3 + 3 cose vere di The Pozzolis Family e di equilibrismi nel circo della vita

Gianmarco Pozzoli e Alice Mangioni, un po' in tv, un po' sul web e ora anche a teatro, con The Pozzolis Family ci hanno liberati un po' tutti dalle nevrosi di una genitorialità perfetta, patinata e priva di frustrazioni, puzze e caos, ma anche dal timore di mostrare quello che ci hanno insegnato a nascondere sempre, compreso il dolore, l'ansia e, sì, a volte anche la disperazione.

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Il circo come metafora della vita non è una novità.
Non era originale (l’idea in sé, non la realizzazione) neppure quando la misero in arte, tra gli altri, mostri sacri del calibro di Fellini, Chagall, Picasso, Dickens o Palazzeschi.  

Di tutte le metafore è forse quella più archetipica, perché ha a che fare con la messa in scena, con la maschera, con la rappresentazione della vita, sin dalle origini dell’uomo fino alla Commedia dell’Arte e oltre; quindi, con l’esorcizzazione delle nostre paure più profonde e umane.

Ed è proprio questo che fa del circo una metafora, mai abusata, ma necessaria e inesauribile.

Vedere oggi, in questa video intervista, Gianmarco Pozzoli de The Pozzolis Family indossare un naso rosso e un cappello da clown, lontano dall’essere un gesto anacronistico, ha un che di commovente, che tocca le corde emozionali prima ancora di quelle comiche, che sono pure quelle dell’emozione.

Del resto, lui e Alice Mangione, che nel circo e nella commedia ci sono nati e ci sono dentro fino al collo, da giovedì 5 dicembre 2019 saranno in giro per l’Italia con lo spettacolo A-live! Perché sopravvivere ai figli è una cosa da ridere!, che promette di essere un’esperienza circense perché, per dirla con le loro parole:

Beh, scusate, ma cosa c’è di più circense di un genitore? Equilibristi! Che riescono a sopravvivere tra maternità e lavoro. Fantasisti! Quando si tratta di inventarsi una cena alle otto di sera e non si è fatta la spesa. Contorsionisti! Nel letto, cercando posizioni plausibili per “riposare” mentre quei piccoli angioletti ti sfracellano la schiena con le ginocchia. Clown! Per far divertire i bambini e ridere di noi stessi, ma soprattutto… Domatori! Perché ogni tanto, metterli in gabbia sarebb… ah, non si può?

L’arte circense – liberata dalla schiavitù di animali indomiti e spezzati – è qualcosa di sacro e catartico ed è bello entrarci, oggi, un po’ dal web – da dove i The Pozzolis ci hanno liberati un po’ tutti dalle nevrosi di una genitorialità perfetta, patinata e priva di frustrazioni, puzze e caos -, un po’ dal teatro – dove promettono, visto il successo delle prime tre anteprime, di portarci anche un po’ di gente che a sedie di velluto, platee e balconate non è necessariamente abituata.

Che poi il circo, si sa, è risate e paradosso, scivoloni e caciara, ma nel grande circo della vita, come in quello che va in scena, turbinano le emozioni, tutte. Anche le lacrime, a volte, anche il dolore. Ché in un circo sì, si ride, ma ci si fa anche male.
Ché per imparare a scivolare su una buccia di banana facendo ridere o a camminare su una fune senza cadere devi essere prima caduto un po’ di volte. Senza grazia e senza risa.

Ogni tanto, è bello e onesto raccontarsi anche questo: perché non deve esserci né vergogna, né censura nel vivere la nostra esperienza di essere umani e, per alcuni di noi, di genitori, con tutta la gioia, la rabbia, gli errori, l’amore e… sì, anche il dolore, la depressione o il carico di ansie e disperazione che a volte travolge le nostre vite o di chi ci è vicino.

In questo il circo è un’esperienza catartica – e quello de The Pozzolis Family promette di essere tale -, perché, per concludere con le loro parole:

È confortante, perché chi ha figli si sentirà compreso, mentre chi non li ha potrà esclamare: “meno male!”

Per date e biglietti, vi rimandiamo direttamente al loro post:

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