Profezie e sensitivi hanno sempre suscitato sentimenti contrastanti, tra suggestione e scetticismo, dividendo le persone tra quanti credono a quant...
Il regista Jodorowsky ha affermato, a proposito del suo film El Topo:"If you're great El Topo is a great picture, if you're limited El topo is limited". La frase mi è piaciuta tanto che ho pensato di creare il personaggio di sui in modo che incarnasse questo principio. Farne un microcosmo che il lettore stesso potesse trasformare in una poco di buono o in un bodhisattva [Nel buddismo, l'illuminato, simbolo di purezza e infinita compassione]. Secondo il proprio punto di vista.
Tuttavia non ho avuto abbastanza forza e non sono riuscita a realizzare questa idea come avevo immaginato. Me ne rammarico. Se non altro però mi sento appagata di aver potuto riaffiorare con più grinta i punti che nella stesura di presagio triste mi avevano lasciata insoddisfatta. Inoltre in questo libro sono riuscita, nei limiti del possibile, a inserire tutti i temi dei miei romanzi precedenti (omosessualità femminile, l'amore tra consanguinei, telepatia ed empatia, l'occulto, la religione ecc.) nello spazio particolare e ristretto di un piccolo quartiere e nell'ambito di pochi personaggi.
Se mi guardo indietro, l'anno e mezzo in cui ho scritto questo libro è stato per me, in molti sensi, un periodo pieno di difficoltà, eppure eccitante e felice. Mi sembrava sempre, sempre, di sbagliare, ma forse è da questa sensazione che si muovono i primi passi ogni volta.
Tutti inclusi voi e io, abbiamo introno a noi "persone con problemi". Persone che camminano portando con sé qualcosa con cui è difficile vivere, che si tratti di un talento speciale o di un handicap. Ma poiché siamo tutti portati, a cominciare da me, a dimenticarci facilmente che qualunque persona in questo mondo ha il diritto di vivere come crede e dove le pare senza dover avere paura di nessuno, ho voluto riaffermare questo diritto con tutte le mie forze, qui e adesso, in questo libro.
E infine a tutte le persone che ho incontrato nel corso di questo anno e mezzo, a quelli che mi hanno scritto lettere di incoraggiamento, e soprattutto a tutti coloro che hanno avuto la bontà di leggere questo libro, grazie di cuore. In un sereno pomeriggio di novembre, col raffreddore, mangiando un kaki.
[Postscriptum del romanzo "N.P."]
"Il coming out è una morsa al petto che ti spezza il fiato, un elastico sempre più stretto che si arrotola attorno al cuore, un brivido tanto fre...
Inizio a camminare.
Cammino lento perché non ho bisogno di correre. Cammino lento perché non voglio correre. Tutto è previsto, anche il tempo legato al mio passo. Ho calcolato che mi bastano otto minuti. Al polso ho un orologio da pochi dollari e un peso nella tasca della giacca. È una giacca in tela verde e sul davanti, sopra il taschino, sopra il cuore, una volta c'era una striscia cucita con un grado e un nome. Apparteneva a una persona il cui ricordo è sbiadito come se la sua custodia fosse stata affidata alla memoria autunnale di un vecchio. È rimasta solo una leggera traccia più chiara, un piccolo livido sul tessuto, sopravvissuto all'affronto di mille lavaggi quando qualcuno
Chi?
perché?
ha strappato via quella striscia sottile e ha trasferito il nome prima su una tomba e poi nel nulla.
Adesso è una giacca e basta.
La mia giacca.
Ho deciso che la metterò ogni volta che uscirò per fare la mia breve camminata di otto minuti. Passi che si perderanno come fruscii nel fragore di milioni di altri passi camminati ogni giorno in questa città. Minuti che si confonderanno come scherzi del tempo, stelle filanti senza colore, un fiocco di neve sul crinale che è l'unico a sapere di essere diverso da tutti gli altri.
Devo camminare otto minuti a un passo regolare per essere sicuro che il segnale radio abbia voce sufficiente per compiere il suo lavoro.
Ho letto da qualche parte che se il sole si spegnesse di colpo, la sua luce raggiungerebbe la terra ancora per otto minuti prima di precipitare tutto nel buio e nel freddo dell'addio.
