Era impossibile non notare Florynce Kennedy. Appariscente, tenace e irriverente, durante i dibattiti pubblici amava indossare cappello e stivali da cowboy. Tra le prime donne di colore statunitensi a diplomarsi alla facoltà di giurisprudenza della Columbia University, fu uno dei pilastri dei movimenti per la pace, per le donne e per il Black Power degli anni Sessanta e Settanta.

Secondo Gloria Steinem, che la conosceva bene e che ne ha scritto un ottimo ritratto qualche anno fa per Ms. Magazine, era una “forza catalizzatrice nella vita delle persone che la conoscevano e una fonte di curiosità per coloro che non lo conoscevano”.

Come molte persone in tutto il paese, conoscevo da tempo la leggendaria Flo Kennedy, molto prima di incontrarla di persona. In effetti, bastava il nome “Flo” da solo per evocare immagini di scorribande oltraggiose e creative su quasi ogni tematica, dalle assunzioni delle minoranze alle manifestazioni contro le bombe… c’era una sola Flo.

La storia di Florynce Kennedy

Gloria Steinem sosteneva che bastassero cinque minuti insieme a Florynce Kennedy per cambiarti la vita. Nata nel 1916 a Kansas City, aveva imparato fin da bambina a far valere i suoi diritti, quando nel 1919 quelli del KKK avevano cercato di mandare via la sua famiglia dalla casa in cui abitavano, come ricorda un vecchio articolo del LA Times.

Quando i bigotti arrivarono a dirci che non eravamo nessuno, sapevamo già di essere qualcuno.

Sua madre Zella crebbe lei e le sue quattro sorelle con il sorriso, anche nei momenti di povertà estrema, insegnando loro il potere della forza di volontà. “Incarnava la speranza”, scrisse poi Flo nella sua autobiografia, come quando si ostinava a piantare rose anche se il loro giardino era troppo ombreggiato.

Ai tempi dell’università, durante la Seconda guerra mondiale, le sue opinioni politiche si fecero sempre più chiare, portandola a schierarsi contro l’oppressione delle minoranze, il classismo e il sessismo. Dopo la laurea in giurisprudenza, nel 1953 fondò il suo studio legale a Manhattan e si fece notare in una professione allora dominata da uomini bianchi, attirando attenzione e guadagnandosi il rispetto dei colleghi.

Le persone chiedono sempre se una donna può essere moglie e madre e avere una carriera allo stesso tempo. Perché non le chiedono se può essere hostess, autista, cuoca, giardiniera, infermiera, sarta, segretaria, addetta agli acquisti, macchina sforna bambini e cortigiana – e anche una moglie e una madre?

L’attivismo

Dopo qualche anno Florynce Kennedy scoprì che la sua vera passione era l’attivismo e iniziò a partecipare agli incontri pubblici per sfidare il razzismo e l’abuso di potere contro donne e afroamericani. Nel 1966 fondò così l’associazione Media Workshop per sfidare i media e la pubblicità.

“Quando vuoi arrivare alle suite, inizia dalle strade”, era il suo motto. Tra i primi obiettivi ci fu l’agenzia pubblicitaria di New York Benton & Bowles, colpevole di discriminazione nelle assunzioni. Florynce Kennedy guidò un gruppo di manifestanti negli uffici sulla 5th Avenue e rimase in strada fino a quando i manager decisero di invitarla a salire per discutere.

Si unì alle manifestazioni per il diritto all’aborto e contribuì a organizzare un “pee-in” (un gioco di parole con il sit-in) all’università di Harvard per protestare contro la mancanza di servizi igienici per le donne utilizzando quelli per gli uomini. Nel 1971 formò il partito femminista, che sostenne Shirley Chisholm, prima donna nera eletta al Congresso, come candidata presidenziale degli Stati Uniti.

Nel 1974, la rivista People definì Florynce Kennedy “la più grande, la più rumorosa e, indiscutibilmente, la più sboccata sul campo di battaglia dove attiviste femministe e politica radicale si uniscono per una causa comune”.

Sfiancata da diversi problemi fisici, la sua attività pubblica rallentò verso la fine degli anni Settanta, fino alla sua scomparsa nel 2000. Non aveva mai perso il suo carattere, come dimostra questo passaggio della sua autobiografia Color me Flo del 1976.

Sono solo una donna di colore, di mezza età, dalla bocca rumorosa, con la spina dorsale fusa e un pezzo di intestino mancante, e molte persone pensano che io sia pazza. Forse lo pensi anche tu, ma non smetto mai di chiedermi perché non sono come le altre persone. Il mistero per me è perché più persone non sono come me.

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