Come riconoscere e superare il sessismo ambivalente

Coniato dagli studi degli psicologi Peter Glick e Susan Friske, il sessismo ambivalente contiene in sé due tipi di discriminazione: da un lato, il sessismo ostile, dall’altro, il sessismo benevolo, entrambi accomunati dall’idea che la donna sia un essere inferiore meritevole di disprezzo e/o protezione. Vediamone i dettagli.

Da un lato, la donna angelicata, pura e materna, essere superiore a qualsiasi altro da trattare con estrema cura e attenzione. Dall’altro, la donna malvista, ingenua e incapace, che necessita di protezione e aiuto perché inferiore e debole.

Non sembra, ma entrambe le forme esposte sono facce di una stessa medaglia: quella del sessismo ambivalente. In un caso, infatti, abbiamo di fronte il cosiddetto “sessismo benevolo”, pervasivo e mascherato da complimenti e dedizione, nell’altro, invece, assistiamo al “sessismo ostile”, quello di gran lunga più diffuso ed espresso, che considera le donne sulla base di stereotipi, ruoli di genere e credenze culturalmente tramandati.

Quali sono le coordinate del sessismo ambivalente e come si può riconoscere e superare? Vediamone i dettagli.

Che cos’è il sessismo ambivalente?

L’espressione “sessismo ambivalente” nasce dallo studio congiunto del professore Peter Glick della Lawrence University e della professoressa Susan Fiske della University of Massachusetts, che, in un articolo del 1996, hanno proposto una teoria del sessismo nei confronti delle donne individuando, in esso, due componenti distinte.

Prima di procedere, però, è bene ricordare quale sia la definizione di sessismo, come si legge su Treccani:

Termine coniato nell’ambito dei movimenti femministi degli anni Sessanta del Novecento per indicare l’atteggiamento di chi (uomo o donna) tende a giustificare, promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne in campo sociopolitico, culturale, professionale, o semplicemente interpersonale; anche, con significato più generale, tendenza a discriminare qualcuno in base al sesso di appartenenza.

Dato, dunque, per assodato che il sessismo sia una forma di pregiudizio basata sul sesso di appartenenza, Glick e Fiske hanno delineato i due atteggiamenti specifici del sessismo ambivalente. Da una parte, vi è quello ostile, ossia l’aspetto prevalente cui corrisponde la definizione classica di “sessismo”, caratterizzato da una costante svalutazione delle donne, una dichiarata antipatia nei loro confronti e, in generale, una generica misoginia mossa da discriminazioni e stereotipi di genere.

Dall’altra, invece, si staglia quello benevolo, dissimulato da apparenti complimenti e attenzioni ma, proprio per questo, il più pericoloso e invasivo.

Sessismo ambivalente vs sessismo benevolo

Il sessismo benevolo, infatti, si basa anch’esso su visioni stereotipizzate e patriarcali delle donne, ma lo fa in un modo meno plateale e oltraggioso rispetto alla sua controparte ostile.

Anzi: il sessismo benevolo ha, come focus, proprio quello di “esaltare” le donne, che, come si legge su Psicologi Online, suscitano sentimenti positivi, ricerca di intimità e comportamenti prosociali.

Al contempo, tuttavia, tratteggiando la donna come essere “angelicato” superiore a qualsiasi altro e dotata di doti preziose da proteggere e trattare con cura, questo tipo di sessismo non fa altro che perpetuare i ruoli imposti a livello sociale, relegando la donna alla sfera della gestione domestica e dei figli e discriminandola, così, proprio sulla base di questioni di genere.

A corroborare il sessismo benevolo ci sarebbero, infatti, tre fattori: il paternalismo, che considera la donna mai completamente adulta e, dunque, bisognosa di amore, protezione e dipendenza; la differenziazione di genere, la quale delega solo agli uomini ruoli di potere e li dipinge come persone aggressive, capaci e determinate, al contrario delle donne, sempre gentili, sensibili e delicate; e, in ultimo, l’eterosessualità, che porta spesso al proprio acme l’ostilità provata dagli uomini nei confronti delle donne, giudicate manipolatrici e persuasive ai danni dei primi.