D'un tratto mi ricordo di questa cosa e mi metto a ridere. Solo, in mezzo alla gente e al traffico, la testa levata al cielo, una bocca spalancata su un marciapiede di New York per la sorpresa di un satellite nello spazio, mi metto a ridere. Intorno a me persone si muovono e guardano quel tipo in piedi all'angolo di una strada che sta ridendo come un pazzo.
Qualcuno forse pensa che pazzo lo sia davvero
Uno addirittura si ferma e per qualche istante si unisce alla mia risata, poi si rende conto che ride senza saperne il motivo. Rido fino alle lacrime per la incredibile e derisoria viltà del destino. Uomini hanno vissuto per pensare e altri non hanno potuto farlo per essere stati costretti alla sola incombenza di sopravvivere.
E altri a morire.
Un affanno senza remissione, un rantolo senza aria da salvare, un punto interrogativo da portare sulle spalle come il peso di una croce, perché la salita è una malattia che non finisce mai. Nessuno ha trovato il rimedio per il semplice motivo che il rimedio non c'è.
La mia è solo una proposta: otto minuti.
Nessuno fra gli esseri umani che si affannano intorno a me può sapere il momento in cui questi ultimi otto minuti inizieranno.
Io sì.
Io ho nelle mie mani molte volte il sole e posso spegnerlo quando voglio. Raggiungo il punto che per il mio passo e per il mio cronometro rappresenta la parola qui, infilo la mano in tasca e le mie dita circondano un piccolo oggetto solido e conosciuto. La mia pelle sulla plastica è una guida sicura, un sentiero da percorrere, una memoria vigile.
Trovo un pulsante e con delicatezza lo premo.
E un altro,
E un atro ancora.
Un attimo o mille anni dopo, l'esplosione è un tuono senza temporale, la terra che accoglie il cielo, un momento di liberazione. Poi le urla e la polvere e il rumore delle macchine che si scontrano, e le sirene mi avvertono che per molta gente dietro di me gli otto minuti sono finiti.
Questo è il mio potere.
Questo è il mio dovere.
Questo è il mio volere.
Io sono Dio.
Perché alcune persone sono gay? Lo studio più approfondito mai portato avanti finora sul tema ha dato una risposta genetica. Attenzione però: no...
O palombaro per sempre sotto la sua campana!
Tutto un mare di vetro eternamente caldo!
Tutta una vita immobile dai lenti pendoli verdi!
E tanti esseri strani attraverso le pareti!
E ogni contatto per sempre vietato!
Mentre c'è tanta vita nell'acqua chiara di fuori!
Attenzione! L'ombra dei grandi velieri passa sulle dalie delle foreste sottomarine;
E io sono per un attimo all'ombra delle balene che migrano verso il polo!
In questo momento, gli altri scaricano, forse, vascelli pieni di neve nel porto!
C'era ancora un ghiacciaio in mezzo alle praterie di Luglio!
Nuotano all'indietro nell'acqua verde dell'ansa!
Entrano a mezzogiorno in grotte oscure!
E le brezze del largo ventilano le terrazze!
Attenzione! Ecco le lingue di fiamma del Gulf-Stream!
Allontanate i loro baci dalle pareti della noia!
Non hanno più messo neve sulla fronte dei febbricitanti;
I malati hanno acceso un fuoco di gioia,
E gettano a piene mani i gigli verdi nelle fiamme!
Appoggiate la vostra fronte alle pareti meno calde,
Aspettando la luna al vertice della campana,
E chiudete bene i vostri occhi alle foreste di pendoli blu e di albumine violette, restando sordi alle suggestioni dell'acqua tiepida.
Asciugate i vostri desideri deboli di sudore;
Per prima cosa andate da quelli che stanno per svenire:
Hanno l'aria di celebrare una festa nuziale in una cava;
Hanno l'aria di sotterrare a mezzogiorno, in un corridoio rischiarato da lampade in fondo a un sotterraneo;
Attraversano, in corteo di festa, un paesaggio simile ad un'infanzia d'orfano.
Andate poi da quelli che stanno per morire.
Arrivano come vergini che hanno fatto una lunga passeggiata al sole, un giorno di digiuno;
Sono pallidi come malati che ascoltano piovere placidamente sui giardini dell'ospedale;
Hanno l'aspetto di sopravvissuti che pranzano sul campo di battaglia.
Sono simili a prigionieri che non ignorano che tutte le sentinelle si bagnano nel fiume,
E che ascoltano falciare l'erba nel giardino della prigione.