Neanche un giorno fa é apparsa sul web una notizia sconcertante: molte ragazze hanno iniziato a denunciare un presunto ginecologo con l’accusa di averle molestate telefonicamente, facendo loro domande private, intime e richiedendo una visita (nude) via webcam.

Tutto é partito da un post Instagram di Noemi De Vitis, una studentessa, anch’essa coinvolta nello spiacevole evento,  in cui ha denunciato l’accaduto, spiegando di aver ricevuto una chiamata da un numero privato da un presunto ginecologo il quale era in possesso dei suoi dati personali e l’ha successivamente molestata.

Grazie al web che ha agito come cassa di risonanza e soprattutto grazie alla condivisione e al supporto di attivist* come Carlotta Vagnoli, in pochissime ore si sono raccolte più di 250 testimonianze di donne da tutta Italia che raccontano di essere state vittime di questa orribile violenza.

Che la violenza ginecologica e la violenza in ambito sanitario siano ancora un tabù ce lo dimostrano in primo luogo le testimonianze di chi ha avuto il coraggio di denunciare e non ha trovato il supporto dovuto da parte delle forze dell’ordine che hanno sottovalutato il problema e in secondo luogo l’atteggiamento colpevolizzante che la maggior parte delle persone sta avendo nei confronti delle vittime, definendole troppo ingenue o troppo “facili”.

Violenza ginecologica e persone trans*

Se questo presunto ginecologo ha molestato più di 250 donne (forse di più?) dovremmo chiederci se ci sono stati anche uomini trans* molestati allo stesso modo dalla stessa persona, senza possibilità di denunciare e agire per arginare il problema.

Quando parliamo di violenza ginecologica, infatti, dobbiamo farlo nel modo più inclusivo e neutro possibile, per far in modo che anche gli uomini transgender si sentano inclusi, accolti e invogliati a denunciare queste orribili vicende.

Optare per una narrazione della violenza ginecologica tutta al femminile e totalmente trans-escludente potrebbe significare negare a molti uomini trans* di uscire allo scoperto e trovare il coraggio di denunciare un caso gravissimo come questo.

Anche gli uomini trans* possono subire violenza ginecologica e in alcuni casi, come questo, potrebbero essere anche più vulnerabili.

Doversi sottoporre a una visita ginecologica è infatti fonte di grande disagio, malessere e profonda disforia per molti uomini trans*, sopratutto perché spesso devono fare i conti con personale sanitario non adeguatamente preparato sull’argomento, domande invadenti e sguardi indiscreti.

Ricevere una chiamata da qualcuno che si spaccia per un ginecologo e ci presenta la possibilità di fare una visita online, via webcam, e quindi poter evitare il disagio e lo stress psicologico di doversi recare fisicamente in uno studio medico, potrebbe essere una proposta molto appetibile per un ragazzo trans* (sopratutto se giovanissimo).

Non essendoci molti ginecolog* esperti in percorso gender affirming e persone T, spesso gli uomini trans* si trovano a dover affrontare visite ginecologiche senza la minima preparazione o una adeguata informazione in merito. Per questo, quando si verificano casi di violenza come quello sopracitato, gli uomini trans* potrebbero avere un più alto rischio di cadere nella trappola di questi manipolatori.

Ne ho parlato anche in questo post:

Le molestie hanno tutte lo stesso valore

Se una violenza ginecologica o in ambito sanitario viene subita da una donna cisgender o da un uomo trans* ambedue i casi debbono essere presi in considerazione con la stessa importanza, lo stesso valore e la stessa credibilità.

Non esistono violenze più o meno importanti di altre, tutti, tutte e tutt* debbono avere il diritto e la possibilità di denunciare un atto gravoso e subdolo come quello di cui stiamo parlando, senza avere il timore di essere esclus*, non credut* o che quello che stanno provando venga sminuito e messo in secondo piano.

Per questo motivo dobbiamo iniziare a far sentire di più la nostra voce, parlare di più di violenza ginecologica, farlo anche in un’ottica trans-includente e supportare le vittime che intendono denunciare.

Un’altra cosa che possiamo fare per supportare al meglio gli uomini trans* che subiscono violenza ginecologica è abbattere i tabù, gli stereotipi e tutti i falsi miti che girano sul web e non solo, diffondendo invece informazioni giuste e inclusive.

Far comprendere che anche gli uomini trans* hanno bisogno, e hanno tutto il diritto, di fare visite ginecologiche periodiche per salvaguardare la propria salute è fondamentale. Dobbiamo creare degli spazi più inclusivi delle realtà trans* e pretendere che il personale medico-sanitario sia informato adeguatamente su queste tematiche e pronto a supportare persone che sono state vittime di violenza in questi ambiti.

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