Le 72 persone morte nell'incendio di Grenfell: quando l'avidità dei ricchi uccide

Il 14 giugno 2017 un devastante incendio distrusse i 24 piani della Grenfell Tower a Londra, uccidendo 72 persone, tra cui Marco Gottardi e Gloria Trevisan. Cosa ha a che fare questa tragedia con l'emarginazione e la discriminazione delle minoranze?

Nelle primissime ore del 14 giugno 2017, settantadue persone morirono a Londra in un devastante incendio che travolse la Grenfell Tower, un grattacielo abitativo a ovest della città.

Allertati poco dopo l’una di notte, più di 200 vigili del fuoco e 40 autopompe tentarono di spegnere l’incendio dei 24 piani a North Kensington e salvare più vite possibile, riuscendo a domare le fiamme solo il giorno successivo, dopo che il fuoco aveva distrutto 151 case, sia nella torre che nelle aree circostanti.

Un’indagine della BBC, lanciata immediatamente dopo la tragedia, evidenziò fin da subito una serie di dubbi circa la problematiche strutturali che avevano ostacolato gli sforzi dei vigili del fuoco. Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, dichiarò infatti nei giorni successivi che i pompieri erano riusciti a raggiungere soltanto il 12 ° piano dell’edificio.

La notizia ebbe grande clamore anche in Italia, perché fra le vittime ci sono due nostri connazionali, i fidanzati Marco Gottardi e Gloria Trevisan.

La notte tra il 13 e il 14 giugno, i due ragazzi morirono all’interno del loro appartamento al 24esimo piano, obbedendo all’ordine che venne dato ai residenti dai pompieri di restare negli alloggi, telefonando alle rispettive famiglie per dire loro addio una volta realizzato che non ci sarebbe stato più nulla da fare.

L’incendio fu innescato dal corto circuito di un frigorifero difettoso;  le fiamme raggiunsero poi il rivestimento esterno dell’edificio propagandosi a una “velocità terrificante” verso i piani superiori. La struttura era dotata di un’unica tromba di scale.

I dubbi

Documenti dell’indagine BBC suggerirono immediatamente che il rivestimento montato durante la  ristrutturazione dell’immobile era stato cambiato in una versione più economica. Da un materiale in zinco, originariamente proposto per la copertura dell’edificio, era stato utilizzato un tipo di rivestimento in alluminio, meno resistente al fuoco, con un risparmio di quasi £ 300.000 per il council di Kensington & Chelsea.

Un rivestimento di questo tipo può creare delle cavità, che in alcuni casi possono dare vita a quello che in gergo ingegneristico si chiama “effetto camino”: si attirano le fiamme nella cavità fra il rivestimento e la parete originale, a meno che non si frappongano tra questi altre barriere.

Il Dipartimento per le comunità e il governo locale ha affermato, in seguito, che i pannelli di alluminio con un core in polietilene non dovrebbero essere utilizzati come rivestimento su edifici di altezza superiore a 18 m.

Ma allora perché sono stati utilizzati per la ristrutturazione della Grenfell Tower? 

Il miglioramento dell’immobile, con un budget di circa 8,6 milioni di sterline, faceva parte di una più ampia trasformazione del quartiere; i lavori hanno incluso un nuovo rivestimento esterno, finestre sostitutive e un sistema di riscaldamento comune.

Cambiamenti imposti e richiesti  dalla gentrificazione (cambiamento socioculturale di un’area urbana tramite acquisto di immobili, con conseguente aumento del prezzo delle case sul mercato) del bourough, con successiva spinta di tutta la parte non bianca, non british e non ricca della popolazione nell’area appunto della torre di Grenfell.

Chi sono i responsabili?

Innanzitutto, la società di ingegneria e produzione Arconic ha fornito uno dei suoi prodotti, il Reynobond PE (polietilene), utilizzato come “componente del sistema di rivestimento generale” della Grenfell Tower. La BBC ha anche rivelato che Arconic non ha comunicato agli organismi britannici di regolazione i risultati reali dei test effettuati sui pannelli di alluminio utilizzati a Grenfell.

