Nella vita succedono cose che non avremmo mai neppure immaginato.
Ci si trova a fare cose che, fino a poco tempo fa, avremmo definito impossibili. Non perché lo fossero di per sé, ma per una nostra convinzione personale che, a volte, diventa un pregiudizio.

Se un anno fa qualcuno mi avesse detto che mi sarei innamorata di un uomo conosciuto su un’app di incontri avrei detto mai, impossibile.

E al tempo era effettivamente impossibile, nel senso che non mi ero mai iscritta a una sola app di incontri.
“Roba da sfigati, da maniaci o da persone che non hanno una vita sociale”, avrei chiosato e… tanti saluti e grazie. Irremovibile sulla mia convinzione.

Poi per un progetto di Roba da Donne, a 35 anni, mi sono iscritta a Once e, per un esperimento sociale documentato nell’articolo che segue, per un mese ho chattato e persino incontrato uomini che erano tutt’altro che maniaci in cerca di una botta e via, sfigati o alieni privi di una vita sociale reale.

Uso lo pseudonimo di Martina Fadani perché, ora più di allora, preferisco che la mia identità rimanga privata, ma sono sempre A.
Sono partita, qualcuno lo ricorderà, come la più cinica e la più prevenuta di tutte le utenti di un’app di dating e… come è andata lo sapete.
Ora posso dire di essere contenta di quello che è successo: è stata una lezione importante! Ero convinta di essere una persona aperta, emancipata, libera da pregiudizi e, invece, me ne stavo arroccata sulle mie posizioni che reputavo vera a prescindere, senza avere neppure la curiosità di mettermi alla prova.

Insomma, ragionavo come le persone che più detesto: quelle che non sanno neppure di cosa stanno parlano, ma hanno ragione loro.

Ammetto che, per tutta la durata dell’esperimento, ho sempre pensato che appena il periodo di test, finalizzato alla scrittura dell’articolo, fosse finito, mi sarei immediatamente rimossa da Once e, sebbene a quel punto libera da preconcetti, avrei giurato che non mi sarei più servita di un’app di incontri.

Invece non è andata così.
Sarà che grazie a Once ho incontrato Andrea e Luca, che ho continuato a frequentare ben dopo l’esperimento e che, soprattutto in un caso, mi hanno donato tanta tanta bellezza e un’intensità di rapporto che, probabilmente, non ho mai raggiunto con persone che conosco da 30 anni (dai tempi, cioè di asilo ed elementari!).

Ma non parlerò di loro, perché dovrei aprire un altro capitolo, per certi versi non chiuso, ma ci sono alcune cose preziose che ognuno di noi preferisce tenere per sé.

Parlerò invece di una cosa che mi è appena accaduta, perché sì, a distanza di un anno da quel “gioco”, sono ancora iscritta a Once e, negli ultimi mesi, è successa quella cosa che mai, mai, mai avrei pensato potesse accadere a me. Questa proprio no.

Mi sono innamorata di una persona a distanza, di un ragazzo conosciuto sull’app.

Per carità, so che non sono la sola cui è successo, né sarò l’ultima, ma è successo a me: la single incallita, quella che già non voleva un uomo, figurarsi se pensava di perdere la testa per uno che non aveva neppure mai incontrato.

È successo. Ho ripreso a utilizzare Once perché era un periodo strano con Andrea. Ce l’avevo troppo in testa e non mi andava. So che non è bello da dire, ma confidavo un po’ nei benefici del chiodo schiaccia chiodo: a mia discolpa, preciso che in questo senso ero molto chiara sin da subito con i ragazzi con cui ho iniziato a chattare.

Poi ho incontrato Claudio.
Doveva essere un diversivo come gli altri. A differenza loro, lui non mi chiedeva appuntamenti di persona, che io alla fine non davo.
Così è successo che, mentre con gli altri, dopo qualche chat la cosa andava scemando, con lui è continuata e, anzi, si è fatta via via più intensa.

Abbiamo iniziato a scriverci lunghissime mail. Vere e proprie lettere, in cui ci siamo raccontati, in cui ci abbiamo messo i nostri giorni, i nostri sogni, il passato, le paure, pezzi di libri e di poesie letti che volevamo condividere con l’altro.

Non so come, ma è successo e le nostre mail sono diventate lettere d’amore.
Complice il fatto che entrambi avevamo dichiarato la volontà, all’inizio, di non incontrarci ma solo di parlare, la cosa è andata avanti per molto tempo.

Sui social di lui non c’era traccia, ma avevo le sue foto e, soprattutto, i suoi racconti, con riferimenti precisi e puntuali a posti non lontani dalla mia città, che conoscevo in alcuni casi molto bene, in altri meno ma abbastanza per avere la conferma della corrispondenza tra le sue parole e la realtà.

Ho cominciato ad avanzare l’ipotesi di un incontro ma lui, pur dichiarandosi entusiasta, prendeva tempo. Ne abbiamo fissati un paio, rimandati puntualmente all’ultimo secondo con le motivazioni più improbabili. Le sue mail si sono fatte un po’ più fredde, ma per lui era un periodo intenso… Doveva essere stanchezza!

Insomma, avevo tutti gli elementi per capire che qualcosa non andava.

La verità era che io avevo più o meno volontariamente ignorato tutta una serie di segnali: frequentavamo gli stessi posti e gli stessi festival di cui poi ci parlavamo in mail, ma guarda caso non ci eravamo mai incontrati; gli appuntamenti buchi; le immagini di lui, che sarebbe bastato cercare in Google per scoprire che non erano di nessun Claudio, ma di un ragazzo inglese che vive a Berlino…

È successo quello che non avevo mai pensato. Mi sono fatta fregare.

Peggio: ho finito per innamorarmi di un ragazzo che, di fatto, non esiste.

Non so perché lo abbia fatto: quando gliel’ho chiesto lui mi ha dato un appuntamento per spiegarmi, cui non si è mai presentato.
Le parole che mi ha scritto mi impediscono di pensare a lui come a un truffatore, ma di fatto mi ha spezzato il cuore.

A quel punto ho fatto l’unica cosa che c’era da fare (e che anche in questo caso non pensavo che avrei mai fatto): ho lasciato una recensione negativa su Once, motivandola.
Ho scritto che la sua immagine di profilo è falsa e che lui non esiste, non per come si presenta almeno: così che non succeda a un’altra.

Dopo questa esperienza ho recuperato anche la maggior parte delle persone con cui avevo intrattenuto delle chat o che ho incontrato nel corso di quest’anno e ho lasciato loro una recensione, positiva, anche quando la scintilla tra noi non è fisiologicamente scoccata.

Perché l’ho fatto? Perché dopo quanto successo con Claudio ho capito, che lasciare una recensione non equivale a dare un giudizio sulla persona o su come è andata, non è una triste e sterile pagella, ma una garanzia. Le stelline sono altre donne che ti dicono che sì, è vero, X è proprio come lo vedi in foto o che Y si comporta in modo non raccomandabile.

Ho persino messo una recensione positiva a un tipo che, di fatto, mi ha mollato un bel due di picche dopo avermi conosciuta di persona: mi ha scaricata, è vero, ma per quanto possa essere incomprensibile ;) è un suo diritto e lui è stato onesto.

A questo servono le stelline, del resto: non a vendicarsi di uno che ti dà buca, ma di uno che ti fa innamorare di un ragazzo che non esiste.

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