Wokefishing: sembrava un amore di aperte vedute... e invece no. Come difendersi

Diffuso soprattutto nell’ambito del dating online, il wokefishing si riferisce alla pratica di ingannare la persona per cui si prova interesse (romantico e/o sessuale) facendo finta di appoggiarne le posizioni progressiste. Ecco che cosa c'è da sapere e come smascherarlo.

Nell’antichità si chiamava “captatio benevolentiae”. Ora, wokefishing. Le coordinate del fenomeno sono certamente diverse, ma l’impianto alla base non è poi molto dissimile rispetto a quello di qualche secolo fa.

Se la prima pratica era intenzionata a conquistare, nel corso dell’orazione, la benevolenza degli ascoltatori, la seconda, infatti, si rivolge alle persone delle quali si desidera attirare l’attenzione sentimentale e/o sessuale. Come? Facendo finta di simpatizzare per determinate questioni politiche e sociali di natura “progressista” benché, nel privato, a esse non si presti minima attenzione.

Il fenomeno è sempre più diffuso, soprattutto nell’ambito del dating online. Scopriamone i dettagli.

Che cos’è il wokefishing?

Il termine wokefishing nasce dalla crasi tra “woke”, ossia la parola con cui si vuole tratteggiare (soprattutto a partire dalle proteste di Black Lives Matter) la consapevolezza relativa a specifiche problematiche correlate a razzismo e sessismo sistemici, e “fishing”, già presente nell’espressione “catfishing” e indicante gli individui che mentono sulla propria identità sui social.

Nel complesso, dunque, il concetto si adegua a tutte le situazioni in cui le persone si presentano dotate di mentalità aperta e progressista al solo scopo di conquistare i soggetti di loro interesse. Proprio come è successo a Serena Smith, giornalista di Vice che ha coniato il neologismo due anni fa, traendo spunto da quanto le è accaduto a 17 anni.

Come racconta nel suo articolo, poi divenuto virale:

Quando avevo circa 17 anni decisi di diventare vegana. […] Informai il tipo con cui uscivo della mia scelta e, inaspettatamente, lui la prese malissimo. Reagì facendomi una torrenziale lezione sull’importanza di sostenere gli allevatori. Ricordo ancora uno dei suoi messaggi indignati: “Oddio, non diventerai mica una di quelle femministe vegane, adesso?”. Ero confusa. Fino a quel momento non mi era sembrata una persona che odiava le “femministe vegane”: da dove veniva quello slancio improvviso?

Perché si fa wokefishing?

Il wokefishing si delinea, allora, come una vera e propria tattica manipolatoria, finalizzata a ingannare – consapevolmente e talvolta inconsapevolmente – il partner o l’individuo per cui si nutre fascinazione mediante il supporto a questioni che, in realtà, non si assecondano sul serio.

La motivazione alla base di tale pratica potrebbe, appunto, essere quella di volersi allineare con determinate declinazioni sociali, culturali e politiche, allo scopo di sfruttare sessualmente, emotivamente o finanziariamente la vittima.

Una persona che, sulla carta, si presenta come femminista, antirazzista, vegana/vegetariana (o perlomeno comprensiva di tali posizioni), progressista, attenta alla parità (salariale, di genere, etnica, sociale), alleata della comunità LGBTQI+ e sex-positive potrebbe, quindi, rivelarsi, nell’arco del breve o medio termine, totalmente estranea alle stesse tematiche che, per attirare l’attenzione dell’altro, dichiarava di sostenere e accogliere.

Come afferma la terapeuta Danielle Forshee su Refinery29, perciò:

Sullo spettro delle bugie, il wokefishing sembra essere piuttosto grave: esso è più di una piccola bugia bianca. A volte, è perpetuato apposta per indurre qualcuno a pensare che si condividono gli stessi valori fondamentali.

Insomma: pur di piacere e sembrare attraenti, alcuni individui sono addirittura disposti a modificare le proprie convinzioni, le proprie inclinazioni caratteriali e i propri valori morali. O, almeno, a far finta di cambiarli.

Wokefishing: alcuni esempi

Il wokefishing, pertanto, può concernere qualsiasi ambito in cui appare necessario millantare una mentalità aperta e un solido impegno contro le ingiustizie, dalla violenza di genere al gender pay gap, dal razzismo alle discriminazioni di classe e all’abilismo.

Un esempio ce lo offre proprio Serena Smith nel suo articolo pionieristico, riportando la storia di Tom, 23enne di Bristol:

Mi ricordo che al primo appuntamento con questo tipo abbiamo parlato del razzismo nel Regno Unito. Nelle settimane successive, abbiamo parlato tantissimo di inclusione nel settore accademico e dei problemi della monarchia. Andava alla grande! Ma poi la luna di miele è finita, e, be’, le cose sono cambiate un bel po’. Diceva sempre di essere progressista, ma rideva agli insulti e alle battute razziste. Provava a interpretare il personaggio del “social justice warrior”, ma si comportava come l’esatto contrario.

O, ancora, la storia di Caroline, apprendista tatuatrice francese, che su Huffington Post France racconta la sua esperienza con un suo ex fidanzato:

Sono una donna super aperta, mi mostro molto in rete in mutande perché mi piace. All’inizio piaceva anche a lui, perché diceva che ero libera di fare ciò che volevo con il mio corpo. Ha condiviso le mie foto con orgoglio. Mi sentivo così bene e allo stesso tempo libera come donna, mi sentivo rispettata.

Dopo due mesi, però:

Mi ha chiesto di rimuovere quelle foto, perché, secondo lui, erano volgari. Era per la libertà delle donne, diceva che ci rispettava, ma una volta che mi aveva in tasca ha insultato i miei parenti, come mi vesto e il mio passato.

Come difendersi dal wokefishing

Le variazioni sul tema sono, naturalmente, molteplici. Per tale motivo, è opportuno prestare particolare attenzione alle parole e ai comportamenti della persona con cui si è deciso di intraprendere una relazione, romantica o sessuale, e stare attenti ai segnali che essi possono fornirci, soprattutto se non completamente in linea con le questioni – morali, politiche, culturali – di rilevante importanza per noi.

Un ottimo modo per difendersi dai wokefisher potrebbe, dunque, essere quello di impegnare l’altra persona in conversazioni reali e profonde (soprattutto se ci si è conosciuti online), tentando di sondare le sue posizioni circa le tematiche che ci stanno a cuore e, se necessario, di metterla anche “alla prova” per cercare di capire se le sue intenzioni siano sincere o, al contrario, aleatorie.

E se sono genuine ma la conoscenza delle questioni è carente o insufficiente, niente paura: c’è tutto il tempo per impararle e approfondirle, in particolar modo se affiancati da individui progressisti. Questi, sì, davvero “woke”.

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