L’arresto di Rosa Parks, il primo dicembre del 1955, fu il casus belli che portò all’abolizione della segregazione razziale sugli autobus in Alabama. Ma forse non tutti sanno che, prima di lei, un’altra persona decise di ribellarsi e non cedere il suo posto a una persona bianca: il suo nome è Claudette Colvin e a lungo la sua storia non è stata raccontata come avrebbe dovuto. Per anni restia a parlarne, si è aperta in una lunga intervista con la BBC.

Nata il 5 settembre 1939 a Montgomery, adottata da una coppia che viveva in un quartiere povero della città, fin da piccola si appassionò alla storia afroamericana. Lesse la storia dell’ex schiava Sojourner Truth e della cantante d’opera Marian Anderson, a cui non venne permesso di esibirsi alla Constitutional Hall di Washington solo perché nera. Intelligente e vivace, Claudette diceva che un giorno sarebbe diventata presidente.

Il 2 marzo del 1955 prese l’autobus per tornare a casa dopo la scuola, come ogni giorno. “I bianchi erano sempre seduti davanti e i neri in fondo”, ha spiegato alla BBC. “L’autista poteva assegnare i posti, così quando salivano più bianchi sull’autobus, chiedeva di alzarsi”. Il problema, ovviamente, si presentava quando tutti i posti erano occupati, come accadde quel giorno. A Claudette Colvin e alle amiche che viaggiavano con lei venne dunque ordinato di alzarsi.

Voleva che cedessi il mio posto a una persona bianca e l’avrei fatto, se si fosse trattato di un’anziana, ma era una giovane bianca. Tre studenti si alzarono riluttanti, ma io rimasi seduta vicino al finestrino.

Claudette disse quindi all’autista che aveva pagato il biglietto e che non si sarebbe alzata. In quel momento non ebbe paura, perché sentiva il sostegno di quelle donne che prima di lei avevano lottato per far valere i loro diritti. Per tutta risposta, l’uomo guidò fino a una stazione di polizia e si fermò per chiamare gli agenti.

Li ho sfidati, poi mi hanno strappato i libri dal grembo e uno di loro mi ha preso per il braccio. Non so come scesi dall’autobus, ma gli altri studenti raccontarono che mi avevano preso di peso e messa nella loro macchina. Ma quello che ricordo bene è che mi chiesero di appoggiare le mani al vetro e fu in quel momento che mi arrestarono.

Spaventata, Claudette Colvin attese per tre ore nella stazione di polizia, fino a quando arrivò il pastore del suo quartiere a farla liberare. Sua madre non si arrabbiò, anzi, le disse “Beh, Claudette, finalmente l’hai fatto”. Per diversi mesi, però, la sua famiglia visse nel terrore di essere presa di mira dal Ku Klux Klan.

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Il motivo per cui non fu presa simbolo della lotta contro la segregazione razziale sugli autobus, come accadde pochi mesi dopo con Rosa Parks, è dovuto al fatto che poco dopo l’arresto aveva scoperto di aspettare un figlio. “Mi dissero che non volevano un’adolescente incinta perché sarebbe stata una cosa troppo controversa e che la gente avrebbe parlato più della mia gravidanza, invece che boicottare gli autobus”.

In gallery la storia di Rosa Parks e della lotta che portò all’abolizione della segregazioni sugli autobus.

Per Claudette Colvin, che a 15 anni ci insegnò il coraggio
Fonte: web
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