Lo sfogo di Gwyneth Paltrow: "Quando una donna sceglie di non essere come la vogliono gli altri"

Gwyneth Paltrow imprenditrice: per lei la strada non è spianata perché è una persona famosa, ma deve affrontare il sessismo perché è una donna che lavora in proprio.

Essere donna purtroppo può ancora significare doversi trovare ad affrontare espressioni di sessismo, soprattutto al lavoro. Può succedere anche se sei una star del calibro di Gwyneth Paltrow, che da qualche anno è diventata anche imprenditrice, soprattutto grazie al sito di lifestyle Goop e altre attività affini. Ciononostante, perfino lei deve affrontare lo stupore poco lusinghiero della gente e altri atteggiamenti poco costruttivi, sia da parte dei media che da parte delle persone comuni.

Non si tratta di attacchi mirati ai personaggi del mondo dello spettacolo, altrimenti altri attori che si sono trasformati in imprenditori, da Bruce Willis a Sylvester Stallone, avrebbero sperimentato il fenomeno. Bensì di sessismo, né più né meno. Perché colpisce solo le donne, appunto.

Gwyneth Paltrow ha parlato della sua esperienza con il sessismo in un talk show con Lena Dunham e Jenni Konner: era stata invitata a raccontare come avesse “inventato” Goop, la sua azienda. L’attrice ha confessato subito di essere stata oggetto di atteggiamenti sessisti. Atteggiamenti che secondo Dunham, ad esempio, non hanno mai colpito persone come Ashton Kutcher, che ha in programma di aprire una catena di 57mila ristoranti ed è investitore su Twitter. Si tratterebbe del cosiddetto «atteggiamento del “resta nel tuo campo”», come l’ha definito molto eloquentemente quanto sinteticamente la Paltrow.

Nel caso della Paltrow, il “campo” è quello del cinema, che l’ha vista protagonista in film di spessore, ma anche in molte commedie romantiche e leggere. Per molte donne, il “campo” è ancora oggi quello di una maternità obbligata e una realizzazione che passa per la famiglia.

Perché l’immaginario maschilista ci vuole così, nessuno sconto neppure per le donne famose (basti pensare al caso di Jennifer Aniston e a come la sua non-maternità sia frequente oggetto di discussione sui rotocalchi). E quel che è peggio è che quest’immaginario sia penetrato nella mentalità comune. Così, per una donna imprenditrice – ha testimoniato Paltrow – è difficile vincere il sessismo, è difficile penetrare all’esterno del «proprio campo». E la domanda più ricorrente in questi casi è: chi ti ha detto che avresti potuto occuparti di questo lavoro?

«Non stanno chiedendo questo a Ryan Murphy sebbene abbia più carne al fuoco di tutti – ha spiegato la bionda attrice di “Sliding Doors” – Tutti ti vogliono nella caricatura di te stessa se sei una donna. Si suppone che tu sia qualcosa di ben definito. Se inizi ad andare oltre le righe, le persone si sentono a disagio, specialmente se stanno proiettando molto di essi su di te e si stanno identificando con te. È come se gli uomini fossero minacciati dall’incontrare donne che sono capaci di fare tante cose e di farle bene. Non penso che questa minaccia sia consapevole e non penso che riguardi tutti gli uomini, ma davvero è una cosa che sfida lo status quo e il modo in cui la gente si relaziona a noi donne. Perché sono stata la prima di questa generazione a fare questo genere di cose, ho ottenuto in cambio un sacco di me**a per questo. Una specie di comitato di benvenuto. Ora io sono la stessa, è per questo che sono sulla Terra. È parte del mio viaggio, e sono qui per essere questa persona.»

Quante battute al vetriolo ha dovuto sopportare Gwyneth Paltrow negli ultimi tre anni, da quando ha fondato Goop?

«Voglio dire – ha continuato – onestamente, ho messo [su Goop] questo consiglio da niente dalla mia cucina, che conteneva una ricetta e un paio di cosette, o forse era solo una ricetta. Non ricordo. Non c’era niente di che, e il New York Times ha scritto forse un articolo di quattro pagine. È incredibile. La risposta [alla mia ricetta] è stata totalmente emotiva.»

Come se da lei non ci si dovesse aspettare troppo. La Paltrow ha imparato a non farci più caso.

«Non mi scuso per questo – ha concluso – Credo davvero in quello che faccio e amo davvero quello che facciamo e amo il prodotto che vendiamo.»

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