Nel nome di Maria Chindamo, forse uccisa e data in pasto ai maiali dalla 'ndrangheta

Nel 2016 l'imprenditrice Maria Chindamo scompariva di fronte alla sua azienda agricola. Dopo 5 anni, ci sono ancora molti interrogativi sul caso ma anche un'ipotesi orribile sulla sua fine.

“La mafia è una montagna di merda”, urlava Peppino Impastato qualche tempo prima di essere rapito, assassinato e legato ai binari della ferrovia. In Calabria la malavita organizzata si chiama ‘ndrangheta, ma poco importa se cambiano i nomi, o i modi di definirla: parliamo sempre di una criminalità spietata, capace di passare sopra tutto e tutti, di uccidere per vendetta, ritorsioni o semplice avidità. Così, in maniera spietata e cruda, è finita anche la vita di Maria Chindamo, la cui sola colpa è stata non piegarsi al volere dei criminali locali che bramavano la sua terra, quella stessa, a Limbadi, nella provincia di Vibo Valentia, in cui aveva l’azienda agricola di famiglia. Scriviamo che la vita di Maria Chindamo è finita, perché questo è quanto ha rivelato, nel gennaio del 2021, un collaboratore di giustizia, tal Antonio Cossidente, ex bosse del clan dei Basilischi, il quale ne ha descritto l’orribile e tremenda fine. Ma il corpo della donna, da quella mattina del 6 maggio 2016 in cui il suo fuoristrada venne trovato abbandonato davanti al cancello ancora chiuso della sua proprietà, non è mai stato trovato. Forse proprio perché, come Cossidente ha rivelato, il suo cadavere è stato dato in pasto ai maiali.

La scomparsa di Maria Chindamo

È la mattina del 6 maggio 2016: il fuoristrada di Chindamo viene ritrovato fuori dalla sua azienda agricola, ancora chiusa, ma lei dentro non c’è. Ci sono, però, alcune tracce di sangue, che fanno presagire subito il peggio agli inquirenti. Un anno esatto prima della sua scomparsa Ferdinando Punturiero, il marito da cui aveva deciso di separarsi, era stato trovato impiccato, e proprio quella coincidenza, per qualcuno, non è mai stata tale, ma sarebbe stato solo un tentativo di collegare la scomparsa di Maria Chindamo a quella dell’ex. Gli appezzamenti tra Nicotera Marina-Limbadi e la Piana di Rosarno, il punto dove Chindamo è scomparsa, vengono setacciati, senza esito. Da quel momento, come detto, è il buio: il corpo di Chindamo non viene mai trovato.

Le indagini e le rivelazioni del collaboratore di giustizia

Cossidente rivela, nel gennaio del 2012, alla Dda di Catanzaro che l’imprenditrice sarebbe stata uccisa e che il suo corpo sarebbe stato dato in pasto ai maiali. Il collaboratore di giustizia aveva trascorso anni in carcere con Emanuele Mancuso, “rampollo” dell’omonimo clan della ‘ndrangheta del Vibonese, e proprio quest’ultimo avrebbe affermato che l’omicidio di Chindamo fosse stato attuato per volontà di Salvatore Ascone, detto “Pinnolaro”, un vicino di casa che avrebbe messo gli occhi sui terreni di proprietà della donna. Maria Chindamo si sarebbe sempre rifiutata di cedere i terreni, e questo avrebbe scatenato la rabbia di Ascone. “Emanuele Mancuso mi disse anche che in virtù di questo rifiuto della Chindamo a cedere le proprietà, Pinnolaro l’ha fatta scomparire, ben sapendo che, se le fosse successo qualcosa la responsabilità sarebbe ricaduta sulla famiglia del marito della donna, poiché il marito o l’ex marito dopo che si erano lasciati si era suicidato – si legge nel verbale di Cossidente – Quindi questo Pinnolaro sapendo delle vicende familiari della donna, sarebbe stato lui l’artefice della vicenda per entrare in possesso dei terreni e poi far ricadere la responsabilità sulla famiglia del marito in modo da entrare in possesso di quei terreni”. Dobbiamo, ovviamente, utilizzare un condizionale d’obbligo, visto che al momento, con l’esclusione della sola testimonianza di Cossidente, non esistono prove che suffraghino a sufficienza questa ipotesi, e la Distrettuale antimafia sta tuttora indagando. Lo prova anche il fatto che lo stesso Ascone, arrestato su richiesta della procura di Vibo Valentia nel luglio del 2019 con l’accusa di essere coinvolto nel sequestro Chindamo, sia stato rilasciato poche ore dopo, con la Corte di Cassazione che, nel 2021, ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Catanzaro che aveva impugnato il provvedimento di scarcerazione. A distanza di cinque anni e mezzo, quindi, ci sono ancora molte ombre sul caso, e sicuramente non c’è alcuna certezza sulla fine di Maria Chindamo, a esclusione, lo ripetiamo, di quanto rivelato dal collaboratore di giustizia.

Le parole della figlia di Maria Chindamo

Le dichiarazioni di Cossidente, tuttavia, hanno ovviamente sortito degli effetti, ad esempio sulla figlia di Maria Chindamo, Federica Punturiero, che a Chi l’ha visto?, qualche settimana dopo le rivelazioni, ha commentato così le parole del collaboratore.

Ho immaginato la scena, per me è stato terribile – Noi abbiamo bisogno della verità, e ci appelliamo alla parte buona della Calabria, che esiste.

Tante iniziative per Maria Chindamo

A maggio ricorrerà il sesto anniversario dalla scomparsa di Maria Chindamo; nella speranza di conoscere qualcosa in più sulla sua fine, verificando ovviamente anche la testimonianza de relato di Cossidente, negli anni sono nate moltissime iniziative per ricordare l’imprenditrice calabrese. I familiari hanno dato vita alla pagina Facebook Controlliamo noi le terre di Maria Chindamo, e nel 2021 l’università della Calabria ha istituito il Premio di Laurea Maria Chindamo. La madre, il fratello Vincenzo e i tre figli, due dei quali maggiorenni, hanno inoltre creato una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe proprio per riuscire a mandare avanti le sue terre.

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