La scala del sessismo ambivalente

Proprio per riconoscere il sessismo ambivalente e le sue sfaccettature e tentare di arginarlo quanto più possibile, IDRIabs International ha sviluppato, sulla base degli studi condotti da Peter Glick e Susan Fiske, l’Inventario del Sessismo Ambivalente, ossia un test per misurare il livello di sessismo, ostile e benevolo, dell’individuo che decide di sottoporsi alle domande del questionario.

Il test è stato ideato da professionisti certificati ed esperti nell’interpretazione e valutazione delle misure psicologiche, afferenti a diversi ambiti della psicologia. Ad oggi, il questionario è uno degli strumenti più utilizzati per rilevare la consistenza e la capillarità dei due tipi di sessismo individuati da Glick e Fiske, in grado di analizzare le caratteristiche psicometriche autentiche e di definire, così, un quadro della situazione valido nella maggior parte delle culture diffuse in tutto il mondo.

Tra le 22 domande e affermazioni contenute nel test, vi sono, per esempio: “Le donne esagerano con i problemi che affrontano nella società”, “Le donne sono sempre pronte a interpretare dei commenti innocenti come commenti sessisti”, “Le donne sono tanto razionali e logiche quanto gli uomini”, “Le donne hanno una sensibilità particolare che gli uomini non potranno mai avere”, e similari.

Sessismo ambivalente: come riconoscerlo?

Come accennato, quindi, il sessismo ambivalente ha molteplici modalità di espressione. In generale, però, ci troviamo di fronte a casi di sessismo, ostile o benevolo, ogniqualvolta in cui la donna è valutata in posizioni di inferiorità rispetto agli uomini sulla mera base della propria identità di genere, cui si affiancano discriminazioni, stereotipi e ruoli imposti e da rispettare.

Il modo in cui questo avviene può essere vario. Si può passare dall’affermazione “Le donne sono cattive e vogliono avere il controllo sugli uomini”, proprio del sessismo ostile, a gesti di apparente galanteria quali l’aprire la portiera, cedere il passo alla donna quando si entra in un locale o, ancora, quando si agisce con la finalità di proteggere e/o esaltare la donna in quanto tale (e non per effettive e conclamate motivazioni).

Un esempio lampante è offerto dalla Giornata della Donna, tripudio di frasi come: “Le donne non si toccano neanche con un fiore”, “Le donne sono come gli angeli”, “L’essere amata è per la donna un bisogno superiore a quello di amare”, “Le donne conservano in sé il mistero della vita”, e tutto il compendio di aforismi e dediche che sulla carta appaiono come complimenti e carezze ma che, nella loro essenza, fortificano una concezione della donna ancora relegata al passato, vetusta e discriminatoria.

Come superare il sessismo ambivalente

Come si supera, allora, il sessismo ambivalente? Come in qualsiasi altro caso di pregiudizio, il primo passo è sicuramente costituito dallo sforzo di considerare le persone in se stesse, e non come appartenenti a un gruppo statico e privo di molteplicità al suo interno.

Valutare le donne come parti di un unico e costante monolite è, infatti, il primo gesto di sessismo e, in generale, mancanza di rispetto che possa essere compiuto. Ogni individuo, uomo o donna che sia, ha il diritto di essere preso in considerazione sulla base della sua personalità, del suo modo di stare al mondo e del suo comportamento, a prescindere dal sesso e dall’identità di genere che lo caratterizzano.

Per questo motivo, è importante analizzare i propri atteggiamenti e le espressioni con cui ci rivolgiamo altri altri e fare un esame di coscienza, utile a chiederci come possiamo migliorare e quali aspetti è possibile modificare affinché nessuno si senta discriminato o privo del rispetto che merita.

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