A Rosa Parks e a tutte le donne che non stanno "al loro posto"

A Rosa Parks e a tutte le donne che non stanno "al loro posto"
Fonte: Wikimedia
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Il primo dicembre 1955 Rosa Parks, sarta di Montgomery in Alabama, salì come ogni giorno sull’autobus per tornare a casa. Non c’erano posti liberi e lei decise di compiere un gesto che avrebbe per sempre cambiato la storia. In quella parte di America ancora segregata, in cui i neri erano costretti a cedere sempre il loro posto ai passeggeri bianchi, lei scelse di non alzarsi. Mantenendo un atteggiamento composto e dignitoso, rifiutò di far accomodare una persona che non aveva alcun diritto di reclamare quel sedile, se non quello di “essere bianco”. Non obbedì nemmeno al conducente, che quindi fermò l’autobus e fece chiamare la polizia. Rosa Parks venne arrestata e in quell’istante divenne il simbolo della lotta contro la segregazione razziale. Era ufficialmente diventata la madre del movimento dei diritti civili americani.

Poche ore dopo, il pastore protestante Martin Luther King si riunì con altri esponenti della comunità afroamericana per dare un segnale. Venne così deciso il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, che durò per 381 giorni, oltre ad altre iniziative di dissenso pacifico in tutto il paese. Nel 1956 la Corte Suprema degli Stati Uniti decretò incostituzionale la segregazione sui pullman pubblici dell’Alabama. Diventata un simbolo, Rosa Parks fu oggetto di intimidazioni e minacce di morte. Decise di trasferirsi in Michigan, ma fino alla sua morte (nel 2005) si dedicò alle cause civili.

C’è da dire, a onor di cronaca, che Rosa Parks non fu comunque la prima a compiere un gesto tanto clamoroso; nove mesi prima, infatti, era stata la quindicenne Claudette Colvin a rifiutare di cedere il posto sull’autobus a una donna bianca, affermando quindi il proprio diritto a restare seduta, che non era inferiore a quello di quest’ultima.

Ovviamente tutto ciò nulla toglie a quanto compiuto da Parks, anzi le storie di queste due giovani donne sono funzionali e complementari l’una all’altra, e aiutano a capire quanto sia stata fondamentale la loro lotta, assieme a quella di tutte le donne che non sono state zitte accettando passivamente ciò che veniva loro imposto dalla società.

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