Panromantico non è sinonimo di pansessuale e altre cose che è bene sapere

Quello dell’orientamento romantico e sessuale è un tema variegato e, a livello sociale, ancora poco esplorato, ma può risultare utile per comprendere meglio le sfumature, emotive ed erotiche, che ci riguardano in quanto persone con impulsi dinamici, fluidi e in continua evoluzione.

Forse non è “dignitoso” recintare le persone in categorie, ma spesso queste ultime possono rivelarsi utili per comprendersi e comprendere meglio la complessità che ci circonda e, in molti casi, ci riguarda direttamente. Soprattutto per quanto concerne il campo romantico e sessuale.

In questo senso, dunque, alcune “etichette” – mai imposte, ma sempre scelte e percepite dal soggetto di riferimento – possono risultare funzionali per acuire la sensibilità degli individui e aiutarli a porsi nei confronti degli altri con maggiore rispetto e attenzione.

Ne deriva che l’uso delle parole e delle definizioni, in tale contesto, sia di estrema importanza, e che saperle utilizzare con cura costituisca un passo in avanti verso la costruzione di una società seriamente recettiva nei confronti di tutte le possibili declinazioni non eteronormate, e perciò dissimili rispetto alle convenzioni tramandate e ormai cristallizzate a livello comunitario.

E proprio tra le “etichette” di cui spesso si fa fatica a comprendere significato e fruizione c’è anche quella di “panromanticismo”: un orientamento romantico, e non sessuale, in cui – spesso inconsapevolmente – si ritrovano molte persone, e che costituisce un tassello in più nell’eterogeneo mosaico delle attrazioni umane.

Che cosa significa panromanticismo?

Bandiera panromantica panromanticismo
Fonte: Wattpad

Formato dal termine greco “pan” (“tutto”) e romanticismo, il panromanticismo, come accennato, indica un orientamento romantico in base al quale una persona può sentirsi attratta da individui di qualsiasi identità di genere.

In questi casi, quindi, le persone panromantiche provano il desiderio di costruire una relazione intima, affettiva e profonda – ma non erotica – a prescindere dal genere del partner di cui subiscono il fascino sentimentale. Un desiderio di vicinanza, conoscenza, supporto e interscambio che travalica qualsiasi tipo di distinzione, e si direziona verso l’individuo in sé, considerato nel suo essere e nella sua personalità.

Prima di procedere, tuttavia, è forse necessario precisare un termine che ricorrerà spesso nel corso della delucidazione: genere. Per “genere” si intende, appunto, come si legge nella guida della Società Italiana di Psicoterapia per lo Studio delle Identità Sessuali:

L’insieme delle differenze tra uomini e donne, che ogni società costruisce a partire dalla propria concezione delle differenze tra corpo maschile e femminile. Tali differenze consistono in tutti quei processi – psichici, interpersonali, comportamentali e di presentazione di sé – con i quali le società trasformano i corpi sessuati (maschio/femmina/intersessuale) in identità personali socialmente riconosciute (uomo/donna) e organizzano la divisione dei ruoli e dei compiti tra donne e uomini, differenziandoli dal punto di vista sociale l’uno dall’altra.

In quanto modello esterno e socialmente precostruito (e diverso dal “sesso”, ossia l’anatomia di una persona in senso stretto), ne consegue, quindi, che il genere preveda non solo una serie di aspettative circa i ruoli e i comportamenti a esso corrispondenti e il modo in cui si esprimono (il “ruolo di genere”), ma anche un ampio spettro di possibilità per quanto riguarda l’identificazione stessa degli individui.

Con “identità di genere”, infatti, ci si riferisce alla percezione che un individuo ha del proprio genere, ossia il modo in cui una persona si identifica e autopercepisce interiormente, e che non sempre corrisponde con il sesso biologico di appartenenza.

Anche in questo ambito, le sfumature sono molteplici. Tra le definizioni più consuete e utilizzate, si annoverano:

  • Agender: le persone che non vogliono identificarsi in un genere definito;
  • Cisgender: gli individui che si riconoscono nel genere che corrisponde al loro sesso biologico, quindi al genere assegnato alla nascita;
  • Transgender: coloro che ritrovano se stessi nel genere opposto al loro o in uno intermedio tra femminile e maschile. Tra questi, molti sono anche transessuali, in quanto hanno avviato un percorso di transizione da un sesso a un altro (MtF o FtM);
  • Genere non binario: le persone che rifiutano la dicotomia uomo/donna, quindi l’idea che possano esistere solo due generi, e non, invece, una pluralità di possibilità e identificazioni;
  • Queer o genderqueer: sottogruppo dei non binari, i genderqueer sono le persone che si oppongono agli stereotipi di genere e si riconoscono in un insieme di caratteristiche culturalmente associate al femminile e al maschile. In questa prospettiva, possono anche abbracciare atteggiamenti o abbigliamenti di un genere dissimile a quello assegnato;
  • Genderfluid: anch’essi appartenenti all’opposizione al binarismo, gli individui genderfluid si percepiscono come appartenenti talvolta al genere maschile, talvolta a quello femminile;
  • Gender questioning: tutte le persone che non hanno ancora chiarito interiormente la propria identità di genere e si stanno interrogando al riguardo.

