20 stereotipi di genere e come iniziare a decostruirli

Il termine stereotipo deriva dal greco e, nello specifico, dalla crasi delle parole "stereos", ossia "duro, rigido", e "typos", ovvero "immagine, impressione". Coniato dal tipografo francese Firmin Didot - a indicare l'innovativo metodo di stampa da lui brevettato nel 1795 -, esso si riferisce a un insieme di credenze pressoché rigido e coerente condiviso da un certo numero di persone e relativo a determinati individui. Quali sono gli stereotipi di genere e perché sono dannosi? Scopriamolo insieme.

Per quanto il mondo intorno a noi stia cambiando a una velocità sostenuta – se pur spesso ostacolata da conservatorismi e retaggi culturali -, è facile notare come, nella vita di tutti i giorni, siano ancora presenti e pervasivi stereotipi di genere e pregiudizi correlati ai “ruoli” maschile e femminile.

Dal posto di lavoro alla coda al supermercato, dalla cura della prole alla divisione dei lavori domestici, non vi è ambito, infatti, in cui non persista, almeno in una sua tenue sfumatura, l’antico adagio in base al quale – solo per fare un esempio – “le donne sono dedite al focolare domestico, gli uomini sono maggiormente propensi al lavoro e al predominio”.

Credenze che affondano le proprie radici in sistemi socio-culturali capitalisti e altamente discriminatori, e che faticano a essere decostruiti, nonostante le battaglie e disamine in atto da decenni. Ma in che cosa consistono, esattamente, gli stereotipi di genere, e come impattano sulle nostre esistenze? Scopriamolo insieme.

Che cosa sono gli stereotipi di genere?

Il termine stereotipo deriva dal greco e, nello specifico, dalla crasi delle parole “stereos”, ossia “duro, rigido”, e “typos”, ovvero “immagine, impressione”. Coniato dal tipografo francese Firmin Didot – a indicare l’innovativo metodo di stampa da lui brevettato nel 1795 -, esso si riferisce a un insieme di credenze pressoché rigido e coerente condiviso da un certo numero di persone e relativo a determinati individui.

Come si legge su Save the Children:

Uno stereotipo è un modello convenzionaleun’opinione precostruita, generalizzata e semplicistica che non si fonda sulla complessità del reale, ma che si ripete in forma meccanica. Questi preconcetti creati da immagini mentali sono prodotti da chiunque e aiutano a fare un’astrazione, una semplificazione di una realtà che ci appare troppo complessa.

La creazione di stereotipi, tuttavia, è diretta conseguenza di uno strenuo e capillare lavoro di categorizzazione attuato dal contesto socio-culturale in cui si è “gettati”, basato – come spiega il ricercatore in Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale Cirus Rinaldi nel suo volume Sesso, sé e società – su rappresentazioni prescrittive, proscrittive e procedurali in grado di creare una serie di “tipizzazioni” che indicano i “modi tipici” in cui una persona deve comportarsi – a livello sessuale e non.

20 esempi di stereotipo di genere

Ancor prima di nascere, i feti nel grembo materno sono culturalmente assegnati – anche in termini di immaginario sociale e aspettative – a una delle categorie di genere di riferimento. Una volta riconosciuto il sesso, essi vengono formalmente assegnati alle categorie di genere maschile o femminile, mediante l’assegnazione di un nome e il conseguente riconoscimento giuridico.

Di qui, i bambini e le bambine apprenderanno i significati sottesi alle specifiche categorie, classificando se stessi e gli altri in base a esse e interiorizzando i ruoli di genere “prestabiliti”, basati sul binarismo maschile/femminile, sul doppio standard e sulle correlate aspettative.

Nel corso della crescita, mediante la socializzazione che ha luogo in famiglia, a scuola e nel gruppo di pari, la dicotomia di genere e i comportamenti e significati associati si corroborano, andando, così, a delineare le differenze tra maschio e femmina. Discrepanze di cui gli stereotipi sono, naturalmente, l’emblema e il “sunto” più eloquenti.

Gli stereotipi di genere più diffusi sono, appunto, i seguenti:

