o virtuali) sane. Chi la possiede sa invece riconoscere le emozioni proprie e quelle del prossimo, le rispetta, le difende, le sa gestire.
Alti livelli di intelligenza emotiva consentono di sviluppare empatia verso gli altri, mettersi nei loro panni. Quando viene meno si cade in un’indifferenza che sfocia in violenza fisica e verbale. Il passo al bullismo è breve. L’altro è un nemico, merita la mia violenza perché non la pensa come me.
L’empatia è un’abilità comunicativa che avvicina al prossimo, favorisce la connessione tra le persone le quali instaurano una comunicazione molto più sincera e profonda. Benché sia una caratteristica innata, esistono dei modi per coltivarla, incentivando quelle connessioni.
L’arricchimento che deriva dall’empatia è ben spiegato dal corto realizzato per la Fondazione Empatia di Milano: l’empatia è rappresentata come un uomo grigio che cammina per strada. Da ogni persona che incontra e a cui si rivolge nasce un colore. Ogni incontro è prezioso, è un arricchimento reciproco: qualcosa si prende e qualcosa si lascia di sé.
Le persone empatiche hanno tratti caratteriali comuni, che li rendono riconoscibili e simili tra loro. Vediamo i principali.
Gli empatici riescono a percepire con grande partecipazione gli stati d’animo altrui. Per questo, oltre a essere feriti più facilmente, hanno anche una maggiore propensione all’ascolto.
Entrando in così grande sintonia col prossimo, l’empatico ne assorbe anche gli stati d’animo negativi. E la sua sensibilità lo porta a volte a farsi condizionare dalle negatività altrui.
Gli empatici sono principalmente persone introverse, che interagiscono con difficoltà, soprattutto in gruppi vasti di persone. Preferiscono avere contatti e legami stabili con poche selezionate persone alla volta. Infatti non trascorrono molto tempo in pubblico o tra la folla, i rumori li irritano. Il loro modo di ricaricare le energie è stare in solitudine o trascorrere tempo libero in mezzo alla natura.
Le persone empatiche hanno un cuore grande e sono propense all’altruismo. Identificandosi nel prossimo e condividendone gli stati d’animo, si adoperano molto per chi è in difficoltà, a costo anche di sacrificarsi personalmente. Diffondere solidarietà e altruismo permetterebbe di riportare nel mondo parte di quella positività oggi sommersa dalle violenze.
Giornalista e speaker radiofonica, scrivo tanto e chiacchiero ancora di più. Eterna indecisa e inguaribile romantica, vivo la vita in un precario equilibrio tra pessimismo cosmico e sincero entusiasmo.
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