Siamo davvero sempre attente a quello che usiamo per truccarci? Certo, cerchiamo di prestare attenzione a non comprare prodotti dannosi per la nostra salute, e alcune di noi preferiscono dei cosmetici che non siano stati testati sugli animali. Ma basta questo a definire un trucco etico? Assolutamente no: Refinery29, coadiuvato dal giornalista indiano Rohit Gandhi, ha realizzato un reportage interessante che ha a che vedere con un ingrediente che molto spesso è presente nei nostri prodotti cosmetici. Si tratta della mica, una sostanza che viene estratta da miniere, in cui i minatori sono bambini dai 4 anni in su, che guadagnano pochissimo, sono sfruttati, rischiano la vita e naturalmente non vivono l’esistenza che ogni bambino dovrebbe avere, tra giochi e istruzione scolastica.

Cos’è la mica

Mica
Fonte: Jack Pearce

Se siete già corse a vedere se la mica è presente nei vostri trucchi attenzione: potrebbe essere stata riportata sulle confezioni anche come «potassium aluminium silicate» oppure «CI 77019». Questa sostanza – della quale esiste una variante sintetica – viene utilizzata anche in altri prodotti che riempiono le nostre vite, come elettrodomestici, tinte per pittura, materiali isolanti e perfino dentifricio – oltre che trovare impiego nell’industria cosmetica. Quest’ultima sta per certi versi ricorrendo alla mica sintetica: aziende come Lush non vogliono infatti avere nulla a che fare con la mica estratta nelle miniere illegali dell’India e quindi hanno pensato di utilizzare la versione sintetizzata in laboratorio che non ha nulla da invidiare alla risorsa naturale. In altre parole, c’è un’altra strada per i cosmetici, bisognerebbe solo avere il coraggio di percorrerla.

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Com’è la vita nelle miniere di mica

Nelle miniere di mica illegali vengono impiegati ampiamente bambini dicevamo. Le estrazioni avvengono in particolare nelle regioni minerarie di Jharkhand e Bihar. Nel Jharkhand, per esempio, ci sono 33 milioni di residenti che vivono in aree rurali, dove poi sono site le miniere illegali. Tutto è iniziato negli anni ’80, quando le leggi ambientali indiane sono diventate più restrittive sulle risorse esauribili come la mica e questo, invece di tutelare la risorsa stessa e le persone che sono impiegate nell’estrazione, ha generato moltissimo lavoro sommerso. Le aree con le risorse naturali più abbonanti, da allora, divennero oggetto di corruzione e sfruttamento commerciale, a fronte di uno dei tassi più alti di povertà del Paese.

Qui ben 20mila bambini lavorano nelle miniere, perché purtroppo non hanno alternative. C’è Pooja, 11 anni, minatrice da quando ne aveva 8. È terrorizzata dalla caduta di detriti che potrebbe ucciderla, lavora ogni giorno e guadagna meno di un quarto di dollaro quotidiano. Non viene costretta ma i suoi genitori sono così poveri che ogni membro della famiglia deve dare una mano. Queste famiglie sono come intrappolate in un ciclo di povertà: il padre stima che basterebbe che si iniziasse a pagare la mica estratta 56 centesimi al chilo – ora i bambini prendono cifre tra i 29 e i 43 cent – affinché possa mandare Pooja a scuola e liberarla dal lavoro minorile.

C’è poi Surma, che un giorno ci è rimasta intrappolata in una di queste miniere: ha delle cicatrici, una gamba più corta, problemi alle ossa e combatte ancora oggi con una lesione alla spina dorsale. Ma le è andata bene in un certo senso, anche se perfino giocare o correre sono attività cui è impossibilitata. Nel crollo della miniera che la coinvolse, sua sorella Lakshmi trovò la morte. Per questa ragione i bimbi vanno a lavorare in miniera sì, ma sono terrorizzati: alcuni muoiono, i più “fortunati” diventano adulti con le ossa rotte o problemi ai polmoni.

Come la mica arriva nei nostri trucchi

Mica
Fonte: Jack Pearce

Ma come è possibile che un materiale estratto illegalmente a pochi centesimi possa giungere in prodotti controllati, talvolta perfino di lusso? Come per tutte le cose che avvengono illegalmente, la mica affronta il processo per mano di intermediari, diventando di fatto legale. Avviene prima ma anche durante la raffinazione – in miniera viene estratta la mica grezza – che spesso è affidata a fabbriche che si trovano in Cina. Refinery29 parla di una vera e propria «mafia della mica».

Una possibile soluzione

Come si potrebbe uscire da questa situazione. Kailash Satyarthi Children’s Fundation e Bachpan Bachao Andolan stanno conducendo un progetto ambizioso, quello dei Child Friendly Village. Si tratta di villaggi in cui i bambini sostanzialmente non devono lavorare. Mentre i genitori vengono edotti sulle possibili soluzioni lavorative dedicate agli adulti, i piccoli vanno a scuola, socializzano e soprattutto si dedicano ad attività di empowerment.

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