Essere donne separate non è facile. A volte, ci sono persone che per esempio pagano di non essere informate a sufficienza su eventuali agevolazioni di tipo finanziario, ma in generale essere sole, magari con prole a carico potrebbe non rivelarsi una passeggiata.

Certo, oggi l’affidamento congiunto sta funzionando molto bene, fortunatamente sono lontani i tempi in cui l’immaginario collettivo pensava alla separazione e al divorzio come un infinito piano sequenza con la trama di Kramer contro Kramer. Ma è comunque bene sapere come funziona, da dove cominciare (con un’iniezione di fiducia in se stesse, che non guasta mai) e come trovare le giuste informazioni. L’amore a volte può finire, ma la nostra vita non si ferma quando ci separiamo da un uomo.

Donne separate: i consigli

Donne separate
Fonte: Pixabay

Separarsi dal proprio marito significa innanzi tutto modificare la propria quotidianità. Anche se magari il rapporto che stavate vivendo in precedenza potrebbe essere stato sgradevole, dopo i primi eventuali entusiasmi, ci saranno dei passi da compiere verso un ménage differente dal passato.

Il primo passo è quindi riappropriarsi della propria quotidianità, del tempo che non va più condiviso con l’altra persona – che non vive più con noi. È anche fondamentale evitare di badare alle malelingue: qualunque cosa faremo nella nostra vita, ci sarà chi ci parlerà alle spalle. Magari, quando si vive in una grande città è più semplice, ma il consiglio in questo caso è: farsi scivolare tutto da dosso. A scriverlo non ci si mette niente, è vero, ma in realtà è più dura all’inizio, dopo si prende il ritmo.

In altre parole, si deve trovare la propria strada nel mondo, riuscire a essere felici indipendentemente dall’avere una persona accanto. Nessuna persona merita di essere infelice.

Donne separate: agevolazioni e diritti

Lo Stato viene in aiuto di quelle donne separate con prole, che prendono il nome di mamme single. Innanzitutto si potrebbe partire dal locale: chiedete al vostro Comune di residenza se viene attribuito un assegno di maternità o per coloro che hanno almeno tre figli minori a carico. Poi ci sono alcuni sgravi fiscali e agevolazioni statali, per le quali bisogna rivolgersi all’Inps per stabilire in quale casistica si rientri.

Ci sono associazioni, in tutto lo Stivale, che forniscono utili informazioni e magari anche una consulenza legale a quelle donne che vogliono scoprire di più sui propri diritti. Tra queste ci sono l’associazione Mamme separate fondata a Como e il progetto Madri Sole, che è stato realizzato dalle Province di Bologna e Ravenna.

Donne separate: cosa dice il ddl Pillon

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Fonte: Senato della Repubblica Italiana

I criteri dettati dal contratto di governo sono sostanzialmente quattro – si analizza nel disegno di legge – a) mediazione civile obbligatoria per le questioni in cui siano coinvolti i figli minorenni; b) equilibrio tra entrambe le figure genitoriali e tempi paritari; c) mantenimento in forma diretta senza automatismi; d) contrasto dell’alienazione genitoriale.

Dopo questo preambolo, vale la pena ricordare la questione che ha a che vedere strettamente con le madri separate. Il punto b parla infatti di «equilibrio tra entrambe le figure genitoriali e tempi paritari»: vuol dire che entrambi i genitori dovranno dividersi il tempo con il figlio e partecipare in maniera equa a tutto l’impegno, le spese e altro che questo comporta. Inoltre se in passato l’abitazione poteva essere attribuita in sede di tribunale alla donna – se riceveva la custodia esclusiva del figlio – in realtà, se passasse il disegno di legge Pillon, la casa sarebbe attribuita al figlio, anche se minore, con la prescrizione della frequentazione con tempi paritari. I movimenti femministi, tra le varie critiche (per esempio al fatto che la donna potrebbe non disporre almeno da subito di risorse finanziarie dopo la separazione), stanno inoltre puntando l’accento su due interrogativi relativi al ddl Pillon: cosa si fa quando l’uomo è violento? Cosa si fa se l’uomo è sempre stato e continua a essere disinteressato ai figli?

Separazione e divorzio: quando è l’uomo a rimetterci

Separazioni e divorzi possono essere dei processi molto costosi laddove non ci sia accordo. E anche l’ex marito può risentirne fino a entrare nella soglia di povertà. A volte, ad esempio, può accadere che l’accordo economico possa risultare molto gravoso. Inoltre, è molto raro – però succede – che un padre possa risentire per il non affidamento del figlio o dei figli minori. Infatti, secondo quanto riportato dai dati Istat 2015

le separazioni con figli in affido condiviso sono circa l’89% di tutte le separazioni con affido. Solo l’8,9% dei figli è affidato esclusivamente alla madre.

Separazione e divorzio: quando è la donna a rimetterci

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Fonte: Pixabay

La questione relativa alla donna è più complessa, perché si trova a combattere contro dei retaggi culturali che a volte sono stati inculcati addirittura a lei stessa. Prendiamo un esempio tutt’altro che comune: c’è chi abbandona il lavoro per stare con i figli. Si tratta di una scelta dettata da una serie di problematiche, tra cui il fatto che le agevolazioni come più asili nido e magari non con rette universitarie siano al momento solo una chimera. Qualche volta può capitare che addirittura sia il marito che convinca la moglie che il suo posto sia in casa – e che lei ceda, perché magari la madre ha fatto lo stesso e così via di generazione in generazione, oppure che, al contrario, sia cresciuta con una mamma lavoratrice e l’avrebbe voluta più presente.

Chi lascia il lavoro inoltre potrebbe non riuscire a rientrare in quel mondo, perché magari intanto non si è aggiornata, o perché non è più giovanissima come vorrebbero le aziende. Non solo: le donne separate o divorziate affrontano uno stigma sociale – anche da parte delle stesse donne che potrebbero bollarle come mantenute. È chiaro che ci potrebbe essere sempre qualcuno che ci marcia statisticamente parlando, ma in generale si tratta di un pregiudizio purtroppo troppo comune. Nessuno di noi può sapere che tipo di motivazioni ci siano dietro le scelte che fanno gli altri, soprattutto quando andiamo a toccare il privato di ognuno.

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