Dedicated performer, i lavoratori 'fedeli' che restano in un mondo di 'grandi dimissioni'

In un momento storico di grandi dimissioni e licenziamenti silenziosi, esistono ancora i lavoratori soddisfatti dell'attuale posto di lavoro? La risposta è sì, e si chiamano dedicated performer. Grazie alla loro esperienza, si può provare a trasformare i lavoratori che vogliono andarsene in lavoratori che vogliono restare.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambio di rotta nel mondo del lavoro. Sempre più persone, specialmente appartenenti alle generazioni più giovani, dichiarano di voler cambiare lavoro, e di preferire il benessere della vita privata a quello lavorativo. Sono così cresciuti esponenzialmente fenomeni conosciuti come il quiet quitting, le Grandi Dimissioni e le dimissioni di coscienza. Ma questa tendenza non è valida per tutti: non ne fanno parte infatti i dedicated performer.

Scopriamo chi sono i lavoratori che, trovandosi bene con i comportamenti e i valori attuati dalla propria azienda, non hanno intenzione di cambiare lavoro o dimettersi. Per comprendere come cambiare e far sì che anche i lavoratori insoddisfatti diventino dedicated performer.

Chi sono i dedicated performer?

Il mondo del lavoro è in continuo cambiamento, le aspettative dei lavoratori, i costi della vita e tanti altri aspetti attuali hanno modificato l’ottica con la quale le persone cercano o mantengono un lavoro. Kelly Services ha effettuato una ricerca per mettere in luce l’andamento dei lavoratori europei. Dal Global Re:work Report è emerso un nuovo gruppo di lavoratori, che si sono distinti da quelli pronti a lasciare il proprio impiego, ovvero i dedicated performer.

Si tratta dei lavoratori “fedeli”, che hanno dichiarato di trovarsi bene nel posto di lavoro attuale, e che non hanno intenzione di lasciarlo o cambiarlo. L’analisi di Kelly si è svolta su un campione di 4200 lavoratori e 1500 dirigenti, e ha avuto come risultato un 33% di lavoratori europei insoddisfatti. Ma si sono fatti notare all’interno del campione i dedicated performer, che grazie alla loro costanza apportano benefici importanti alla produttività e ai risultati delle aziende.

I lavoratori ad alto valore, come vengono definiti, si ritengono soddisfatti del comportamento e dei valori delle aziende per cui lavorano e dei loro leader. Per giustificare la loro scelta di rimanere, sono state prese in considerazione diverse priorità e caratteristiche importanti, tra cui il benessere mentale, l’equilibrio tra vita privata e lavoro, l’impegno delle aziende verso l’inclusione e l’uguaglianza, e altre che vedremo in seguito nello specifico.

Tutte caratteristiche che chi invece vuole lasciare il lavoro non ritrova nel proprio ambiente.

La risposta al quiet quitting e all Grandi Dimissioni

Il report di Kelly Service ha dimostrato ancora una volta quante persone si trovino male nel posto di lavoro attuale. Questo perché la maggior parte delle aziende non riesce a soddisfare le esigenze prioritarie dei lavoratori. I risultati infatti hanno visto il 33% dei lavoratori di tutta Europa disponibili a lasciare il proprio lavoro entro i prossimi 12 mesi. La percentuale è la stessa per gli italiani, che segue solamente il Portogallo (34%), la Francia (36%) e la Germania (44%).

In risposta ai fenomeni di Grandi Dimissioniquiet quitting che negli ultimi pochi anni stanno diventando sempre più diffusi, i dedicated performer offrono una strada alternativa. Invece di lavorare con disinteresse, aspettando solamente di andarsene, o pianificare quotidianamente le proprie dimissioni, i lavoratori fedeli trovano più vantaggio a rimanere. Ovviamente hanno dei motivi, delle caratteristiche che ritengono fondamentali per poter prendere questa decisione.

I dedicated performer rappresentano una risposta positiva all’alto flusso di dimissioni in Europa perché presentano un esempio da seguire. Da parte dei lavoratori, che devono scoprire quali sono le loro priorità e aspettative in un’azienda nella quale potrebbero lavorare con interesse e soddisfazione.

