Apolide, cosa significa essere una "persona senza Stato"

L'apolidia riguarda circa dieci milioni di persone in tutto il mondo. Privati del diritto di cittadinanza e di qualsiasi altra tutela basilare, gli apolidi vivono senza patria e senza garanzie, non potendo avere accesso a salute, educazione, lavoro e legalità. Vediamone i dettagli.

Nel mondo, in base ai dati raccolti dall’UNHCR, sono circa dieci milioni. Si tratta degli apolidi, persone senza patria e senza cittadinanza e, soprattutto, individui privati del diritto di possederne una, per motivi di natura politica, discriminatoria o militare.

Distanti dalla vita comunitaria e avviluppati ai margini della società – nel suo complesso, e non una specifica -, gli apolidi conducono la propria vita senza riconoscersi in nessuna nazionalità, scevri dei diritti basilari che dovrebbero interessare i tutti i cittadini del mondo.

Per tale ragione, l’UNHCR ha lanciato, nel 2014, la campagna #IBelong: un piano decennale articolato in dieci punti il cui scopo è proprio quello di trovare una soluzione adeguata all’apolidia nel mondo, mediante la rimozione delle discriminazioni, la registrazione delle nascite, il miglioramento dei dati statistici sulle popolazioni apolidi, l’assicurazione dello status di protezione ai migranti e la facilitazione del processo di naturalizzazione.

Ma vediamo nel dettaglio chi è un apolide e quali sono le sue caratteristiche.

Che cosa significa apolide?

Il termine “apolide” deriva dal greco ed è composto dall’alfa privativo (a-, con il significato di “non“) e da “polis“, “città“. Chi è “senza città“, dunque, è un uomo o una donna che non “appartiene” a nessuna nazione, e a cui nessuno Stato riconosce la cittadinanza.

L’apolidia può, inoltre, riguardare l’individuo fin dalla nascita o interessarlo nel corso della sua vita. Le ragioni che possono portare una persona a divenire apolide, infatti, sono molteplici. Come si legge su Integrazione Migranti:

Secondo la Convenzione di New York del 1954, apolide è la persona che nessuno Stato considera come suo cittadino. L’apolidia può essere originaria, se sussiste fin dalla nascita, o successiva, se tale condizione si verifica in un momento diverso, ossia quando la persona perde la cittadinanza che aveva precedentemente, senza acquisire quella di un altro Stato.

Ne consegue, allora, che gli apolidi siano marginalizzati ed espulsi, senza la possibilità di accedere ai diritti fondamentali dell’individuo, quali la salute, l’educazione, la libertà di movimento, il lavoro, la protezione legale e, in generale, di possedere tutte le tutele e le garanzie che proteggono la nostra vita e la rendono degna di essere definita tale.

Come si diventa apolidi

Come accennato, le ragioni che possono condurre a uno stato di apolidia sono numerose. In base a quanto riportato dallo U.S. Department of State, le cause principali sono le seguenti:

  • Mancata registrazione della nascita o assenza dei certificati di nascita;
  • Genitori anch’essi apolidi;
  • Cambiamenti politici e trasferimenti dei territori, i quali possono mutare la nazionalità dei cittadini degli Stati precedenti (si pensi alla ex Jugoslavia o all’ex URSS, le cui dissoluzioni hanno dato vita a molteplici individui apolidi);
  • Supervisioni amministrative, problemi procedurali, conflitti legali tra due o più Paesi e distruzione di documenti ufficiali;
  • Alterazione della nazionalità durante il matrimonio o scioglimento del matrimonio tra coppie di nazioni diverse;
  • Discriminazione mirata contro le minoranze;
  • Leggi che limitano l’acquisizione della cittadinanza;
  • Leggi che inficiano il diritto delle donne a trasmettere la propria nazionalità ai figli;
  • Leggi relative ai figli nati fuori dal vincolo coniugale e durante il transito;
  • Perdita o rinuncia alla cittadinanza senza averne prima acquisita un’altra.

Difficoltà e svantaggi

Le persone “senza patria“, come si è visto, nell’arco della propria esistenza incorrono in diversificate e numerose difficoltà. La prima, e forse la più importante, è l’impossibilità ad accedere alla salute e alle cure necessarie al proprio benessere psicofisico, a causa dell’assenza di documenti e di certificati che ne attestino addirittura la nascita.

Gli impatti dell’apolidia concernono, poi, tutti gli altri campi della vita. Un individuo privo di nazionalità, infatti, non ha il diritto a conseguire un’educazione scolastica, non ha un’identità legale, non può sposarsi e non può accedere a nessuna opportunità di lavoro, arrivando persino a non vedersi accordato il diritto a una sepoltura ufficiale e a un certificato di morte.

Condizioni di disagio e marginalizzazione che, poi, si tramandano di generazione in generazione, ampliando, così, la risonanza del problema e privando milioni di individui dei diritti umani basilari e fondamentali.

Esempi di apolidi famosi

Sono molte le persone celebri che, nel corso della storia, hanno posseduto lo status di apolide. Tra questi, si ricorda, per esempio, il filosofo Emil Cioran, che dalla fine della seconda guerra mondiale iniziò a risiedere in Francia con lo statuto di apolide, componendo i suoi libri non più in romeno ma in francese.

Al suo fianco, anche il padre della psicanalisi Sigmund Freud, il quale fu privato della cittadinanza austriaca a causa delle leggi razziali e, divenuto apolide e in pessime condizioni di salute, lasciò la sua città natale e si recò a Londra, dove divenne un rifugiato politico.

Così come Friedrich Nietzsche, tra i più grandi pensatori del XIX secolo, cittadino prussiano fino al 1869 e poi apolide (sebbene partecipò ugualmente alla guerra franco-prussiana in qualità di infermiere), Jiddu Krishnamurti, filosofo di etnia indiana che nel 1948 decise di non appartenere più ad alcuna nazionalità, organizzazione o religione e rifiutò la cittadinanza indiana, e, infine, lo scrittore – nato ad Asti, in provincia di Torino – Vittorio Alfieri, il quale rinunciò alla cittadinanza del Regno di Savoia tra il 1777 e il 1778 e si recò a Roma, con la contessa d’Albany, per concludere la stesura della sua Ottavia.

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