Le prime donne che diventarono dottoresse perché partorire “non richiede competenze”

Il Boston Female Medical School fu il primo istituto a permettere alle donne di diventare dottoresse. Nonostante sia nato con finalità dichiaratamente sessiste, considerando il parto una "faccenda per cui non servono competenze", ha lanciato alcune delle eccellenze mediche femminili.

Le donne hanno storicamente faticato molto per avere accesso ad alcuni settori professionali, e quello che oggi diamo per scontato, come il vedere donne pilota, ad esempio, o medico, sono in realtà frutto di lunghissime battaglie per raggiungere il diritto e l’opportunità di realizzarsi in quei campi prima invisi al genere femminile.

Prima ancora del celebre Woman’s Medical College of Pennsylvania, che permise a Elizabeth Blackwell di diventare la prima donna in America a ottenere una laurea in medicina, a garantire la possibilità, per le donne, di accedere al ramo medico fu il Boston Female Medical School (oggi New England Female Medical School), la prima scuola medica per donne al mondo.

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Se nella metà del 1800, infatti, le cose cominciavano lentamente a smuoversi, e le donne avevano iniziato a far sentire la voce per reclamare pari opportunità e diritti, acquisendo peraltro un potere sempre crescente in ruoli che facevano da “corollario” al settore medico, come l’infermiera o la levatrice, le scuole di medicina erano loro sempre interdette.
Le cose rimasero tali fino al 1848, quando la Seneca Falls Convention, il primo meeting in rosa negli Stati Uniti, avviò una vera e propria rivoluzione che culminò appunto con la fondazione del Boston Female Medical College, il 1° novembre di quello stesso anno.

Le prime dodici studentesse di medicina della storia varcarono i cancelli dell’edificio di Concord Street, seguendo un programma di studi che si articolava in due anni e che prevedeva, tra le altre cose, una serie di corsi pratici di ginecologia, materia fino ad allora considerata vero e proprio tabù per gli uomini e perciò mai insegnata.

In effetti, per quanto lodevole e indubbiamente importante sia stata la fondazione della scuola medica, i motivi principali che ne avevano condotto all’apertura nascondevano, in realtà, ancora in buona parte quel pregiudizio sessista che permeava la società del tempo.

Il parto? “Roba da donne”

Una stampa del Boston Female Medical School

Samuel Gregory, che concretizzò il progetto dell’istituto, lo fece pensando proprio a un luogo dove le donne potessero essere edotte sul parto e, quindi, rese autonome nella gestione del proprio, liberandole quindi dalla necessità di avere un ostetrico. Per Gregory, infatti, l’ostetricia era una branca esclusivamente femminile, e la divisione dei reparti ospedalieri in base al sesso avrebbe consentito agli uomini di occuparsi di cose ben più importanti rispetto a quella che era considerata una “routine meccanica e semplice”, quale, appunto, la nascita di un bambino. Che sarebbe perciò diventata appannaggio delle donne, proprio in virtù della (presunta) semplicità dell’operazione. Le donne, nell’idea di Gregory, inoltre, avrebbero evitato l’utilizzo di medicinali e strumentazione chirurgica fortemente osteggiati dalla deontologia dell’epoca, permettendo alle partorienti di entrare in travaglio con serenità, semplicemente tranquillizzandole, forti della spiccata sensibilità femminile e dell’empatia di genere.

Quali che fossero le ragioni che permisero alle donne di accedere al Boston Female Medical School,  vero è che, anche una volta laureate, le studentesse non trovavano nulla a livello concreto che riconoscesse effettivamente il percorso di studi compiuto e il titolo acquisito. Per anni rifiutarono la denominazione di “Doctresses of Medicine”, giudicata discriminatoria, fino a quando, dodici anni più tardi, fu loro concesso di essere identificate come “Doctor of Medicine”, come i colleghi uomini. Inutile dire che lo scetticismo nei loro riguardi perdurò tuttavia ancora a lungo, tanto da trasformarsi talvolta in vero e proprio ostracismo: molti ospedali, infatti, non solo negarono loro l’opportunità di fare un tirocinio, ma persino un posto di lavoro che, a tutti gli effetti,  era stato guadagnato.

La prima allieva afroamericana e le altre laureate “celebri”

Rebecca Lee Crumpler

Nonostante le difficoltà ancora evidenti, la Boston Female Medical School rimase comunque un’eccellenza del settore, che non solo ebbe il privilegio di guadagnarsi lo status di prima scuola medica per donne al mondo, ma anche quello di essere stata la prima ad accogliere una studentessa afroamericana: accadde nel 1860, in piena Guerra Civile, con Rebecca Lee Crumpler; se inizialmente qualcuno aveva espresso rimostranze e perplessità sulla sua accettazione alla scuola, una volta laureata la dottoressa Crumpler  riuscì in realtà a prestare soccorso a più di 10 mila schiavi liberati nei pressi di Richmond. Assistette le donne nei parti correndo il rischio di contrarre gravi malattie, come il tifo o la malaria, nonostante gli altri istituti ospedalieri rifiutarono di accogliere i suoi pazienti e di farla accedere ai medicinali, discriminandola come se il suo titolo non valesse niente. In quella circostanza fu proprio la scuola ad aiutarla, inviandole tutto l’occorrente necessario a prendersi cura degli schiavi. Al suo ritorno, decise di continuare a praticare la professione, e firmò il primo manuale di medicina scritto da un medico di colore e donna.

Ma, come detto, furono molte le studentesse celebri del Boston Female Medical School: fra loro, ad esempio, figurano Esther Jane Hawks, moglie del chirurgo John Milton Hawks, che dedicò la vita all’educazione dei militari e delle loro famiglie, il cui diario, ritrovato nella soffitta della casa di famiglia nel 1975, fu pubblicato con il titolo di A Woman’s Doctor Civil War: Esther Hill’s Hawks’ Diary. Mary Harris Thompson, chirurgo, fondatrice e primario del Chicago Hospital for Women and Children. Laureatasi nel 1863, fu una delle prime donne a emergere nel campo della medicina a Chicago, che si occupò di molte malattie infantili e si dedicò all’invenzione di alcuni degli strumenti chirurgici più utilizzati dai medici dell’epoca.

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