Brigitte Bardot: “BB è morta”. La diva diventata paladina degli animali

Diva anni '50, icona di sensualità, poi fervente animalista che ha dedicato la vita alle creature più deboli. Ecco la storia di Brigitte Bardot, che ha scelto di "uccidere" B.B. e di invecchiare con serenità e naturalezza, lontana dai riflettori.

Cara Brigitte, ti scrivo da un altro mondo, da un’altra vita, da un’altra città. Cerco un fiore per quegli occhi che una volta facevano frrrr e oggi si commuovono per le foche e le balene. Mi volto indietro e rivedo Saint-Tropez, la bolgia infernale dell’ ‘Esquinade”, le interminabili notti tra l’ ‘Escale’ e il ‘Papagayo’, e una sera in cui c’eri tu ad applaudire les italiens. Auguri. Conosco il tuo indirizzo per esserci passato in un tempo remoto, quando la gioia di vivere era sulla faccia di ragazzi e ragazze e tutti avevamo un sogno“.

Comincia in questo modo la dolce lettera che Gigi Rizzi, l’attore e playboy italiano che negli anni ’60 e ’70 conquistò il cuore di numerose donne dello spettacolo, dedicò all’intramontabile diva del cinema Brigitte Bardot nel 2004. Un tenero messaggio per il suo 70esimo compleanno, così lontano dai tempi passati insieme anni prima, fra la spensieratezza e i sogni ancora giovanili.

Era il ’68, e io me la giocavo a piedi nudi ballando sui tavoli per piacere, per conquistare, immaginando che non sarebbe mai arrivato domani. Avevo 24 anni, in terra di Francia mi sentivo un moschettiere: bevevo micidiali cointreau con Johnny Holliday e giocavo a calcio balilla con Gilbert Becaud nei pomeriggi di place Delice, poi rapivo qualche amica sulla spiaggia di Pampelonne e aspettavo il tramonto come un bambino”.

Ero fidanzato con la notte quando ci siamo conosciuti. Sembravi un marziano, un extraterrestre di stratosferica bellezza. Ma non eri quel personaggio dispotico descritto dai giornali. Eri fragile, malinconica, intelligente, sensibile, gelosa dell’intimità: diventavi furibonda se qualcuno la violava. Come i fotografi, che usavano il flash come un bazooka. Ci sono miti costruiti sul cartone: niente balle, tu eri vera. Per questo piacevi tanto. Chi ti era vicino si sentiva l’uomo più importante del mondo. Avresti voluto respirare anche la sua aria.

Un amore mai del tutto colto e del quale rimane solo un ricordo, scritto nero su bianco, in quella lettera per l’attrice. “Tu eri vera“, non c’era alcuna bugia dietro lo sguardo serio di Brigitte Bardot, nessuna maschera, ed è stato proprio Gigi Rizzi ad ammetterlo. Una conquista che l’uomo non dimenticherà mai, neppure trent’anni dopo il trasferimento in Argentina per avviare un’azienda agricola, allontanandosi per anni dalla “dolce vita” in Costa Azzurra che tanto aveva caratterizzato la sua giovinezza. Un allontanamento però solo momentaneo, durato solo fino al 2004: Rizzi tornò infatti in Italia per partecipare al reality show La fattoria.

Sento ancora oggi la deriva di quell’estate insieme, e ogni tanto mi chiedo che cosa sarei senza quel bombardamento mediatico che trentasei anni fa mi portò, con la tua foto, sulla copertina di Newsweek. Forse sarei rimasto un signor nessuno e avrei avuto meno foto sui giornali, ma la mia vita sarebbe stata la stessa, come il capitale affettivo che sento intorno a me. La famiglia, i figli, gli amici sono la conquista più importante“.

Una famiglia, quella di Gigi Rizzi, che gli è stata accanto anche poco prima della sua morte avvenuta il 23 giugno 2013, proprio il giorno del suo 69esimo compleanno. Una sfortunata fine causata da un malore improvviso mentre si trovava nella sua villa a Saint-Tropez.

Anch’io voglio bene agli animali e apprezzo le tue battaglie ecologiste. Ma non ho mai condiviso quel che pensavi allora: gli animali non tradiscono, gli uomini sì. Io, nonostante tutto, credo negli esseri umani. Mi piace la scelta che hai fatto di contraddire i luoghi comuni. È una prova di coraggio, non bisogna nascondersi al tempo. Tieni duro, Brigitte, ma cerca di non vedere solo nemici intorno a te. Se tornerai nell’altro mondo, quello in cui io vivo innamorato e felice, troverai ancora un amico. A bientôt“.

Un ricordo dei lieti momenti passati, della vera B.B. che lui aveva conosciuto e mai smesso di apprezzare nonostante gli ideali estremisti rivolti a una società, a detta dell’attrice, traditrice e opportunista. Ma la Brigitte Bardot descritta da Gigi Rizzi è ormai scomparsa.

