Comprare per consolarsi, per raggiungere un piacere effimero ma gratificante. L’emotional spending è la tendenza a spendere denaro per oggetti materiali, sfizi da togliersi per sentirsi meglio. Come conseguenza della pandemia, sempre più persone appartenenti alle generazioni più giovani scelgono di spendere i propri risparmi piuttosto che tenerli da parte per il futuro. Perché, dall’incertezza causata dal covid, si sono convinti che il presente sia l’unica cosa certa.

Questo atteggiamento dà soddisfazione istantanea, ma comporta dei rischi, ed è meglio imparare a gestirlo. Insomma, farsi dei regali è bello, ma con dei limiti. Vediamo cos’è l’emotional spending, da cosa deriva e come limitarlo.

Cos’è l’emotional spending?

Il termine emotional spending deriva dall’inglese, e significa “spesa emotiva“, e fa riferimento quindi a un atteggiamento spinto dalle emozioni, piuttosto che da una reale esigenza. Una sorta di shopping compulsivo, un anestetizzante di fronte alla tragica situazione del mondo attuale.

L’emotional spending è una tendenza sempre più tipica della generazione Z e dei Millennials, che stanno sviluppando una visione del lavoro e del denaro differente dalle generazioni di qualche decennio fa.

Il focus è rivolto alla qualità della vita nel presente, che si tocca con mano ed è certa, rispetto alla preoccupazione per il futuro, assolutamente privo di sicurezze. L’aspettativa di vita oggi non è rosea, con i catastrofici cambiamenti climatici, le difficoltà a prevedere una pensione degna, che si sposta sempre più avanti con l’età. L’aumento delle malattie fatali, tra cui i tumori e nuove patologie, prima fra tutte il Covid. E ancora le guerre, la crisi economica, il caro vita.

Ciò che le nuove generazioni stanno vivendo è un mondo in continuo peggioramento, che non assicura un futuro in cui sperare e per cui prepararsi mettendo da parte risparmi. Per questo, l’idea più diffusa è quella di spendere i soldi oggi, cercando di togliersi il maggior numero di sfizi, e vivere al meglio il presente.

Peccato che per farlo si scelga di comprare oggetti o mangiare in ristoranti di lusso, andare a ballare o a bere, piuttosto che fare esperienze di vita, viaggiare e fare avventure conoscendo luoghi e culture nuove. Perché l’emotional spending si basa su una gratificazione istantanea e veloce, seppur effimera.

Le cause dell’emotional spending

Come già accennato, la causa principale da cui è nato l’emotional spending è stata la pandemia di Covid-19, per due motivi. Principalmente, una malattia così spaventosa, che non ha risparmiato nessuno in nessun luogo del mondo ha generato paura e grande incertezza per il futuro. Inoltre, le restrizioni e i continui lockdown hanno reso impossibile per quasi due anni vivere la quotidianità. Chiusi in casa senza spendere in uscite e benzina, restava solamente lo shopping online, come consolazione e svago.

Spendere per sentirsi meglio è un meccanismo di difesa che l’essere umano utilizza da sempre, non è una novità. Esistono tante persone che, in una situazione di stress emotivo, fanno fronte alle difficoltà acquistando oggetti e prodotti materiali per ottenere una gratificazione immediata che leviga il malessere per un periodo di tempo. La pandemia quindi ha accentuato un meccanismo pre-esistente, causato principalmente dalle emozioni.

Tra cui la tristezza, qualunque sia la causa, per cui si acquista per avere un boost di felicità. La paura, il sensi di colpa dovuti a una sensazione, spesso errata, di fallimento personale. Oppure la gelosia e l’invidia, per cui si fa shopping di cose che non servono ma sono alla moda, per restare al passo con gli altri. Ma anche un sentimento positivo che si prova quando si raggiunge un successo o un buon risultato, e per premiare se stessi si fanno acquisti.

Rischi e conseguenze

Di per sé l’emotional spending non è un meccanismo negativo, aiuta a fronteggiare momenti difficili, e non solo. Non c’è nulla di male nella decisione di spendere il proprio denaro in maniera autonoma e personale. Il problema principale compare quando l’emotional spending è più frequente e oneroso rispetto ai risparmi. Il rischio infatti sono i debiti, che potrebbero accumularsi nel caso in cui la spinta a comprare superi le possibilità economiche. Con tutte le conseguenze pericolose di dover sostenere un debito.

Inoltre, esistono conseguenze a livello psicologico, quando l’emotional spending diventa un’attività primaria nella vita di una persona. Sul sito Verywellmind.com la psichiatra Elisabeth Netherton spiega come diverse pazienti, dal momento che si occupa della salute mentale delle donne, arrivano a trascorrere diverse ore online a fare shopping. E risulta che il problema reale non sia il denaro speso, che spesso non è neanche troppo elevato, ma il tempo perso trascorso a comprare.

