Lo scandalo dei balletti verdi: la caccia italiana agli omosessuali

Quello dei “balletti verdi” fu il primo “scandalo” a sfondo omosessuale che interessò tutta l’Italia e si protrasse nel corso degli anni ‘60, con conseguenze giunte fino a noi. Ma come nacque e quali furono le sue diramazioni? Scopriamone i dettagli.

Ci sono episodi che, se osservati con la giusta lente, possono rivelare molto di un popolo e di un Paese. Uno di questi, per quanto concerne l’Italia, è senza dubbio il cosiddetto “scandalo dei balletti verdi”, ossia lo scalpore – e i conseguenti processi – che sconvolse la provincia di Brescia nel 1960 e coinvolse circa duecento persone, compresi anche alcuni personaggi dello spettacolo.

Parlare dei balletti verdi è di rilevante importanza, dal momento che esso fu uno degli scandali più grandi degli anni ‘60 legati all’omosessualità. E che, per livore, morbosità e insensatezza, non sembra così distante dagli “scandali” che tuttora animano le pagine dei nostri giornali.

Scopriamone i dettagli.

Lo “scandalo” dei balletti verdi

Il 5 ottobre 1960 il Giornale di Brescia informò i suoi lettori dell’apertura di un’inchiesta inerente gli “ambienti omosessuali”. Nello specifico, l’unico quotidiano locale dell’epoca affermò che:

Da parecchio tempo si parlava in città di una vasta operazione intrapresa dagli organi investigativi per bloccare un dilagante circuito del vizio, in cui si trovavano coinvolti uomini di giovane e meno giovane età. Le notizie relative a convegni immorali, a trattenimenti di genere irriferibile, ad adescamenti e a corruzioni e ricatti sono ripetutamente giunte fino a noi.

Si era, dunque, sparsa la voce che in una “sontuosa villa” sita nella località di Castel Mella persone omosessuali (gli “invertiti”, come erano definite a quel tempo) si incontrassero per intrattenersi sessualmente in incontri “immorali” e “depravati”.

Ne seguì un vero e proprio scalpore, alimentato dalla stampa che diede allo scandalo l’appellativo di “balletti verdi”: “balletti”, perché era il gergo utilizzato in quegli anni per riferirsi a tutti gli scalpori a sfondo sessuale; il verde, invece, era riconducibile al colore del garofano all’occhiello che Oscar Wilde era solito indossare – con riferimento alla condanna al carcere che, nell’Inghilterra vittoriana, colpì lo scrittore con l’accusa di sodomia.

L’omosessualità nell’Italia degli anni ‘60

Prima di procedere con la narrazione dell’accaduto, è, però, bene ricordare in quale contesto socio-culturale fosse immerso il decennio, e in particolare le persone omosessuali.

Negli anni ‘60, infatti, l’omosessualità era ancora considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità un disturbo, e per questo inserita nella lista delle malattie mentali – da cui scomparve solo il 17 maggio 1990.

Non stupisce, quindi, che gli individui omosessuali fossero denigrati con termini del calibro di “invertiti” e “depravati”, e che discriminazione, intolleranza e pregiudizio fossero i filtri attraverso i quali non solo la popolazione, ma anche la politica, la magistratura e la Chiesa osservavano le “devianze” di una parte di persone obbligate a vivere nell’ombra a causa dello stigma sociale.

Le conseguenze furono disastrose e le indagini presero ben presto un ritmo molto veloce e serrato, arrivando a indagare quasi duecento persone e innescando una vera e propria isteria di massa. I genitori iniziarono a preoccuparsi dei propri figli e a scrivere lettere di “aiuto” ai diversi giornali, soprattutto Il Borghese, che – per scongiurare il rischio dell’omosessualità – consigliava alle madri di fornire ai figli foto di “vere donne”.

I vip coinvolti nello “scandalo”

L’indagine produsse, inoltre, un effetto domino, con decine di omosessuali – dichiarati o meno – che si ritrovarono costretti a giustificare il proprio orientamento sessuale di fronte a un pubblico perbenista e affamato di notizie e che, come si scopre su Brescia si legge,

furono costretti a difendersi da accuse di pedofilia, prostituzione o favoreggiamento. Parecchie vite vennero stravolte, alcune spezzate e con esse anche quelle delle loro famiglie, dove segreti intimi e dolorosi vennero svelati nella maniera meno opportuna.

Naturalmente, non mancarono anche illazioni relative alla presunta presenza di personaggi dello spettacolo. L’acme della psicosi fu, infatti, raggiunta quando venne raccolta la confessione di un cameriere che lavorava presso una famiglia di aristocratici romani, il quale affermò di aver visto prendere parte ai balletti verdi vip come Dario Fo, Franca Rame, Mike Bongiorno, Gino Bramieri, Paul Steffen e Bud Thompson.

Personaggi che negarono prontamente la propria partecipazione ai “festini immorali”, ma che diedero un risalto ancora più nazionale e mediatico allo scandalo che stava ormai interessando l’intera penisola.

Balletti verdi: inchieste e processi

Le investigazioni durarono quasi quattro anni, costellati di interrogatori, arresti, processi e inquisizioni (persino suicidi). Delle circa duecento persone indagate, solo sedici furono poi realmente processate: vennero tutte assolte, eccetto una, ossia il proprietario della cascina (e non, dunque, la “prestigiosa villa trasformata in casa di appuntamenti”) in cui lo scandalo aveva avuto origine.

L’uomo – che abitava con gli anziani genitori –, come si legge su Brescia Oggi,

ebbe a pagare un conto decisamente salato per aver avuto l’ardire di amare e incontrare altri uomini, convinto di poter soddisfare, almeno in casa propria, le proprie pulsioni erotiche.

Di fatto, il clamore si risolse in una grande montatura, e fu probabilmente legato a stretto giro alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale della Città che si sarebbero svolte di lì a poco. Come commenta Stefano Bolognini, autore del volume Balletti verdi: uno scandalo omosessuale:

Quando scoppia lo scandalo sono prossime le elezioni. Ho l’impressione che lo scandalo vada analizzato anche calato in quel clima politico. Qualche partito, conservatore o cattolico, avrebbe voluto speculare su di un rinnovo dei costumi morali sulla pelle degli omosessuali. Il problema è che lo scandalo, per funzionare in termini elettorali, avrebbe dovuto essere piccolo, invece coinvolse tutta Italia e sfuggì di mano a chi lo aveva avviato. E i cattolici ne uscirono con le ossa rotte a causa di alcuni preti coinvolti.

In questo modo, l’omosessualità entrò nel dibattito politico e da fatto privato si trasformò in affare pubblico, attirando le attenzioni e le considerazioni della sinistra, che reputava l’essere omosessuale un “vizio borghese”, e della destra, per cui gli omosessuali erano persone “depravate e viziose”, mentre per i cattolici erano gravi “peccatori”.

Con conseguenze, in termini di odio, discriminazione e pregiudizi, che sono giunte fino a noi. E che non accennano a svanire.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!