Ultimamente si è sentito molto parlare del fenomeno del gaslighting da media e giornali, ma cos’è nello specifico? Cosa vuol dire questa parola e cosa c’entra con la vita delle persone transgender*?

Cos’è il gaslighting?

Il fenomeno del gaslighting, che in italiano viene denominato manipolazione maligna, prende il nome da una pièce teatrale degli anni trenta in cui il protagonista porta sua moglie alla pazzia facendola dubitare di se stessa. L’uomo infatti modifica progressivamente la potenza delle luci a gas (in inglese gas-light) all’interno dell’abitazione, convincendo però la moglie che sia tutto frutto della sua immaginazione, accusandola di essere una  bugiarda.

Il fenomeno del gaslighting consiste in un tipo di manipolazione psicologica violenta e subdola che ha lo scopo di portare la vittima a dubitare della comprensione della realtà, della sua memoria, dei suoi sentimenti, o della sua percezione delle cose o giudizio critico. Il fenomeno in questione è un vero e proprio abuso psicologico ed emotivo, una violenza persistente compiuta tramite una serie di comportamenti che mirano a destabilizzare l’altro e renderlo insicuro. L’abuser (colui che compie gaslighting) nega spesso fatti realmente accaduti, mente o cerca di distorcere la realtà, con lo scopo di mettere in cattiva luce e confondere la vittima.

Transgender gaslighting

Le persone trans*, e in particolare i giovani e le giovani, sono spesso vittime di gaslighting, sopratutto conseguentemente al loro coming out. Quest’ultime subiscono frequenti abusi legati alla loro identità di genere ( identity-related abuse) i quali possono manifestarsi in modo esageratamente violento, brutale o totalmente banale.

A praticare gaslighting ai danni delle persone trans* sono spesso e purtroppo famigliari o amici, e questo avviene perché il fenomeno si fonda su dinamiche di potere e controllo, come ad esempio la relazione genitore-figlio.

Chi compie questo tipo di abuso nei confronti di una persona trans* ha lo scopo di controllarla, sminuirla, manipolarla e indurla a pensare che la sua percezione di se stessa sia completamente errata, senza alcun fondamento o addirittura una follia.

Come si manifesta il transgender gaslighting

Un esempio di transgender gaslighting può essere fare deadnaming (chiamare con il nome di nascita) o misgendering ai danni di una persona trans*, andando a minare la validità della sua identità di genere e de-costruire le certezze che questa ha acquisito sulla propria persona.
Questo tipo di violenza ai danni delle persone trans* ha lo scopo  di delegittimare le loro convinzioni e sminuire le loro emozioni e i loro sentimenti, andando gradualmente a minare la capacità di distinguere il vero dal falso o addirittura la realtà dall’illusione.

Un’altra forma di gaslighting molto diffusa che colpisce la comunità trans* fa riferimento al rifiuto da parte della famiglia in seguito al coming out. Nella maggior parte dei casi il rifiuto è seguito da commenti dispregiativi sull’identità di genere o sul corpo della persona in questione e sul tentativo di convincere quest’ultima che l’aggressione e l’abuso non siamo mai accaduti.

Inoltre il transgender gaslighting compiuto dalle famiglie ai danni delle persone trans* si manifesta quando vengono minimizzate le richieste di aiuto e supporto per quanto riguarda l’inizio di un percorso gender affirming o quando vengono completamente ignorante le richieste di supporto psicologico volto a superare la disforia di genere. I ragazzi e le ragazze vengono spesso fatti passare come bugiardi, esagerati o mentalmente instabili.

In alcuni casi i genitori enfatizzano le preoccupazioni per la sicurezza dei loro figli, nel tentativo di limitare la loro affermazione di genere o ostacolare l’inizio del percorso gender affirming.

Come riconoscere il transgender gaslighting

Alcune persone trans* vittime di gaslighting iniziano a dubitare della loro identità di genere, dei loro pensieri e delle loro idee, arrivando a credere che le loro sensazioni siano soltanto una mera invenzione e che la loro identità non è realmente valida.
Molte altre riscontrano effetti negativi sulla propria autostima e sulla fiducia verso se stesse.

In alcuni casi le vittime di gaslighting provano senso di colpa, confusione e incertezza a prendere decisioni e spesso sono scoraggiate ad iniziare un percorso gender affirming o a fare coming out pubblicamente.

L’abuser che compie gaslighting ai danni di una persona trans* potrebbe usare frasi ricorrenti come:

  • Ti stai inventando tutto
  • I tuoi ricordi sono confusi
  • Tu non ne sai niente di questo argomento
  • Io non ti ho mai detto una cosa del genere
  • Questa cosa in realtà non è mai accaduta

Le frasi, che possono essere accompagnate dalla messa in scena di eventi bizzarri che hanno lo scopo di disorientare e destabilizzare la vittima, hanno un chiaro intento manipolatorio.

Abuso del rapporto genitore-figlio

I genitori di ragazz* trans troppo spesso abusano della loro posizione di controllo e potere per fare violenza psicologica sui figli e sulle figlie e cercare di dissuaderli dal fare coming out o intraprendere un percorso gender affirming.

In particolare, sono tre i modi più frequenti con cui i genitori fanno gaslighting:

  1. Caricando i figli e le figlie emotivamente, facendo deadnaming o misgendering volontariamente, creando in loro un forte senso di colpa o valutando come sciocche e eccessive le loro richieste.
  2. Rifiutare il dialogo, dimenticarsi o rifiutare gli appuntamenti dallo psicologo
  3. Facendo leva sul senso di “perdita” che i genitori dovranno affrontare una volta iniziato il percorso gender affirming

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