  • Le donne sono dedite alla cura della prole vs gli uomini devono occuparsi solo di portare “il pane a casa“;
  • Le donne sono più delicate vs gli uomini sono aggressivi e competitivi;
  • Le donne sono le detentrici del focolare domestico vs gli uomini devono lavorare fuori casa e ottenere prestigio e posizioni apicali nel corso della propria carriera;
  • Le donne non provano piacere sessuale se non in coppia e attraverso coito penetrativo vs gli uomini sono liberi di esprimersi sessualmente con più partner e anche mediante relazioni extraconiugali;
  • Le donne non sono portate per le materie scientifiche vs gli uomini sono ottimi ingegneri, matematici e fisici e a essi non si addicono professioni quali l’insegnante, l’infermiere o il badante;
  • Le donne non amano i motori e tutto ciò che concerne l’ambito delle auto e affini vs agli uomini piace la competizione e la velocità;
  • Le donne sono maggiormente a proprio agio nella dimensione domestica vs gli uomini esprimono meglio se stessi nella vita sociale;
  • Le donne sono più propense alla creatività vs gli uomini sono più razionali e intellettivi (e intelligenti);
  • Le donne sono pervase da emozioni e sentimenti vs gli uomini sono scevri di emotività, e, nel caso in cui ce l’avessero, devono mostrarsi duri e imperturbabili;
  • Le donne hanno, come unico obiettivo esistenziale, la maternità vs gli uomini “spargono il proprio seme” il più possibile.

Perché gli stereotipi di genere sono dannosi

Gli stereotipi di genere, dunque, con i loro significati monolitici e imperituri, risultano particolarmente dannosi per tutti gli individui che ne subiscono l’ingerenza, dal momento che costringe questi ultimi a mettere in atto una sorta di “drammaturgia di genere” che li conduce ad atteggiarsi, comportarsi e a sentire le emozioni che ci si aspetterebbe provassero dalla categoria di genere cui sono associati.

E, soprattutto, gli stereotipi di genere informano e plasmano la collettività in modo capillare e pervasivo, instillandosi così a fondo nella mentalità delle persone al punto da rendere complesso estirparli. Proprio come rileva l’indagine svolta sugli adolescenti italiani dall’Osservatorio sulle Tendenze Giovanili, in base alla quale – su un campione di 4288 studentesse e studenti di scuole pubbliche secondarie di secondo grado – una forte stereotipia di genere è ancora particolarmente diffusa, e, con essa, l’idea di ruoli di genere fissi e immutabili.

Nello specifico:

L’analisi dei risultati mostra la presenza tra gli adolescenti di un medio-alto livello di stereotipia di genere nel 29,3% dei casi (39,6% maschi e 14,5% femmine). Il 48,5% del campione è portatore di una bassa stereotipia, mentre è esente dagli stereotipi di genere solo il 22,2% degli adolescenti. Ponendo in relazione questo indicatore con le principali variabili strutturali, i livelli medio-alti di stereotipia di genere si rintracciano negli istituti professionali, tra i rispondenti stranieri e tra chi ha uno status culturale familiare basso. Diversamente, meno affetti da tale stereotipia sono i liceali e chi ha uno status culturale familiare alto.

E, ancora:

Gli stereotipi di genere sono il prodotto della “socializzazione binaria”, che è implicitamente distinta per maschi e femmine, e consistono in una distorsione cognitiva, tanto persuasiva quanto occulta, che si riproduce a partire dai primi anni vita, orientando gli atteggiamenti e i comportamenti umani sulla base di schemi interpretativi delle relazioni di genere che prevedono il primato sociale dell’uomo sulla donna. Questi stereotipi, duri a morire perché come una profezia che si autoavvera sono idee che si alimentano della loro stessa diffusione, non sono solo responsabili degli squilibri di potere nelle relazioni di coppia, familiari, lavorative e professionali, ma costituiscono il nucleo cognitivo del pregiudizio, dal quale scaturiscono forme di discriminazione e violenza di genere. L’analisi del livello di stereotipia di genere è dunque fondamentale nel definire lo stato evolutivo di una società e produrre un’immagine di ciò che saremo nel futuro, ma anche per definire interventi che a partire dal piano educativo siano sempre più concretamente efficaci per il perseguimento delle pari opportunità di genere.

Come decostruirli e superarli

Come far decadere, quindi, stereotipi e pregiudizi di genere? Partendo dall’educazione. Fin dalla più tenera età, infatti, sarebbe opportuno educare bambini e bambine a sentirsi liberi di esprimersi nella loro pienezza, consentendo loro di giocare con gli oggetti che prediligono (siano essi bambole, trattori o palloni), vestirsi nel modo in cui si sentono maggiormente a proprio agio e atteggiarsi nelle modalità che sentono proprie.

Utili, in questo senso, anche le storie che vengono narrate – sia a casa, sia a scuola –, le quali, se scelte con cura, possono coadiuvare un processo di rappresentazione della realtà molto più sfaccettato e diversificato rispetto alla canonica dicotomia di genere imposta e inculcata dalla società e dalla maggior parte delle fiabe, delle favole e dei cartoni.

In definitiva, perciò, è necessario che ciascun individuo si senta legittimato e in diritto di sentire ed esporre al mondo la versione di sé che ritiene più aderente al proprio percepire, senza il timore di poter essere giudicato o stigmatizzato. È un percorso lento e ricolmo di ostacoli, ma, con dedizione e con la voglia di cambiare lo status quo, può condurre a una rivoluzione culturale senza pari.

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