Panromanticismo e orientamenti romantici

La molteplicità di identità con cui le persone possono identificarsi conduce, inevitabilmente, anche a uno scenario altrettanto articolato circa orientamento sessuale e romantico.

Oltre al panromanticismo, infatti, sussiste una vasta gamma di differenti possibilità affettive, ognuna delle quali indica il genere o il sesso di cui è più probabile che un individuo si innamori o per cui possa nutrire desiderio emozionale.

Non sempre, inoltre, l’orientamento romantico coincide con l’orientamento sessuale (ossia quello relativo alla mera sfera corporale), e, proprio come quest’ultimo, prevede un’ampia varietà di declinazioni. Tra le più note, come si legge anche su Healthline, vi sono:

  • Aromanticismo: non si prova alcun tipo di attrazione (o se ne prova in scarsa misura) per nessuno, a prescindere dal sesso;
  • Gray-romanticismo: l’attrazione è suscitata raramente, o solo in determinate condizioni;
  • Biromanticismo: si è romanticamente attratti da persone di due, o più, sessi (solitamente maschile e femminile);
  • Demiromanticismo: si sperimenta il desiderio affettivo solo dopo aver sviluppato un legame particolarmente profondo con una persona;
  • Eteroromanticismo: l’attrazione è orientata verso individui del sesso opposto;
  • Omoromanticismo: l’attrazione è direzionata, al contrario, verso persone dello stesso sesso;
  • Poliromanticismo: il desiderio emotivo è rivolto a molti generi, ma non a tutti (per esempio, queer, intersessuali, agender, transgender o non binari). Una sua variante è l’omniromanticismo, che prevede, invece, preferenze, nonostante l’attrazione sia verso più generi sessuali;
  • Transromanticismo o skolioromanticismo: interessa le persone che sono attratte romanticamente da individui transgender, non binari o intersessuali.

Appare, dunque, evidente come le sfumature possano intersecarsi e risultare flessibili e “fluide”, conducendo a una serie di combinazioni cui forse la maggior parte della società non è avvezza, ma che aiuta gli individui che non si riconoscono in una concezione eteronormata a identificarsi e, soprattutto, a sapere che ciò che provano – a livello sentimentale e sessuale – ha diritto di esistere.

Senza essere contrastato, sulla base di convenzioni o tradizioni.

Panromanticismo e pansessualità

Proprio come l’orientamento romantico, anche quello sessuale può essere declinato in una pluralità di forme. Il primo a intuirlo fu il biologo e sessuologo statunitense Alfred Kinsey, che, alla fine degli anni Quaranta, consapevole dello “spettro” di possibilità sessuali, creò una vera e propria scala (la “scala Kinsey”) per rappresentare tutti i diversi livelli di orientamento erotico.

Tra questi, compare anche la pansessualità, che, in base al ragionamento condotto finora, è ben dissimile rispetto al panromanticismo oggetto di analisi. Se in quest’ultimo caso, infatti, ci troviamo di fronte a persone che provano desiderio affettivo nei confronti di tutti i generi, la pansessualità, pur prevedendo il medesimo assetto di fondo, muove da un istinto puramente sessuale, e non emotivo.

Una persona può, quindi, nutrire la volontà di avere rapporti sessuali con un’altra indipendentemente dal genere o dal sesso di quest’ultima, senza desiderare, al contempo, di costruire con essa una relazione di carattere emotivo. Proprio come nel caso del panromanticismo, ma dalla prospettiva opposta.

A questo punto, quindi, il quadro può dirsi (quasi) completo. E, come già intuito, risulta capace di dare luogo a una sequela di combinazioni inedite e “anticonvenzionali”, ma comprensive di tutti gli aspetti della personalità: non solo il sesso biologico (e il determinismo a esso correlato), ma anche l’identità e il ruolo di genere, lo slancio emotivo e il desiderio sessuale.

Senza che l’uno influenzi l’altro creando tradizionali sovrapposizioni, bensì lasciando libere le persone di definirsi come, quando e in quali condizioni vogliono. Privi di pregiudizi.

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