B. B. ormai è morta. Era solo un’immagine. Adesso sono un’altra persona. Adesso voglio dare il meglio della mia esperienza e di me stessa agli animali.

Era il giugno 2014 quando Brigitte Bardot espresse questo pensiero alla Repubblica, alla soglia dei suoi 80 anni d’età. Un colloquio diventato più una sorta di confessione sulla nuova Brigitte, totalmente diversa dalla precedente, così lontana dai riflettori ma vicina con il cuore ai forti ideali animalisti. Una B.B. sicura e attivista che nel 1986 ideò la Fondazione Brigitte Bardot per il Benessere e la Protezione degli Animali.

A casa mia sono circondata da una cinquantina di animali tra maiali, capre, pecore, cavalli, pony, cinghiali, asini, oche, anatre, galline, gatti e ovviamente cani. Sono i miei compagni di vita. Vorrei che il governo facesse una legge contro la macellazione rituale. Spero che i festeggiamenti servano soprattutto a far conoscere le mie battaglie.

Aveva ammesso alla Repubblica, durante l’intervista.

Battaglie che l’hanno vista protagonista fin dal 1962, dieci anni prima del suo abbandono dei riflettori, e che l’hanno portata a diventare una delle maggiori esponenti dei diritti degli animali e forte oppositrice del consumo di carne di cavallo. La nuova Bardot è diversa ma non ha certamente abbandonato il dinamismo giovanile che da sempre l’ha caratterizzata nelle pellicole che la ritraevano protagonista: invecchiare per lei non è altro che un vantaggio del non morire giovane. Una giovinezza che, in fondo, la vecchia B.B., non si è goduta del tutto per colpa delle continue telecamere, dei paparazzi e delle numerose relazioni amorose finite in disgrazia.

Un’icona della rivoluzione sessuale, modella e attrice di estrema femminilità che ora, a più di 40 anni dal suo abbandono del grande cinema, incarna un animale alle volte arrabbiato, altre ferito. Ne è la prova la sua quasi completa chiusura al mondo, cintata dalle mura della sua casa più simile a una fortezza a Saint-Tropez.

Tutti vogliono farmi parlare di B.B. Ma B.B. è morta. Potrei uscire dal mio isolamento solo per loro, i miei adorati animali. Ho molto lavoro da sbrigare per la mia fondazione. Ricevo decine di lettere da leggere e a cui rispondere. Passo il tempo a coccolare i miei animali, devo accudirli, nutrirli, rassicurarli.

Animali, sempre e solo loro nell’immaginario e nella vita reale della nuova Bardot che ora desidera essere ricordata non come un sex symbol degli anni d’oro del cinema ma più come “la fatina degli animali”. Gli anni ’60 e ’70, in cui il cinema donava sogni e speranze a chi lo guardava.

Nel 2019, intervistata da 7, Brigitte Bardot ha ricordato quando in lei è nato il senso di amore e protezione per gli animali. Correva l’anno 1973, e la diva francese recitava in Colinot l’alzasottane, che poi sarebbe stato il suo ultimo film.

Sul set c’era una capretta e la proprietaria mi ha detto ‘si sbrighi a finire la sua scena, perché domenica è la comunione di mio nipote e dobbiamo farla allo spiedo’. Ho subito comprato quella creatura e l’ho portata con me, attaccata a una corda, nell’hotel a cinque stelle.

Oggi, alla soglia degli 88 anni, nutre ancora una speranza verso la giovane generazione di attivisti capitanata da Greta Thunberg.

Il mio sostegno e ringraziamento va a tutti gli attivisti, giovani o anziani. Greta Thunberg è una figura di punta, e offre un superbo esempio del rispetto che dobbiamo agli animali in tutti gli ambiti. Il disinteresse verso gli animali è la vergogna della nostra società, la prova della sua disumanità.

Il suo pensiero sull’umanità, però, è ben chiaro, e Bardot lo ha espresso più volte senza alcuna remora.

È un affetto incomparabile quello degli animali. Sono portatori di tutte le qualità che mancano agli uomini, senza averne i difetti.

Un’accusa tagliente agli uomini quindi e alla società di oggi, lontana dalle salde caratteristiche di un tempo: “Una generazione luminosa” la sua, così come commentato da lei durante l’intervista, che ormai si è persa insieme a tutti i sogni, tutti i desideri.

Se dovessi rinascere, vorrei essere un cavallo selvaggio, libero, capace di correre lontano dagli uomini.

Lontananza che egli stessa coltiva giorno dopo giorno, lontana dal mondo che anni prima l’aveva innalzata a Diva e con il quale ora non vuole più avere alcun tipo di legame.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!