Coronavirus e violenza sulle donne: intervista alla Senatrice Valeria Valente

Perché l'emergenza coronavirus ha aggravato la situazione, già drammatica, della violenza sulle donne e, soprattutto, cosa si sta facendo per trovare risposte efficaci a questo problema. Ne abbiamo parlato con la Senatrice Valeria Valente, Presidente della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Femminicidio.

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I centri antiviolenza della rete Di.Re. a marzo hanno ricevuto il 74,5% in più di richieste di aiuto rispetto alla media.

74,5% in più. Un dato che parla chiaro e conferma quello che in molti già avevano ragionevolmente previsto sin dall’inizio: l’emergenza coronavirus, che ha costretto tutti noi al lockdown, ha rinchiuso in casa molte donne con i loro aguzzini.

Se lo svolgimento delle attività quotidiane – lavoro, gestione dei figli o commissioni vari -, in situazioni normali, può fungere anche da rifugio/ possibilità di fuga, seppur temporanea, da partner violenti; con la situazione attuale questo non è più possibile.

Ma c’è un altro dato inquietante. Nella prima fase di lockdown le chiamate ai centri antiviolenza, prima di crescere così vertiginosamente, si erano ridotte drasticamente.
Perché? Probabilmente perché le donne vittima di abuso, condividendo il tetto con l’uomo violento senza neppure avere spesso la minima privacy necessaria, non potevano neppure fare una telefonata di aiuto senza correre rischi.

Per capire meglio cosa è accaduto e, soprattutto, cosa si sta facendo per fare fronte a questa situazione drammatica, abbiamo contattato la Senatrice Valeria Valente, Presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Femminicidio.

Messaggio importante per le donne chiuse in casa con uomini violenti

La cosa più importante, che ci preme ribadire, è che i centri antiviolenza non sono chiusi per il lockdown e che il numero 1522 – Numero Antiviolenza e Stalking è attivo.

Se chi sta leggendo queste righe è una donna che ha bisogno di aiuto, ma non ha la privacy necessaria per effettuare una chiamata al numero indicato, devi sapere che, come indicato dalla Senatrice stessa, l’app del 1522, scaricabile gratuitamente sia per Android, sia per iOS, permette di inviare comunicazioni anche per iscritto.

Come denunciare in sicurezza

“Se denuncio e poi non mi credono; o mi giudicano; o lui diventa ancora più violento?”.

Denunciare è importante, ma è un dato di fatto che non sempre chi lo fa trova l’accoglienza necessaria e un interlocutore opportunamente formato per accogliere la richiesta di aiuto.
E quindi? Come indica qui la Senatrice Valente e aveva ribadito per noi Gigliola Bono, mamma di una vittima di femminicidio, nel video che segue, è meglio denunciare rivolgendosi agli sportelli antiviolenza, dove dall’altra parte potremo trovare personale formato ad accogliere la nostra richiesta d’aiuto, dal punto di vista umano, psicologico e legale.

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