Kingspan, azienda produttrice dei pannelli isolanti sotto accusa, ha rivelato di aver venduto il prodotto nonostante i test antincendio falliti. Celotex, ancora altro produttore di isolanti, ha “falsato” un test per mantenere i pannelli problematici sul mercato. Test effettuati da BRE (privatizzato dal 1997) a pagamento.

A processo c’è anche Whirlpool, marca del frigorifero da cui è partito l’incendio al quarto piano del grattacielo, e poi Rydon per quanto riguarda gli appalti, Exova (ingegneri anti incendio), gli stessi Vigili del Fuoco e ovviamente il Dipartimento dell’immigrazione, della sicurezza e della costruzione degli alloggi per le comunità.

L’inchiesta ha stabilito che i dipendenti Celotex dichiarano già nel 2013 che “in caso di incendio il materiale sarebbe andato a fuoco”. Intercettazioni simili sono state registrate anche per Kingspan e Arconic.

Ci sono poi responsabili interni alle aziende che hanno ammesso forti pressioni esterne per truccare i test.

Le proteste dei residenti prima dell’incendio

Inutile dire che era stato tutto già denunciato da numerosi inquilini e abitanti del quartiere.

Il Grenfell Action Group aveva affermato, prima e durante la ristrutturazione, che il blocco presentava un alto rischio di incendio e che i residenti avevano avvertito le autorità che l’accesso al sito per i veicoli di emergenza era “severamente limitato”.

Nel febbraio 2013 alcuni inquilini dichiararono, inoltre, che le attrezzature di sicurezza antincendio, compresi gli estintori, non erano state testate per 12 mesi.

Al palazzone era stata assegnata una valutazione di rischio incendio media nel 2016, a seguito del completamento della ristrutturazione da parte dei vigili del fuoco di Londra e del Consiglio di Kensington e Chelsea.

Austerità e gentrificazione

Come riportato dal Guardian, Elizabeth Campbell, leader del Royal Borough of Kensington e Chelsea, si è pubblicamente scusata a nome del council per la serie di accordi immobiliari stipulati prima dell’incendio del 2017: ovvero la vendita di contratti di locazione su una biblioteca pubblica, un centro di formazione per insegnanti e un edificio che ospita un ufficio di consulenza per i cittadini operatori di scuole private, inclusa la scuola preparatoria di Notting Hill, che costa £ 21.000 all’anno per allievo.

Sì, avete letto bene. La scuola elementare, oltretutto, ha subaffittato una parte dell’edificio per i consigli dei cittadini alla catena Pret a Manger.

Ed Daffarn, un sopravvissuto di Grenfell, aveva messo in dubbio diversi accordi immobiliari prima dell’incendio. Oggi dichiara:

“Questo rapporto di potere contribuisce in qualche modo a dimostrare la cultura di un’autorità locale che si è trasformata in un agente per lo sviluppo immobiliare; un’organizzazione che ha trattato con disprezzo la comunità di North Kensington mentre giocava al suo perverso gioco di monopolio con i nostri beni pubblici. Questa insensibile indifferenza alle opinioni dei residenti non deve mai più ripetersi “.

Il rapporto indipendente dell’amministratore delegato del council, Barry Quirk, ha inquadrato i fallimenti nel contesto delle politiche di austerità del 2010, imposte l’allora governo di coalizione di David Cameron, che richiedevano alle autorità locali di tutto il Paese di trovare nuovi modi per raccogliere fondi, a scapito della popolazione e soprattutto dei più indigenti. 

“Nel periodo dal 2010 al 2017, il ‘potere di spesa principale’ dei comuni è stato drasticamente ridotto. In tutta Londra, il “potere di spesa” dei consigli è stato ridotto in media del 32%”, ha scritto.

Austerità che è pesata esclusivamente su chi era povero in partenza. Su chi non era nato in Inghilterra, su chi ci era nato ma sempre da immigrato veniva trattato.