E da parte dei leader di queste aziende, che mancano spesso di impegno anche solo a voler comprendere quali siano le motivazioni che spingono i dipendenti a licenziarsi.

Le caratteristiche e gli obiettivi

dedicated performer
Fonte: iStock

Grazie al report, è possibile comprendere le caratteristiche ritenute più importanti per i lavoratori. Sono emersi infatti livelli più elevati di soddisfazione nei lavoratori ad alto valore per quanto riguarda flessibilità dei datori di lavoro, carichi di lavoro più gestibili e attenzione alla salute mentale. Stando ai numeri, l’88% dei dedicated performer presi in considerazione dal report ritiene che il datore di lavoro si preoccupi del loro benessere mentale.

Il 27% dei lavoratori italiani sostiene che il benessere mentale sia fortemente impattato, oltre che dalla poca attenzione da parte dei leader, da un carico di lavoro troppo elevato e da risorse insufficienti nel team. Un altro aspetto significativo per i dedicated performer è il senso di appartenenza: il 54% del campione preso in considerazione ha dichiarato di provare senso di appartenenza nell’azienda in cui lavora. Mentre il 53% si trova in un ambiente psicologicamente sicuro, un valore molto importante che permette di trovarsi bene nel proprio luogo di lavoro.

Importante inoltre è l’impegno nei confronti dell’inclusione e dell’equità. Non a caso, il 43% dei lavoratori che vogliono restare nell’azienda attuale dichiarano comportamenti inclusivi e paritari da parte dei propri leader.  Un’altra caratteristica prioritaria per i dedicated performer è lo sviluppo delle competenze, di fondamentale importanza per il 35% degli intervistati, oltre alla possibilità di crescita e progressione di carriera (il 33%).

Per evitare i licenziamenti, è necessario sentirsi motivati e coinvolti. Il quiet quitting e le dimissioni sono spesso alimentati dalla mancanza di interesse da parte dei lavoratori. A sua volta questa mancanza è causata da incapacità dei datori di lavoro di motivare e ispirare interesse, coinvolgere i dipendenti. Infine, è emersa l’importanza di un buon equilibrio tra lavoro e vita privata, che coinvolge il 27% dei dedicated performer presi in considerazione.

Come trasformare i lavoratori in dedicated performer?

Dai dati del report emerge quindi come il comportamento e i valori delle aziende e dei loro leader incidano molto sul benessere o malessere dei lavoratori. La grande maggioranza delle persone prese a campione non ritrova nei propri datori e nell’ambiente di lavoro le condizioni fondamentali per stare bene e scegliere di rimanere. Per trasformare i lavoratori in dedicated performer quindi bisognerebbe partire innanzitutto dai vertici.

Attraverso sondaggi, colloqui individuali e altri metodi semplici e veloci si possono conoscere le idee e il pensiero dei lavoratori, anche in maniera anonima per favorire la sincerità delle risposte. Già questo è un passaggio importante, che dimostra interesse e soprattutto la consapevolezza di dover cambiare qualcosa per stimolare i propri dipendenti. I lavoratori devono sentirsi presi in considerazione, devono sapere di avere un valore che va al di là di un numero da inserire quando c’è necessità di coprire turni e reparti.

È importante poi ascoltare le richieste, specialmente quelle che hanno a che fare con il benessere fisico e psicologico. Sapere che l’azienda in cui si lavora ha a cuore la salute mentale dei dipendenti, e mette in pratica azioni in favore di questa, è una delle caratteristiche prioritarie per i dedicated performer, e aiuterebbe a fidelizzare anche lavoratori che volevano andarsene. Per farlo, è necessario valutare il carico di lavoro, con un investimento maggiore sulle risorse, evitando carenze di personale e carichi troppo pesanti.

Sostanzialmente, ascoltare le voci dei lavoratori e mettere in pratica soluzioni attive e reali per andare incontro alle loro richieste è la strada migliore per trasformare i dipendenti in dedicated performer. D’altro canto, i lavoratori potrebbero valutare in maniera obiettiva le caratteristiche positive e negative delle aziende in cui lavorano, provando a comprendere se, prima di licenziarsi, c’è possibilità di migliorare la propria situazione lavorativa, o se ogni sforzo sarebbe inutile, cercando aziende più in linea coi propri valori.

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