Il 20 novembre di ogni anno è una giornata importantissima per la comunità transgender: si celebra il transgender day of remembrance o TDOR.

Il TDOR è una delle ricorrenze più importanti per la comunità LGBTQIA+ con cui si commemorano le vittime dell’odio, della discriminazione e del pregiudizio nei confronti delle persone trans*. Lo scopo di questa giornata è quello di sensibilizzare il più possibile sulle difficoltà e gli orrori che le persone transgender debbono affrontare nel quotidiano e provare a ricercare le radici dell’odio transfobico per estirparle.

Nella giornata del TDOR si vogliono quindi ricordare tutte le persone trans* che sono state uccise ingiustamente, con l’unica colpa di essere transgender. L’Italia, in questa tristissima vicenda, ha un macabro primato: è il primo paese in Europa per omicidi di persone trans*.

Transgender day of remembrance: quando è stata istituita e perché?

Il transgender day of remembrance si celebra da oltre vent’anni: l’evento fu pensato da Gwendolyn Ann Smith nel 1998, anno in cui venne assassinata Rita Hester, una donna trans* di San Francisco.

Gwendolyn Ann Smith ha dato prima vita al progetto “Remembering our Dead” e poi, nel 1999, ha realizzato il primo TDOR della storia a San Francisco, con una fiaccolata in memoria di Rita Hester e di tutte le vittime di transfobia fino ad allora dimenticate.

Partito come un progetto locale a San Francisco, il TDOR è finito col diventare un evento mondiale di fondamentale importanza per la comunità transgender.

Ad oggi il transgender day of remembrance viene celebrato in più di 20 paesi con iniziative, serate, proiezioni di film e fiaccolate in tantissime città diverse, nelle quali le persone trans* commemorano i fratelli e le sorelle T uccise dall’odio transfobico e richiedono maggiori diritti e maggior protezione da parte dello stato.

I dati sono da brividi

Dal 2009 è nato il Transgender Europe’s Trans murder monitoring project, il quale dal 2008 rileva e conta tutti gli omicidi di natura transfobica avvenuti nel mondo.

Quando si scorre sul sito web è agghiacciante leggere quella sfilza di nomi, uno dopo l’altro. Ancora più agghiacciante è scoprire perché sono stati uccisi e come. La giornata del TDOR è stata istituita proprio per far sì che questo archivio smetta di riempirsi giorno dopo giorno.

I dati che ci vengono mostrati sono allarmanti: dal 2008 al 2020 sono state assassinate 3664 persone transgender. Soltanto nel 2020 le persone trans* uccise sono 350.

Il report ufficiale sulle vittime di transfobia nel 2021 è però ancora più agghiacciante: le persone trans uccise in questo ultimo anno sono infatti, purtroppo, 409.

Nel sito ufficiale vengono fornite le generalità delle vittime (nome, cognome, età e causa della morte) e ci viene data la possibilità di sapere quante persone trans sono state uccise nei diversi stati del mondo.

In Italia quest’anno le vittime di transfobia sono state cinque: due a Roma, una a Piacenza, una a Milano e una ad Andria.

Il numero maggiore di vittime si è riportato in Brasile, con ben 143 persone trans uccise.

Come si può tristemente apprendere dal sito in questione, la maggior parte di queste persone sono state brutalmente uccise, freddate con un colpo di pistola o massacrate. Analizzando le cause di morte, infatti, nel 44% dei casi la vittima è stata colpita con un’arma da fuoco, nel 23% dei casi pugnalata, nel 13% dei casi picchiata a morte.

Tra queste 409 vittime, 14 sono morte suicide. Un dato che dovrebbe farci riflettere su quanto le persone trans*, ancora oggi purtroppo, si sentano sole, alienate dalla società e discriminate.

I numeri che leggiamo e interpretiamo potrebbero essere ancora più allarmanti e ancora più alti, dal momento in cui la maggior parte dei crimini d’odio contro le persone trans* oscillano tra invisibilità, indeterminatezza e impossibilità di riconoscere le vittime.

Molte persone trans* vivono condizioni di vita disastrose: povertà, prostituzione forzata, assenza di documenti e tanto altro. Sono tantissimi gli omicidi ai danni delle persone trans* per i quali la giustizia e lo stato non hanno riconosciuto la matrice transfobica. Tante altre persone che sono state uccise non sono state mai riconosciute a causa dell’assenza dei documenti o i loro corpi non sono mai stati ritrovati.

Il caso eclatante di Marsha P. Johnson

Il 6 Luglio 1992 alle ore 17.23 viene ripescato dal fiume Hudson il corpo senza vita di Marsha P. Johnson, attivista statunitense e presenza più rilevante  (insieme a Sylvia Rivera) nei moti di Stonewall.

La Polizia del posto chiude il caso Marsha in pochissimo tempo e dichiara che l’attivista LGBTQIA+ si sia suicidata. Nonostante una folla in fermento chieda, per giorni, che il caso venga riaperto non c’è stato nulla da fare: Marsha P. Johnson viene dichiarata suicida e la sua morte non ha giustizia, la brutalità con cui la transfobia l’ha uccisa non verrà mai presa in considerazione.

Chissà quante altre persone trans*, proprio come la grande Marsha P., non riescono a trovare giustizia.

La transfobia va fermata

Migliaia di persone trans*, sopratutto giovanissime, vengono uccise ogni giorno in ogni parte del mondo. Tutto questo non è più accettabile. L’odio ingiustificato verso le persone transgender deve essere preso seriamente dai e dalle cittadin* ma sopratutto dalle istituzioni, le quali debbono muoversi per varare misure di sicurezza e tutela delle persone trans* e lanciare progetti (nelle scuole e non) per divulgare maggiore consapevolezza sulle tematiche della comunità transgender.

Tutte queste persone trans* sono morte per un’unica motivazione: l’ignoranza di chi le ha uccise.

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