“Ho 31 anni ed essendo piuttosto rotondetta di fisico ho sempre avuto battutine su questo. Ma direi che la peggiore forma di bullismo l’ho subito e lo subisco al lavoro dove la mia capa trova ogni motivo per fare battutine sul mio fisico (che, specifico, non incide sulla mia attività lavorativa).

È riuscita a darmi una taglia in meno della divisa per poi venirmi a dire : “beh, è un pretesto per dimagrire”. Non perde occasione per dirmi che devo perdere peso. Un giorno si è addirittura presentata con il bigliettino da visita di un dietologo. E questa cosa l’ha riferita al medico del lavoro, il quale non si è informato se ci sono problemi di salute (tra l’altro, ho problemi tiroidei) ma si è limitato a dirmi che non devo mangiare in continuo merendine (che non penso di aver mai mangiato nella mia vita). Mi dà fastidio che le persone vedano il sovrappeso, l’obesità solo come se uno mangiasse ogni giorno da Mc Donald.

Andare a lavoro è diventato ogni giorno più pesante, mi viene l’ansia ogni mattina a pensare a quello che è pronta a dirmi.”

(N., 31 anni)

Ho incontrato pochi anni fa per lavoro una donna dal fisico imponente e dalla personalità davvero strabordante. Non uso questi aggettivi a caso: è una donna che cambia l’energia della stanza, che occupa uno spazio fisico ed energetico magnetici. È impossibile non essere attratti da lei. È una manager molto rispettata, parla diverse lingue, ha un’impresa in crescita, un figlio e un marito con cui condivide supporto amore e rispetto, un curriculum e una storia di vita da romanzo.

E ha una madre che non ha mai smesso di umiliarla per il suo peso. Quando dico mai, intendo proprio mai: entrando in confidenza mi ha raccontato episodi agghiaccianti, un po’ come quelli che mi racconti tu. Regali di taglie in meno, critiche sempre più esplicite e feroci, la negazione della stima per ragioni di giudizio estetico. Tu sei ferita da ciò che una persona con cui hai rapporti di lavoro ti dice; io non so immaginare come ci si possa sentire quando questa ostilità arriva da un genitore. Eppure, non è la prima che sento; e non è la sola.

Da diversi anni (a mia memoria, dall’inizio del millennio) le indagini e i report sull’aumento dell’obesità in Europa ci riportano sempre un dato: le donne italiane sono le più magre dell’Unione. Ma è solo dall’avvento di #quellavoltache (che partecipa al movimento internazionale #metoo per la parità di diritti tra le persone, ancora negati alle donne) che questo dato, apparentemente positivo dal punto di vista medico, è stato correlato a una violenza psicologica strutturale nei confronti delle ragazze italiane.

Indagini più approfondite hanno infatti rivelato che l’ideale di bellezza interiorizzato dalle donne italiane fin da giovanissime è irreale e insano. Insomma: spingiamo le bambine e le ragazze a essere magrissime invece che a stare bene ed essere felici.

Voglio dire, cara N., che la tua capa e il medico del lavoro dimostrano di partecipare a un’ignoranza sul problema e a una discriminazione del sovrappeso che è parte di una cultura diffusa di emarginazione e colpevolizzazione di chi è “rotondo”.

Viviamo in un momento storico certamente complesso, ma dove per fortuna trovano spazio campagne giuste come quelle per cui si invitano le donne con forme non canoniche a stare bene con se stesse, si producono per loro vestiti confortevoli, le si invita a curare la propria salute e la propria felicità prima che a inseguire un modello inarrivabile (non solo per loro: per tutte le donne).

Il mio primo consiglio, dunque, è quello di provvedere a sistemare i tuoi problemi di tiroide e di curare la tua alimentazione perché il tuo stato fisico non comporti per te dei problemi di salute. Poi, se possibile (non racconti nulla del tuo lavoro e non so da dove mi scrivi) ti suggerisco di cambiare lavoro: un ambiente professionale rispettoso della tua persona è fondamentale per la tua serenità, che deve sempre rimanere il tuo primo obiettivo di vita.

Benessere e peso fisico: come conciliarli

Fece molto scalpone nel 2015 la pubblicazione di un’indagine condotta da Fractl dal nome ‘Perceptions of perfection’, ovvero: percezione della perfezione. Venne chiesto a grafici professionisti in tutto il mondo di modificare la fotografia di una ragazza florida secondo i canoni di bellezza applicati dai magazine nazionali. La modella era alta 1,65 e, per i canoni nazionali, l’Italia la riteneva “mediaticamente bella” a meno di 49 kg di peso. Più di noi, fecero solo i cinesi che la sfinarono fino a 46 kg.

Esiste un problema italiano nazionale sulla percezione della bellezza fisica delle donne, che sono criticate apertamente sui media e in pubblico per il loro aspetto fisico senza alcun limite o ritegno. Sui giornali, in televisione, in rete è permesso additare una donna per ogni minimo dettaglio fisico, da una curva fuori posto alla scelta di un abito; e questo che si tratti di una donna di spettacolo, dei media o delle istituzioni.

Cito random dalla memoria qualche nome di donne massacrate con parole violente per difetti fisici, in eccesso o in difetto: la showgirl Vanessa Incontrada, la Miss Italia Martina Colombari, la neo ministra Teresa Bellanova, la cantante Christina Aguilera, l’attrice Julia Roberts.

La buona notizia è che questo detestabile abitudine denigratoria può essere cambiata rapidamente anche con piccoli gesti e il contributo di ognuno, uomini e donne. Prima di tutto, evitando di partecipare agli insulti e anzi condannandoli. Poi, esprimendo l’unico pensiero degno di nota, ovvero: a me interessa solo se fa bene il suo lavoro.

Infine, sfida molto più impegnativa e senza tregua, educando e promuovendo una cultura della prevenzione della salute; a cui va unito lo studio e la conoscenza del fenomeno globale dell’obesità che pesa ormai per quasi un miliardo di persone e che non è sconnesso da temi sociali, ambientali, di welfare e di diritti umani.

Messaggio importante per chi è vittima di bullismo o sexting

Sei una vittima, non vergognarti. Non è colpa tua e non sei solo.
Parlane con un adulto e con chi può darti un aiuto concreto: qui di seguito trovi un manuale di primo soccorso.
Se pensi che i tuoi genitori o gli adulti di riferimento non possano capire o non stiano accogliendo la tua richiesta di aiuto in maniera idonea, fai leggere loro queste parole e prendi contatto con persone qualificate che potranno darti il supporto necessario e che meriti.

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La rubrica di Roba da Donne “Non te lo posso dire – Alziamo la voce VS il bullismo”, è curata da Nadia Busato, scrittrice e giornalista, che risponderà, in una sorta di posta del cuore, a chi il cuore lo ha ferito dalla crudeltà altrui, a chi ha perso la speranza, a chi non sa come uscirne o con chi parlarne e vorrà raccontarci la sua storia di bullismo e soprusi.
Accanto a noi, in questo percorso, gli amici di Centro Nazionale contro il Bullismo – Bulli Stop, il dottor Massimo Giuliani e la dottoressa Carmen Sansonetti (Area Nord Italia – Lombardia Settore Scuole ed Eventi Sportivi), che ci hanno aiutato a mettere a punto il kit di primo soccorso che trovate qui di seguito.
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