Il degrado ambientale alimenta la violenza contro le donne. Difficile da credere ma, di fatto, una condizione reale e in continuo aumento.

Un binomio che a primo impatto può sembrare assurdo. Come può essere, infatti, che il clima e ciò che accade all’ambiente possa influire sulle azioni di violenza fatte dagli esseri umani?

Ce lo spiega uno studio realizzato dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) secondo il quale la diminuzione delle risorse naturali a causa della crisi climatica, della criminalità, della continua deforestazione e dell’inquinamento, sta via via aggravando la disuguaglianza tra uomini e donne.

Nello specifico si andrebbero a creare squilibri di potere all’interno delle comunità e nelle famiglie che sono costrette ad affrontare sia la scarsità delle risorse che lo stress sociale che ne deriva.

Cosa ci raccontano i dati

Lo studio, sviluppato nell’arco di due anni su oltre 1000 fonti di ricerca e 80 case study in tutto il mondo, è attualmente il più grande e completo documento mai redatto prima che analizza la relazione tra i cambiamenti climatici e la violenza di genere.

Con questo termine si intende qualunque tipo di violenza fisica, aggressioni e stupri sessuali, la prostituzione coatta, il matrimonio forzato, il matrimonio minorile, la violenza domestica e tutte le forme di sfruttamento ai danni del genere femminile.

Secondo il direttore generale di IUNC, il Dott. Grethel Aguilar, “Questo studio aggiunge all’urgenza di arrestare il degrado ambientale tutto quell’insieme di azioni volte a fermare la violenza di genere in tutte le sue forme e dimostra che le due questioni devono spesso essere affrontate insieme”.

L’aumentare del degrado ambientale e dello stress sugli ecosistemi, infatti, è strettamente collegato alla violenza sulle donne, vittime di un peggioramento generale delle condizioni di vita conseguenti a questi cambiamenti.

Come evidenzia Cate Owren, autrice principale della ricerca, sono molti gli esempi che dimostrano lo stretto legame tra la violenza e lo sfruttamento di donne e ragazze e la rincorsa alle risorse generata dalla progressiva distruzione ambientale.

Legame che non può lasciare indifferenti e che impone delle azioni precise e concrete. Ma vediamo più nel dettaglio quanto emerso dallo studio.

Meno risorse, più sfruttamento

I ricercatori hanno dimostrato come la condizione delle donne sia nettamente sfavorevole in quei contesti in cui si ha un accesso limitato alle risorse naturali indispensabili alla sopravvivenza.

Il documento cita una pratica ben precisa che avviene in alcune zone dell’Africa orientale e meridionale da parte dei pescatori, il sex-for-fish ovvero, la richiesta di favori sessuali alle donne in cambio della vendita del pesce.

Ma non solo. Violenze di questo genere avvengono anche nell’industria della pesca illegale nel sud est asiatico.

Dal rapporto sono emerse anche altre attività illegali a cui sono legati continui abusi e violenze sessuali. Il disboscamento illecito e il commercio del carbone nella Repubblica Democratica del Congo o quello delle mine in Colombia e Perù sono tutti traffici fortemente associati allo sfruttamento sessuale delle donne.

Tutte pratiche che nascono dalla carenza di risorse e dalla necessità di procacciarsele per essere vendute o utilizzate.

Come sottolinea Grethel AguilarIl degrado ambientale influenza le nostre vite in modi che stanno diventando impossibili da ignorare, dal cibo ai posti di lavoro alla sicurezza. Questo studio mostra che il danno che l’umanità sta infliggendo alla natura sta anche alimentando la violenza contro le donne di tutto il mondo, un legame che finora è stato ampiamente trascurato”.

Nonostante questo, secondo il rapporto, sono ancora pochi i progetti che puntano alla conservazione e al miglioramento delle condizioni dell’ambiente e che riconoscono la connessione tra crisi climatica e violenza sulle donne.

Connessione che però risulta sempre più evidente.

Il riscaldamento globale, ondate di calore, siccità, inondazioni e tempeste violente, diventano più frequenti e devastanti mettendo sempre più sotto pressione le risorse naturali disponibili.

Queste diventano merci di scambio preziose innescando un processo di sfruttamento delle categorie più deboli, come le donne.

Nella maggior parte del mondo, infatti, le donne vivono già in condizioni svantaggiate e spesso in assenza di diritti. Per questo sono più vulnerabili, soggette allo sfruttamento e le prime a essere prese di mira in situazioni di disagio.

È drammatico pensare che circa 12 milioni di giovani ragazze nel mondo si siano dovute sposare sotto costrizione proprio in seguito a catastrofi naturali e che queste aumentino del 20-30% i traffici a sfondo sessuale.

Quando l’unica soluzione è agire

Durante la conferenza delle Nazioni Unite sul clima tenutasi a Madrid lo scorso dicembre, i governi sono stati criticati dagli attivisti per non aver ancora preso provvedimenti concreti nei confronti della difficile situazione che donne e bambini sono costretti a vivere, anche in conseguenza a disastri ambientali.

Proprio a questo proposito alcuni governi si stanno muovendo per attuare azioni rivolte alle donne e alle ragazze all’interno delle politiche in materia di clima e sviluppo.

Il dipartimento per lo sviluppo internazionale del Regno Unito ha affermato di essere già in opera per l’attuazione di finanziamenti verso questa problematica.

Come dichiarato da Bob Ward, direttore delle politiche e delle comunicazioni del Grantham Research Institute sui cambiamenti climatici e l’ambiente presso la London School of Economics:

Quando vediamo la guida ispiratrice di attiviste femminili come Greta Thunberg, dovremmo riconoscere che le vite e le condizioni di vita di donne e ragazze in tutto il mondo sono particolarmente minacciate dai cambiamenti climatici. L’emancipazione delle donne e delle ragazze e la loro protezione dalle conseguenze dirette e indirette dei cambiamenti climatici devono essere al centro della giusta transizione verso le società a zero emissioni di carbonio e resistenti al clima“.

Un’affermazione che fa riflettere su quanto sia importante un cambiamento di rotta, nella mentalità, negli obiettivi e nelle scelte di chi, queste scelte, può prenderle.

Combattere la disuguaglianza di genere e sviluppare azioni concrete per la salvaguardia di clima e ambiente devono essere temi prioritari delle politiche di ogni Stato.

Senza mai dimenticare quanto sia importante che in questi progetti siano incluse le donne, vittime e protagoniste di questi eventi, la cui partecipazione attiva è in grado di portare soluzioni creative e sostenibili sia per l’emergenza climatica che per le ingiustizie sociali.

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