La situazione attuale

Un’indagine all’indomani dell’incendio aveva identificato 228 altri edifici in cui il rivestimento non superava i test di sicurezza.

Poche settimane dopo l’incendio, la RBKC ha fermato i progetti di sviluppo immobiliare e i consiglieri chiave responsabili dei piani si sono dimessi, tra cui il membro del governo responsabile degli alloggi, Rock Feilding-Mellen, e il leader, Nick Paget-Brown.

A maggio 2020 è stata annunciata una consultazione sul divieto dei rivestimenti infiammabili nei grattacieli; lo stesso giorno una revisione indipendente ha invece raccomandato un “ripensamento radicale” delle norme sulla sicurezza degli edifici. È pertanto di un mese fa la notizia della fondazione di un nuovo organo regolatore con potere di vietare l’uso di materiali da costruzione pericolosi.

Sarà in grado di perseguire le società che violano le regole, ha detto il governo.

The Ministry of Housing, Communities and Local Government dice che il nuovo organo sarà in grado di condurre in maniera indipendente i propri test. Opererà all’interno dell’Ufficio per la sicurezza e gli standard dei prodotti (OPSS), istituito dal governo per aiutare a gestire i lotti di prodotti su larga scala e identificare i rischi per i consumatori.

L’OPSS sarà ampliato e riceverà 10 milioni di sterline in finanziamenti per istituire la nuova funzione.

Ma migliaia di persone attualmente vivono in edifici costruiti con materiali a rischio, oppure sono costrett* a pagare per misure di sicurezza antincendio aggiuntive fino a quando il rivestimento o l’isolamento non verranno rimossi.

Il governo ha messo a disposizione 1,6 miliardi di sterline per i lavori e ci sono stati progressi costanti nel campo dell’edilizia residenziale pubblica. Ma per gli edifici del settore privato è appena iniziato. Il costo complessivo della crisi potrebbe ammontare a circa 15 miliardi di sterline.

Cosa ci insegna Grenfell

Le radici della tragedia, secondo molti esperti, ed è un’analisi con cui concordo, vanno ricercate persino oltre i confini britannici.

In un mondo post-coloniale in cui una minuscola parte di mondo beneficia delle risorse della maggior parte di esso, non solo non si possono minimamente fermare né condannare i flussi migratori, ma non si può nemmeno restare sorpresi quando quel tipo di sfruttamento viene riproposto nell’urbanizzazione delle grandi città.

L’austerità del 2010, e tutte quelle precedenti, hanno soltanto depositato la polvere su questi modelli preesistenti di pochi a discapito di molti. Le crisi economiche che si sono susseguite negli anni hanno infierito sulle categorie marginalizzate e praticamente zero su chi le aveva auspicate: working class, poc, donne, persone con disabilità/transgender.

La gentrificazione non avviene a caso, è la fedele riproduzione di ciò che i potenti del mondo fanno da secoli: sfruttare a vantaggio dei pochi. 

Ancora, l’economia liberista di cui molti stati si sono resi principali e fieri sostenitori si è dimostrata fallimentare e catastrofica in ogni ambito, comprese le singole metropoli.

C’è bisogno di un maggior e migliore intervento statale nel regolare tutte le aziende che mettono a repentaglio la vita delle persone. C’è bisogno di rimettere le comunità al centro. C’è bisogno di ripensare un mondo e delle città diverse: sicure, giuste e sostenibili per tutt*.

La tragedia di Grenfell deve spronarci a rivedere il nostro stesso concetto di esistenza: è la mia davvero al sicuro? E se la risposta è sì, cosa posso fare, io, attivamente, come cittadin*, con i miei mezzi, per fare sì che non esistano più vite che contano maggiormente di altre?

Può essere educarsi di più. Manifestare di più. Mettere di più in discussione i propri privilegi. E se non è abbastanza trovare strade diverse. Non c’è niente una soluzione. C’è però il bisogno che tutt* iniziamo a cercare.

E subito, per le vittime di Grenfell e per tutt* quelle che la storia nemmeno si degna di ricordare.

Ripensiamo il mondo. È tutto qui.

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