Le violenze contro le persone Rom e Sinti non sono mai finite

La campagna #forusitcontinues snuda il carattere di continuità e il revisionismo storico con cui anche la storia del novecento viene spesso narrata dimenticando la morte di 500.000 persone Rom e Sinti, sterminate e targhetizzate dal regime nazista.

Il 17 novembre 2021, Olga, una bambina rom di 8 anni, è morta dopo un’agonia durata 70 minuti (è volontà della famiglia non divulgarne il cognome). Alle 5.30 circa, all’ingresso di un complesso industriale a Keratsini, nel Pireo, Atene, la bambina viene schiacciata da un cancello elettronico.

Dopo l’incidente, diversi dipendenti si accorgono della sua presenza, qualcuno la tocca per verificare che sia viva, ma nessuno si ferma per soccorrerla. Dopo 70 minuti e un’altra chiusura del cancello, Olga muore. L’indagine del coroner ha sottolineato l’agonia della bambina, morta in assenza di soccorso, intrappolata tra il cancello di metallo e il muro.

L’incidente che ha ucciso Olga non somiglia poi così tanto a un incidente. Sebbene la dinamica iniziale sia assolutamente casuale, la morte della bambina è chiaramente dovuta all’omissione di soccorso. E quale bambino non viene soccorso da adulti che lo notano riverso al suolo? Un bambino razzializzato, un bambino la cui vita viene valutata meno di quella degli altri sulla base di uno schema di discriminazione che prosegue indisturbato da secoli e che appesta la nostra Europa, che intride la società civile tanto quanto le istituzioni: l’antiziagnismo.

Cos’è l’antiziganismo

L’antiziganismo è il termine con cui si indica l’odio razziale nei confronti di persone Rom e Sinti. Un termine che ha avuto riconoscimento formale in Europa solo in tempi contemporanei, tra il 2005 e il 2006, con l’adozione del primo documento ufficiale del Parlamento Europeo relativo al riconoscimento di questa discriminazione specifica, portata poi sul piano internazionale dalle conferenze OCSE e EU di Varsavia e Bucarest.

Del 2008 il piano decennale UE, il Quadro strategico europeo per i rom (che sarebbe più opportuno indicare come popoli Rom e Sinti, o persone Rom e Sinti) , che si propone di ridurre la percentuale di persone Rom vittime di discriminazione, raddoppiare quella di persone che denunciano discriminazioni, ridurre la percentuale di bambini che frequentano scuole segregate (perché allontanati dagli ambienti pubblici), ridurre il divario di genere, occupazionale e il disagio abitativo, frutto dell’oppressione e dell’espulsione sociale, e garantire ad almeno il 95% delle popolazioni Rom e Sinti europee l’accesso all’acqua potabile. Gli obiettivi sono indicatori cruciali del tipo di discriminazione subita dalle persone appartenenti alle popolazioni Rom e Sinti.

Evidenza particolarmente incisiva, riguarda proprio l’uso normalizzato di slur, termini altamente discriminatori, quali z*ngar* e g*ps* – qui presenti nella loro forma censurata proprio per disincentivare il loro uso da parte di persone non appartenenti ai gruppi Rom e Sinti- usati come insulti e stigma nei confronti delle persone Rom e Sinti, ma estremamente romanticizzati se usati per indicare stili di vita bohémien scelti da persone che appartengono a gruppi privilegiati.

#forusitcontinues

Ecco quindi, molto superficialmente, il quadro in cui si innesta la morte di Olga, preceduta da molte altre sempre passate sotto silenzio ed oculatamente sottonarrate da una stampa chiaramente indifferente al questa discriminazione razziale.

L’indifferenza nei confronti di una bambina ferita da un cancello si è tradotta nella sua condanna a morte. Indifferenza a cui attivist* Rom e Sinti si ribellano ogni giorno, cercando di portare luce su ciò che i loro popoli subiscono costantemente, dallo stigma alle uccisioni ad esso conseguenti. La campagna #forusitcontinues – per noi continua – è stata lanciata proprio allo scopo di mostrare come e quanto la discriminazione contro le persone Rom e Sinti non sia mai terminata, anzi, sia stata assorbita e generalmente accettata in questo sistema razzista e nelle sue emanazioni.

Il testo del lancio dell’iniziativa del Movimento Kethane, principia proprio ricordando la morte di Olga, ennesima vittima di un razzismo sistemico e incontrastato. La campagna invita le persone a mostrare solidarietà scrivendo su un braccio la Z, con cui le persone Rom e Sinti venivano marchiate nei campi nazisti, seguita dalla data della morte di Olga.

Basta alle ingiustizie, alle continue vessazioni e agli stereotipi che precedono la nostra conoscenza diretta. Basta alla rappresentazione stigmatizzata del nostro popolo da parte di chi non ci conosce o chi usa quegli stereotipi ai propri fini politici e alle infinite campagne elettorali. Basta con l’antiziaganismo.

La protesta, inoltre, come specifica Ivana Nikolic, attivista e artista Rom, autrice del podcast “non chiamateci Z*ngare”, serve anche a ricordare un altro vuoto, presente questa volta all’interno del femminismo intersezionale, spesso manchevole nel riconoscere quanto anche il contrasto all’antiziganismo sia parte della lotta.

La campagna #forusitcontinues snuda il carattere di continuità e il revisionismo storico con cui anche la storia del novecento viene spesso narrata dimenticando la morte di 500.000 persone Rom e Sinti, sterminate e targhetizzate dal regime nazista.

La storia dell’oppressione e della discriminazione nei confronti delle persone Rom e Sinti continua, ed è giunto il momento per tutt* di iniziare a stare dalla parte giusta.
La campagna è iniziata il 10 dicembre, in occasione della giornata internazionale per i Diritti Umani e si concluderà il 27 gennaio in concomitanza con la giornata della Memoria.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!