Il 21 marzo del 1969, il New York magazine chiese a Gloria Steinem di andare a seguire la manifestazione di un gruppo femminista, le Redstocking. Lei ci andò, in cerca di una storia da raccontare, ma trovò molto di più. Quell’articolo cambiò per sempre la sua vita, trasformandola in un’attivista per i diritti delle donne.

Ho iniziato a essere attivamente femminista solo dopo un dibattito pubblico nel seminterrato di una chiesa del Village, nel 1969, intorno ai trentacinque anni. Ero lì come giornalista e me ne stavo seduta sul davanzale. Ricordo il racconto di una giovane donna che era stata costretta a spiegare come fosse rimasta incinta di fronte a un gruppo di uomini, come fosse una cosa da voyeur. Poi le dissero che l’avrebbero fatta abortire, ma solo se avesse acconsentito a farsi sterilizzare.

Mentre ascoltava le testimonianze di quelle donne, si rese conto di non essere solo una semplice reporter. Come loro, aveva una storia da raccontare che avrebbe potuto cambiare la vita di qualcun’altra. Aveva interrotto una gravidanza a 22 anni, mentre si trovava a Londra, grazie all’aiuto di un medico a cui in seguitò dedicò la sua autobiografia My Life on the Road.

Guardando le donne raccontare le loro vite in pubblico e prendere seriamente le cose che accadono solo alle donne, è successo qualcosa. Nella mia esperienza, certe cose venivano prese seriamente solo quando accadevano anche agli uomini. Ha reso importante anche la mia esperienza: avevo avuto un aborto e non l’avevo mai detto a nessuno.

Classe 1934, Gloria Steinem è ancora una rockstar del movimento femminista. Da quell’articolo, non ha più smesso di organizzare incontri, raccolte fondi e di smuovere la politica a favore delle donne.

Il 2020 è stato il suo anno, grazie all’uscita del biopic The Glorias, interpretato da Julianne Moore, e della miniserie Mrs. America, targata Hulu, in cui Gloria Steinem è interpretata dall’attrice Rose Byrne.

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"Ho abortito": le parole di Gloria Steinem
Fonte: Wikimedia
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