In sostanza, un rischio importante dell’emotional spending è di tipo psicologico, quando il meccanismo con cui facciamo fronte alle difficoltà emotive e di stress facendo shopping prende il sopravvento. E non riusciamo più ad affrontare i problemi nella maniera psicologicamente più salutare.

Se ci si accorge di trascorrere troppo tempo facendo acquisti, che si arriva a spendere troppo denaro, e che questo ha ripercussioni anche sulle relazioni con la famiglia o eventuali partner, è importante rivolgersi a un professionista per comprendere le cause e cercare di risolvere i problemi.

Come limitare l’emotional spending

emotional spending
Fonte: iStock

Vista la natura pericolosa dell’emotional spending, in modo particolare quando diventa un’abitudine fuori dal nostro controllo, è bene sapere come limitare gli acquisti. Saper gestire le spese emotive garantisce sicurezza contro i rischi che abbiamo visto. Se si pensa di non riuscire da soli a risolvere il problema, non c’è motivo di vergognarsi o sentirsi in colpa. Così come altre situazioni nelle quali entra in gioco la mente, è importante sapere quando rivolgersi a uno psicologo o psichiatra, che ha gli strumenti migliori per supportare.

Nel caso in cui invece si può provare ad agire autonomamente, vediamo 6 consigli utili per limitare l’emotional spending.

1. Ritardare gli acquisti

Per limitare gli acquisti, si può innanzitutto mettere gli articoli nel carrello, invece di acquistarli immediatamente. L’emotional spending si basa molto sull’istantaneità dell’emozione e soprattutto della gratificazione. Si tratta infatti di un meccanismo poco razionale. Ritardare gli acquisti, pensando di concludere lo shopping in un altro momento, è quindi un metodo pratico e utile: pian piano gli acquisti diminuiscono perché vengono ripresi in un momento di maggiore tranquillità emotiva.

2. Trovare alternative

Dal momento che l’emotional spending è un meccanismo di difesa, quando si è afflitti da emozioni negative si possono cercare delle alternative per fronteggiarle. Attività che ovviamente non comportino ulteriori spese, come un nuovo sport, per chi trova gratificazione nel movimento. Oppure più rilassanti come una serata di self-care, o mettendo in pratica hobby e passatempi che rilassano. Scaricare lo stress senza spendere è un ottimo modo per evitare di comprare per sentirsi meglio.

3. Budget

Un trucco per tenere d’occhio meglio le spese è stabilire un budget settimanale o mensile, e organizzare una riunione personale con se stessi periodica per controllare l’andamento. Se si riesce a rispettare il budget o se invece la situazione è fuori controllo. Inoltre, avere una soglia di spese da non superare è utile a limitare gli acquisti meno urgenti.

4. Time out

In preda alle emozioni è più difficile trovare la concentrazione per rendersi conto delle proprie abitudini, anche quelle da limitare. È bene allora, quando ci si sente stressati o afflitti da emozioni negative prendersi una pausa. Fermarsi e fare un respiro profondo aiuta a ossigenare il cervello, a calmare i battiti, ridurre lo stress e quindi anche a sentirsi immediatamente meglio. Allora è il momento di decidere cosa fare per provare gratificazione. Perché risulta più chiaro anche a se stessi quanto l’emotional spending influisce sulla propria vita e sulle proprie finanze.

5. Comprendere le cause

Dopo aver preso una pausa, è anche possibile valutare meglio da cosa deriva la spinta a spese emotive. Abbiamo visto cosa potrebbe provocare l’emotional spending, ma ogni caso è a sé. Un consiglio efficace, ma anche difficile, per gestirlo meglio è provare a comprendere le cause alla base di questo comportamento. Come sempre, giungere al principio di un problema è il punto di partenza per la soluzione.

6. Affrontare le emozioni

Nonostante questi consigli siano utili, specialmente per iniziare una fase di “guarigione” dall’emotional spending, quest’ultimo deve rappresentare il vero obiettivo finale. Ossia affrontare le proprie emozioni, accettare di soffrire o essere tristi e stressati, per poter ribaltare la situazione.

Siamo spinti a difenderci da ciò che non ci piace o ci fa soffrire, ma scappare o nasconderci dalle emozioni non aiuta a risolverle. Pertanto, eliminare qualsiasi meccanismo di difesa, tra cui anche l’emotional spending, è realmente possibile soltanto andando alla fonte di ciò che genera queste emozioni.

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