Quiet promotion, la trappola della "promozione" senza aumento di stipendio

Con l'espressione inglese quiet promotion, letteralmente "promozione silenziosa", si intende una dinamica lavorativa particolarmente diffusa e utilizzata dai manager di aziende, la quale si traduce nell'assegnare un numero più elevato di compiti, responsabilità e incarichi a un/a dipendente, senza, però, un correlato riconoscimento formale. Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio.

“So che sei la persona giusta per questo incarico: te ne puoi occupare tu?”, “Sono convinto che ce la puoi fare: sei la persona più affidabile”, “Sei brava/o: risolvi tu il problema!”. Inizia spesso così, con complimenti e attestazioni di stima e richieste gentili e sottese, che, se non accolte, sono capaci di far germogliare disagio e senso di colpa. Si tratta della cosiddetta “quiet promotion” o “silent promotion”, una trappola professionale sempre più diffusa che consiste nell’aumentare il carico di lavoro di un/a dipendente senza, però, riconoscere il passaggio di carriera in maniera formale. Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio.

Come funziona la quiet promotion?

Con l’espressione inglese quiet promotion o silent promotion, letteralmente “promozione silenziosa”, si intende una dinamica lavorativa particolarmente diffusa e utilizzata dai manager di aziende, la quale si traduce nell’assegnare un numero più elevato di compiti, responsabilità e incarichi a un dipendente, senza, però, un correlato riconoscimento formale.

Ne consegue, dunque, che non si parli apertamente né del nuovo titolo corrispondente all’acuirsi delle mansioni affidate, né dell’aumento salariale che dovrebbe essere corrisposto. In poche parole: la quiet promotion costituisce, a tutti gli effetti, una promozione, ma priva dei risvolti positivi che questa, di solito, comporta, in termini economici e di carriera.

Come si arriva a questa situazione? Le tappe più consuete sono le seguenti:

  • cambio informale delle proprie responsabilità: si verifica soprattutto quando un membro del team abbandona, per motivi di natura dissimile (licenziamento, dimissioni, cambio di allocazione e così via) un progetto, e il/la dirigente assegna quest’ultimo a un/a dipendente diverso/a, dando per assodato che lo prenda in carico “date le circostanze”;
  • incremento progressivo del proprio carico di lavoro: grazie alla fiducia acquisita, può succedere che un/a dipendente inizi a occuparsi, piano piano, di mansioni sempre diverse e lontane da quelle originarie – come la gestione di altri colleghi e di alcuni compiti manageriali e il dialogo con clienti che, prima, erano preclusi -, senza, tuttavia, che questo porti a un aumento dello stipendio o a una variazione del titolo professionale;
  • normalizzazione della nuova situazione: con il passare del tempo, la nuova condizione diviene la “normalità”, al punto che se si prova a parlare di modifiche del contratto vigente, le richieste avanzate dal/la dipendente vittima della quiet promotion vengono percepite come “esagerate” e “fuori luogo”, perché il livello a cui si ambisce, di fatto, è già stato raggiunto (pur senza la formalizzazione dell’avanzamento di carriera e, dunque, della promozione che ne dovrebbe derivare).

Perché la quiet promotion è una trappola?

Il/la dipendente vittima della quiet promotion o silent promotion si ritrova, così, in una vera e propria trappola. La promozione silenziosa è, infatti, particolarmente pericolosa, perché le maggiori responsabilità assegnate (in termini di gestione, supervisione, strategia e affini) non corrispondono, come accennato, alla ricezione di bonus, a un aumento dello stipendio o a un avanzamento di livello.

Risultato: il/la dipendente si ritrova con la stessa paga, ma con più lavoro di prima, mentre il datore di lavoro ottiene di più, ma a costo zero. E una delle conseguenze immediate di tale meccanismo è, naturalmente, un acuirsi dello stress, dal momento che il carico extra di lavoro può causare burnout, distrazione, stanchezza, un rischio maggiore di compiere errori e perdita generale di motivazione, a causa dell’assenza di riconoscimento e valorizzazione.

E oltre al danno, vi è pure la beffa. Le nuove mansioni, infatti, non essendo formalmente riconosciute, non possono essere nemmeno inserite del proprio curriculum vitae (un caso emblematico e molto diffuso: mansioni da senior, ma reputazione da junior), con possibili e pesanti penalizzazioni in caso di colloqui futuri e nuove opportunità di lavoro.

Come riconoscerla e cosa fare per uscirne

Molto spesso, tuttavia, risulta difficile discernere le attestazioni di stima e i complimenti da una quiet promotion. Come fare, allora? Per capire se ci si trova in una situazione del genere, è bene prestare attenzione ai seguenti fattori:

  • si ricoprono più responsabilità rispetto a prima (come, per esempio, la gestione di progetti di rilievo, il coordinamento dei colleghi e la presa di posizione per decisioni strategiche), ma il contratto rimane lo stesso, senza cenni di cambiamento;
  • quando si tenta di chiedere delucidazioni, le risposte ricevute sono sempre vaghe, con frasi del tipo: “È solo temporaneo”, “Sei la persona giusta per questa mansione”, “Per ora procediamo così, poi ne riparliamo” e affini;
  • il lavoro extra effettuato viene dato per scontato e “dovuto”, come se fosse normale che sia così, senza ricevere, al contempo, nessun bonus o aumento di stipendio (perché “Manca budget”, “Al momento non ci sono le condizioni” e così via).

Per affrancarsi da questo intrico è, quindi, necessario attuare delle strategie, la più importante delle quali è, senza dubbio, la documentazione. Tenere traccia dei nuovi compiti e delle nuove responsabilità assegnati, dei risultati ottenuti e delle mansioni previste dal contratto è uno strumento essenziale per sostenere qualsiasi tipo di confronto e fronteggiare qualsiasi tipo di obiezione.

Al contempo, risulta fondamentale richiedere un dialogo con il/la proprio/a responsabile, portando la questione alla luce e chiedendo che vengano tratteggiati obiettivi chiari, definiti e misurabili, contestualmente a un aumento di stipendio e a un cambio di livello/titolo corrispondenti alle nuove responsabilità acquisite.

E, nell’eventualità in cui tutto ciò non dovesse essere accolto, è, allora, importante svolgere delle serie valutazioni e porsi dei quesiti, per comprendere se il luogo di lavoro sia ancora quello adatto alle proprie esigenze e, in caso negativo, vagliare quali opportunità possano esservi altrove.

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