Tra i tanti fatti che si conoscono della vita di Hitler, è nota la sua passione per i cartoni animati Disney, da lui vietati in Germania ai tempi del Terzo Reich. In particolare, aveva una passione segreta per Biancaneve e i setti nani e ne possedeva tre versioni, tra cui anche quella doppiata in tedesco da una star del cinema muto, Dora Gerson.

Il Führer ignorava che quella bellissima voce appartenesse a un’attrice berlinese di origine ebrea, costretta alla fuga in Olanda dopo le leggi razziali del 1935. E non sapeva nemmeno che anche le voci di Biancaneve e di uno dei nani appartenessero ad altri due ebrei.

La storia di Dora Gerson è solo una delle tante di chi, in quegli anni, si è visto privare di tutto quello che possedeva e dell’amore dei propri cari. Era famosa, nella sua Germania, ma non bastò a salvarle la vita, come racconta la pagina a lei dedicata su Joods Monuments.

Dorothea Gerson, chiamata semplicemente Dora, nacque nel 1899 a Berlino, figlia di una coppia di ebrei di origini polacche. Fin da piccola manifestò la sua passione per il palcoscenico, che la portò a diplomarsi in recitazione.

Nel 1919 iniziò la sua carriera di attrice per la nota compagnia Holtorf-Truppe, per cui lavorava anche Marlene Dietrich. In un solo anno, divenne famosa in tutta la Germania grazie alla partecipazione a due pellicole mute, oggi purtroppo andate perse.

Nel 1922 sposò il regista Veit Harlan, ma l’unione durò solo un paio di anni. L’uomo, molto conosciuto, accettò infatti di girare un film per la propaganda nazista, che gli era stato commissionato da Joseph Gobbels in persona.

Dora Gerson capì che la Germania stava cambiando e nel giro di dieci anni la situazione precipitò. Quando Hitler salì al potere, nel 1933, nessuno la fece più lavorare e in seguito fu addirittura cancellata dall’albo degli attori.

Non si diede per vinta e iniziò una nuova carriera come cantante yiddish e attrice di cabaret, correndo il rischio di farsi arrestare e uccidere. Molte sue canzoni divennero famose tra i tedeschi di origine ebrea, come Der Rebe Hot Geheysn Freylekh Zayn. La sua era la voce della speranza.

Nel 1936, mentre si trovava con la famiglia ad Amsterdam, sposò un suo ammiratore, l’imprenditore tessile Max Sluizer, da cui ebbe due figli, Miriam e Abel. Pensavano di essere al sicuro, lontani dalle persecuzioni naziste, ma non era così. Proprio mentre aspettava il secondogenito, la Germania invase i Paesi Bassi.

Dora Gerson e il marito tentarono quindi di scappare insieme ai loro cari verso la Svizzera, rimasta neutrale. Non fecero in tempo a giungere al sicuro: nel 1942 vennero fermati dai nazisti e caricati su un treno verso il campo di Westerbork, per poi essere mandati ad Auschwitz. A tradirli era stato il pianto della piccola Miriam, che Dora non aveva voluto sedare per il viaggio.

Morirono tutti insieme, il giorno di San Valentino del 1943: Dora aveva solo 43 anni, suo marito ne aveva 37 e i figli solo 6 e 3 anni. Nessuno di loro sopravvisse alla prima selezione nel campo di concentramento. Oggi non ci rimane nulla della carriera di Dora Gerson, a parte poche foto.

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